Fabrizio De André nasce a Pegli, Genova, il 18 febbraio 1940 e muore a Milano, l'11 gennaio 1999.

Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute e sono state considerate da alcuni critici come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite nelle antologie scolastiche. Era conosciuto presso i suoi amici anche come "Faber", soprannome datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio e derivante dalla sua predilezione per i pastelli della Faber-Castell. Questo soprannome è diventato popolare presso il grande pubblico negli anni successivi alla sua morte, perché è stato spesso ricordato così nelle molte manifestazioni e concerti commemorativi.
In quasi 40 anni di attività artistica, De André ha inciso quindici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi ripubblicate in varie antologie. Ha pubblicato inoltre svariati album di concerti dal vivo e raccolte varie.

Nel 1966 pubblica il suo primo album con il titolo: " Tutto Fabrizio De André".

Si tratta di una raccolta di dieci 45 giri registrati negli anni precednti dal 61 al 64.



1 - La ballata dell'amore cieco ... 2'50"
2 - Amore che vieni amore che vai ... 2'40"
3 - La ballata dell'eroe ... 2'40"
4 - La canzone di Marinella ... 3'11"
5 - Fila la lana ... 2'22"
6 - La città vecchia ... 3'21"
7 - La ballata del Michè ... 2'44"
8 - La canzone dell'amore perduto ... 3'40"
9 - La guerra di Piero ... 3'25"
10 - Il testamento ... 4'06"


testi
Bisognerebbe avere lo spazio e il tempo per commentarle tutte e soprattutto ascoltarle tutte. In questo disco ci sono delle splendide canzoni d'amore come: "Amore che vieni amore che vai" e "La canzone dell'amore perduto". Il disco contiene anche canzoni contro tutte le guerre come: "La guerra di Piero", "Fila la lana" e soprattutto: "La ballata dell'eroe".
Io qui propongo: "La città vecchia" che secondo me rappresenta una specie di manifesto di quello che è il pensiero di De Andrè

Nel 1967 pubblica il suo secondo album con il titolo: " Volume I".

Questo disco nasce già come disco d'assieme e sono presenti in esso le influenze del cantautore francese Georges Brassens.



1 - Preghiera in Gennaio ... 3'28"
2 - Marcia Nuziale ... 3'10"
3 - Spiritual ... 2'34"
4 - Si chiamava Gesù ... 3'09"
5 - Barbara ... 2'17"
6 - Via del Campo ... 2'31"
7 - La stagione del tuo amore ... 3'57"
8 - Bocca di rosa ... 3'05"
9 - La morte ... 2'22"
10 - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers 5'21"


testi
questo disco contiene delle autentiche perle come Bocca di rosa, Via del Campo e la parodia di Carlo martello che ritorna dalla battaglia di Poitiers scritta con Paolo Villaggio.
A me piace farvi ascoltare questa:
"Preghiera in gennaio" scritta in occasione del suicidio di Luigi Tengo.

Nel 1968 pubblica il suo terzo album con il titolo: " Tutti Morimmo a Stento".

Questo disco è un messaggio di disperato amore, per tutti i diseredati cui una specie di morte morale impedisce di recuperare il perduto gusto della vita.
Un mondo, insomma, che ripugna alla fredda e asettica morale di chi giudica prima di comprendere e di compatire (ed è la morale dei più) ma sul quale si china pietoso Fabrizio. E a differenza della morale dei più, la sua morale è sempre giustificatrice, mai giustiziera. Per lui tutti hanno diritto a salvarsi, « perché non c'è l'inferno / nel mondo dei buon Dio ». Ma come salvarsi, se ogni rivalsa sulla naturale caducità delle cose e dei sentimenti finisce per rivelarsi impossibile? E' vero che alla solitudine può anche seguire l'amore, che all'inverno finisce per sostituirsi la primavera. (« Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l'amore ancora ci passerà vicino / nella stagione dei biancospino »); ma altri inverni sopraggiungeranno, anche l'amore finirà: « Ma tu che stai, perché rimani? / Un altro inverno tornerà domani / cadrà altra neve a consolare i campi / cadrà altra neve sui camposanti ». Insomma, è la mancanza di pietà che trasforma la nostra vita in un lungo cammino di morte.



1 - Cantico dei drogati ... 7'06"
2 - Primo intermezzo ... 1'57"
3 - Leggenda di Natale .... 3'14"
4 - Secondo intermezzo ... 1'56"
5 - Ballata degli impiccati ... 4'22"
6 - Inverno ... 4'10"
7 - Girotondo ... 3'06"
8 - Terzo intermezzo ... 2'12"
9 - Recitativo e Corale (leggenda del re infelice)... 5'45"


testi
Questo disco è da ascoltare assolutamente per intero per apprezzarne il discorso d'assieme. Io qui propongo il: "Recitativo e Corale"

Sempre nel 1968 pubblica un quarto album dal titolo: " Volume III".

Questo disco contiene la riproposta di alcuni 45 giri già publicati e quattro canzoni inedite. Alcune di queste sono ancora traduzioni di Brassens come: Nell'acqua della chiara fontana, Il re fa rullare i tamburi, e Il gorilla. Molto originale poi la scelta di interpretare s'i fossi foco di Cecco Angiolieri.



1 - La canzone di Marinella ... 3'20"
2 - Il gorilla ... 2'59"
3 - La ballata dell'eroe ... 2'35"
4 - S'i fossi foco ... 1'14"
5 - Amore che vieni amore che vai ... 2'50"
6 - La guerra di Piero ... 3'04"
7 - Il testamento ... 3'47"
8 - Nell'acqua della chiara fontana ...2'20"
9 - La ballata del Michè ... 2'55"
10 - Il re fa rullare i tamburi ... 3'14"


testi

Io vi propongo: "La ballata dell'eroe", autentico manifesto contro la guerra.

Nel 1969 pubblica un album dal titolo: " Nuvole Barocche".

Questo disco contiene alcuni 45 giri non publicati in Tutto Fabrizio De Andre. Contiene ancora una traduzione di Brassens: "Delitto di paese".



1 - Nuvole barocche ... 2'26"
2 - E fu la notte ... 2'03"
3 - Valzer per un amore ... 3'40"
4 - Per i tuoi larghi occhi ... 2'33"
5 - La canzone dell'amore perduto ... 3'40"
6 - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers ... 5'19"
7 - Il fannullone ... 3'37"
8 - Geordie ... 3',02"
9 - Delitto di paese ... 3',54"


testi
Sicuramente molti conosceranno la splendida Geordie, ma canzoni meno conosciute come: "Il Fannullone" o "Delitto di paese" sono davvero splendide. Io vi propongo: "Valzer per un Amore" che contiene un altro argomente ricorrente delle canzoni di De André :"L'inesorabile trascorrere del tempo"

Nel 1970 pubblica un album dal titolo: "La Buona Novella".

Questo disco è il primo Concept Album di De andré. Esso è ispirato ai Vangeli Apocrifi (nascosti), quelli insomma non riconosciuti come ufficiali dalla chiesa. E' un autentico capolavoro con dei testi di una poesia struggente in cui la narrazione inizia con l'infanzia di Maria condotta al tempio a soli tre anni e si conclude ovviamente con la morte di Gesù sulla croce con le tre madri a piangere i loro figli morenti. Le madri dei due ladroni dicono a Maria: "Con troppe lacrime piangi Maria/ solo l'immagine d'una agonia/ sai che alla vita nel terzo giorno/ il figlio tuo farà ritorno/lascia noi piangere un pò più forte/ chi non ritornerà più dalla morte. Il disco finisce con il Testamento di Tito, una delle canzoni più famose di De André. In quel periodo in Italia sono di grande attualità le famose rivolte giovanili del 68 e a molti sembra strana questa scelta di De André di occuparsi in un periodo di tale fermento rivoluzionario addirittura del vangelo. Ma Fabrizio commenta dicendo che questo album è assolutamente in tema con il periodo visto che Gesù è considerato da tutti il primo rivoluzionario della storia.



1 - Laudate Dominum ... 0'21"
2 - L'infanzia di Maria ... 5'01"
3 - Il ritorno di Giuseppe ... 4'07"
4 - Il sogno di Maria ... 4'07"
5 - Ave Maria ... 1'53"
6 - Maria nella bottega di un falegname ... 3'14"
7 - Via della Croce ... 4'33"
8 - Tre madri ... 2'55"
9 - Il testamento di Tito ... 5'51"
10 - Laudate hominem ... 3'29"


testi
Questo disco si fa apprezzare anche per la splendida musica. Suonano con De Andre: Franco Mussida - chitarra, Franz Di Cioccio - batteria, Giorgio Piazza - basso, Flavio Premoli - organo, Mauro Pagani - flauto. Avrete riconosciuto dai nomi la grande PFM con la quale nel 1979 De Andre darà vita a un tour memorabile. Io vi voglio proporre questa splendida: "Ave Maria".

Nel 1971 esce: "Non al Denaro non all'amore ne al cielo".

Un disco nel quale De André rivisita 9 poesie dell'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Non c'è commento migliore a questo disco dell'intervista di Fernanda Pivano Fatta a De Andre il 25 ottobre 1971.

Pivano: Hai voglia di raccontarci come ti è Venuto in mente di fare questo disco?

Fabrizio: Spoon River l'ho letto da ragazzo, avrò avuto 18 anni. Mi era piaciuto, e non so perché mi fosse piaciuto, forse perché in questi personaggi ci trovavo qualcosa di me. Poi mi è capitato di rileggerlo, due anni la, e mi sono reso conto che non era invecchiato per niente, Soprattutto mi ha colpito un fatto: nella vita, si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri, nella morte invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare. Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare.

Pivano: Cioè, tu hai sentito in queste poesie che nella vita non si riesce a «comunicare»? Quella che a me pare la denuncia più precorritrice di Masters, la ragione per la quale queste poesie sono ancora attuali, specialmente tra i giovani?

Fabrizio: Sì, decisamente sì. A questo punto ho pensato che valesse la pena ricavarne temi che si adattassero ai tempi nostri, e siccome nei dischi racconto sempre le cose che faccio, racconto la mia vita, cerco di esprimere i miei malumori, le mie magagne (perché penso di essere un individuo normale e dunque penso che queste cose possano interessare anche gli altri, perché gli altri sono abbastanza simili a me), ho cercato di adattare questo Spoon River alla realtà in cui vivo io. Perché ho scelto Spoon River e non le ho addirittura inventate io, queste storie? Dal punto di vista creativo, visto che c'era stato questo Signor Edgar Lee Masters che era riuscito a penetrare così bene nell'animo umano, non vedo perché avrei dovuto riprovarmici io.

Pivano: Sicché le grosse manipolazioni che hai fatto sui testi sono state come delle operazioni chirurgiche per rendere il libro attuale, contemporaneo?.

Fabrizio: Sì. Addirittura per rendere più attuali i personaggi, per strapparli dalla piccola borghesia della piccola America 1919 ed inserirli nel nostro tipo di vita sociale. Quando dico borghesia non dico babau, dico la classe che detiene il potere e ha bisogno di conservarselo, no? il suo potere. Ma anche nel nostro tipo di vita sociale abbiamo dei giudici che fanno i giudici per un senso di rivalsa, abbiamo uno scemo di turno di cui la gente si serve per scaricare le sue frustrazioni (è tanto comodo a tutti, uno scemo ... )....



1 - Dormono sulla collina ... 4'03"
2 - Un matto ... 2'35"
3 - Un giudice ... 2'55"
4 - Un blasfemo ... '59"
5 - Un malato di cuore ... 4'18"
6 - Un medico ... 2'39"
7 - Un chimico ... 3'00"
8 - Un ottico ... 4'35"
9 - Il suonatore Jones ... 4'25"


testi
Io vi propongo: "Un Matto" .

Nel 1973 esce: "Storia di un Impiegato".

Un nuovo concept album nel quale De Andre si occupa finalmete del 68, e prendendo spunto da una canzone del maggio Francese:"Chacun de vous est concerné", rivisita gli avvenimenti con gli occhi di un impiegato. Un impiegato ascolta, 5 anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968.

(Canzone del Maggio) E' una canzone di lotta: ricorda gli avvenimenti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. La canzone contiene l'affermazione che la rivolta non è finita ma ci sarà nuovamente, in futuro, più forte.

(La Bomba in Testa)L'impiegato paragona la sua vita fatta di buonsenso, individualismo e paure, a quella dei ragazzi che hanno avuto il coraggio di ribellarsi al sistema che li opprimeva.Si rende conto, o così presume di sé. di non poter unirsi a loro, di non poterli seguire né affiancarsi in nessun modo. La realtà nella quale vive lo ha condizionato, lo ha segnato irrimediabilmente. C'è solo posto per la vendetta e la presunzione di potercela fare da solo di risolvere con un gesto solitario tutti i problemi che lo incatenano al posto di lavoro. Decide così di gettare una bomba ad un ballo mascherato al quale partecipano tutti i miti, i valori della cultura e del potere borghese. E comincia a sognare.

(Al Ballo Mascherato) -Sogna di autoinvitarsi al ballo mascherato e di portare con sé la bomba, gettarla ed assistere agli effetti dello scoppio su coloro che per anni ha rispettato, gli hanno fatto paura, gli hanno imposto un comportamento. La sua liberazione è totale, alla fine; dopo aver assistito all'agonia di tutti, e del padre e della madre, si libera anche dell'amico che gli ha insegnato il modo di ribellarsi rendendo così all'individualismo di cui è vittima, il tributo definitivo.

Il sogno prosegue: (Sogno Numero 2) la voce di un giudice lo informa che il potere borghese era al corrente dei suoi atti, addirittura lo stava seguendo dalla nascita così come segue tutti i suoi sudditi. L'accusa di omicidio, di strage, si trasforma in ringraziamento per aver eliminato vecchi residui che davano fastidio al potere stesso, che ormai ha trovato altri modi per governare. li giudice lo informa che ha usato correttamente gli strumenti della legge e che il suo gesto non è altro che la ricerca di potere personale. Così lo accoglie tra coloro che contano, tra coloro che decidono, tra coloro che governano e dispongono della altrui e della propria libertà.

(Canzone del Padre) Un nuovo sogno, o una nuova puntata dei sogni precedenti, e l'impiegato prende il posto del padre da lui stesso sacrificato alla ricerca di spazio personale. Rivive una vita lancinante, fatta di illusioni e relative delusioni, di difese disperate della propria integrità, del proprio denaro, delle proprietà. Non è più un sogno, ma un incubo'e l'impiegato si sveglia. Ha capito che in qualunque modo è un uomo finito, senza nessuna possibilità di ricupero, che i suoi gesti saranno sempre individualisti, tesi al proprio bisogno personale e che salendo la scala del potere non si sfugge comunque alla propria condizione di isolamento, d'angoscia.
La bomba che nel sogno era stata gettata con forza, con rabbia, per vendetta, ora, nella realtà, diventa un momento di ebbrezza e, ovviamente, di lucidità.

(Il Bombarolo) L'impiegato sa cosa fare, sa dove andare, sa chi deve colpire e perché. Va dritto al parlamento a gettare una bomba vera per ammazzare gente vera, ma la sua abilità era soltanto un sogno: la bomba rotola giù verso un'edicola di giornali e l'unica cosa che lo colpisce è, come una previsione, la faccia della sua fidanzata che sta su tutte le prime pagine dei giornali.

(Verranno a chiederti del nostro amore) E alla fidanzata del mostro, l'impiegato scrive una lettera di addio dal carcere nel quale è rinchiuso. Nel carcere, in una realtà non più individualista, ma forse il massimo dell'essere uguali, l'impiegato non più impiegato scopre un nuovo modo di capire la vita e le cose che lo circondano. Scopre la realtà della parola "Collettivo" e della parola "potere".

(Nella mia ora di libertà) Per la prima volta in bocca al personaggio e per la seconda nel disco, l'io passa al noi mentre si prepara una nuova rivolta o sta continuando la stessa della canzone del maggio. La nota più interessante che se ne ricava è la contrapposizione fra due diverse realtà: quella nella quale si muove l'impiegato preso a simbolo della classe borghese media che, in cambio del rispetto delle regole imposte da chi ha in mano le leve del comando, gode dei suoi stessi privilegi e la realtà del carcere, diventata qui, saltandone a pie' pari le implicazioni di degradazione di cui tutti siamo a conoscenza, il simbolo della oppressione e anche della uguaglianza".

La scelta del carcere (da parte di De André e Bentivoglio) è ovviamente formale, ai fini del racconto, e viene usata come pretesto per indicare una situazione di collettività. Queste due situazioni hanno un punto in comune: sono due condizioni esistenziali di costrizione ma la prima necessita, per la liberazione, della legge della jungla, l'individualismo, la lotta personale, la necessità di imparare delle regole non scritte, dei codici di comportamento che sono appannaggio di coloro che si dividono la torta del potere.

Ed il risultato, questa liberazione, può essere soltanto una posizione personale più prestigiosa, un salto di piano, una crescita obbligata all'interno di quelle regole: perciò da oppresso a oppressore. (Di respirare la stessa aria/ dei secondini non ci va /abbiamo deciso di imprigionarli/ durante l'ora di libertà) Poiché è contenuta nella stessa logica del potere la possibilità che qualcuno ne possa avere altrettanto o di più, non c'è vero conflitto, sempre che le regole siano rispettate.

Per grandi gruppi economici non importa il nome di chi governa se il nome è il prestanome di un sistema di governare. Così non importa se l'impiegato prende il posto di uno che ha in mano qualche piccola leva di comando, basta che rispetti le regole del gioco.

(Nel disco è il posto del padre, usato da De Andrè e Bentivoglio come esempio della conservazione di classe.) Anzi, ben venga un rinnovamento, sangue giovane e vitale, per consolidare quella realtà che servirà ad istruire, condizionare, preparare altra gente e altro sangue a sostituirsi ai vecchi migliorando ma non cambiando il decalogo della classe dominante.

In carcere la realtà concede invece due alternative. Ovvero, in condizioni di sfruttamento sopra una intera collettività ci sono due modi di liberarsi: uno individuale, ma bisogna abbandonare la classe alla quale si appartiene per entrare nell'altra, quella già descritta, l'altra possibilità è quella di farIo collettivamente.

Ed è proprio in una realtà collettiva che si impara un altro modo di agire, di pensare, di gestire la propria persona tenendo conto della presenza degli altri, facendosi un tutto con gli altri fino a cambiare l'io col noi, ripetendo la stessa posizione di lotta ma questa volta con la coscienza di appartenere alla stessa classe di sfruttati. (venite adesso alla prigione/ state a sentire sulla porta/ la nostra ultima canzone/ che vi ripete un'altra volta per quanto voi vi crediate assolti/ siete lo stesso coinvolti.)



1 - Introduzione ... 1'42"
2 - Canzone del Maggio(1)... 2'24"
3 - La bomba in testa ... 4'01"
4 - Al ballo mascherato ... 5'12"
5 - Sogno numero due ... 3'13"
6 - La canzone del padre ... 5'14"
7 - Il bombarolo ... 4'20"
8 - Verranno a chiederti del nostro amore .4'19"
9 - Nella mia ora di libertà ... 5'09"


testi
Scegliere una canzone da proporre per questo album è davvero arduo, perché non solo sono tutte belle, ma come ho spiegato prima le canzoni portano avanti un unico discorso. A me comunque piace molto:
 "La Canzone Del Padre".

Nel 1974 Pubblica un album dal titolo: "Canzoni".

Il titolo esplica molto bene il contenuto di questo disco. Comunque anche se sicuramente meno importante di: "La Buona Novella" e "Storia Di Un Impiegato", questo disco si fa apprezzare per la traduzione della splendida: "Desolation Row" di Bob Dylan al cui arrangiamento musicale partecipa Francesco De Gregori che suona anche l'armonica, per ulteriori due traduzioni di Canzoni di Brassens: "Le passanti", splendida, e "Morire Per Delle Idee", e non ultimo per la traduzione di due canzoni meravigliose di Leonard Cohen (Cantautore Canadese), la meravigliosa: "Suzanne" e l'incantevole: "Giovanna D'arco".



1 - Via della povertà ... 9'37"
2 - Le passanti ... 3'51"
3 - Fila la lana ... 2'40"
4 - La ballata dell'amore cieco ... 3'05"
5 - Suzanne ... 3'26"
6 - Morire per delle idee ... 4'26"
7 - La canzone dell'amore perduto ... 3'21"
8 - La città vecchia ... 3'23"
9 - Giovanna d'Arco ... 4'50"
10 - Delitto di paese ... 3'55"
11 - Valzer per un amore ... 3'37"


testi
Vi consiglio di ascoltare assolutamente: Via della Povertà e Giovanna D'arco. Io vi Propongo: "Suzanne". Magari poi provate ad ascoltarle nella versione di Leonard Cohen

Volume 8 pubblicato nel 1975

E' il disco sicuramente piu' complesso di tutti, realizzato da Fabrizio a 4 mani con De Gregori. Le storie di ieri,e' tutta di De Gregori, che la inserisce a sua volta in Rimmel. Nancy e' ancora una traduzione di Leonard Cohen. E' un disco di sogni, di illusoni spezzate, di amara consapevolezza della nostra incapacita' di ritagliarci una condizione che ci aggradi in questo mondo. La scelta della cattiva strada come inizio non e' casuale: la strada cattiva, le scelte all'apparenza errate, sono una sorta di "ultima spiaggia", che spesso molti intraprendono, magari inconsciamente, per cercare di contrastare il tempo che passa. Solo due Canzoni sono scritte Completamente da De Andre: Giugno 73 e Amico Fragile. Giugno 73 è la storia della fine del suo primo matrimonio e della famiglia della sua prima moglie, molto ricca, che in fondo non lo aveva mai accettato. Fabrizio commenta così: "Quando un amore diventa cattivi umori di giorno e cattivi odori di notte è giusto che finisca.



1 - La cattiva strada ... 4'33"
2 - Oceano ... 3'11"
3 - Nancy ... 3'57"
4 - Le storie di ieri ... 3'15"
5 - Giugno '73 ... 3'31"
6 - Dolce Luna ... 3'25"
7 - Canzone per l'estate ... 5'21"
8 - Amico fragile ... 5'29"


testi
Amico fragile, che io qui vi propongo, è una delle canzoni più belle di De Andre. L'ha scritta una notte nel box dove si era rinchiuso per ubriacarsi, al ritorno da una cena nella quale lui aveva tentato per tutta la sera di instaurare un discorso serio sul ruolo della chiesa nella società, e per tutta risposta gli avevano dato una chitarra invitandolo a cantare qualche sua ballata. Allora lui manda tutti al diavolo e se ne va.

Nel 1978 Pubblica L'album Rimini.

In verità nel 1976 è uscita una raccolta dal titolo: "Fabrizio De Andre 76" che ha l'unico pregio di contenere Il pescatore, canzone incisa come 45 giri ne 1970,che tra l'altro aveva uno splendido lato B dal titolo: Marcia Nunziale".
E' molto difficile trovare in questo album un legame tra le canzoni.
"Rimini" propone una contrapposizione fra la scoperta dell'America di Colombo e la tristezza di un animo malinconico come quello di Teresa. Colombo si pentira' presto della sua "creatura" (per un triste re cattolico ho inventato un regno e lui lo ha macellato), resa un orribile mostro dalla cattiveria ed ignoranza degli uomini, cosi' come Teresa, fra gelati e bandiere dell'estate riminese, scoprira' l'amara realta' di un aborto e di una cittadina che "scommette sulla figlia del droghiere".
"Volta la carta" è una ballata molto ritmata con un testo che potrebbe essere la sceneggiatura di un film con i suoi repentini cambiamenti di scena, tutta giocata sullo scorrere del tempo e della vita .
"Coda di lupo" invece, si riferisce al fenomeno degli Indiani Metropolitani, molto in voga negli anni sessanta. Persone che prendevano spunto dalla cultura dei Native Americans. Molti riferimenti della canzone si riferiscono a quel povero popolo massacrato dagli yankees. Per esempio, gli Indiani consideravano come prova di maturita' il rubare un cavallo a qualcuno (rubai il mio primo cavallo e mi fecero uomo), e usavano dire dei minorenni che "puzzavano di serpente". E la situazione viene catapultata agli anni 70, le proteste antiborghesi alla scala (uccisi uno smoking e glielo rubai) e i movimenti studenteschi con tentativi sindacali di fermarli (capelli corti generale - Luciano Lama segretario della CGL- ci parlo' all'universita', ma non fumammo con lui, non era venuto in pace). E via di seguito, con quel ritornello su un Dio sicuramente non troppo...come dire?... comprensivo (e a un dio a lieto fine non credere mai...). In fondo gli Indiani rappresentano un po' tutti i "perdenti" della storia, movimenti di sinistra - ahime' - compresi.
"Andrea" è un altro grande inno contro la guerra sullo sfondo di una grande storia d'amore.
"Avventura a Durango" è la traduzione di un brano di Dylan "Romance in Durango" contenuto nel suo album "Desire".La traduzione è molto simile all'originale anche se Fabrizio disse di aver faticato molto per mettere le parole italiane più adatte alla musica.
"Sally" e' una favola, un viaggio, un'avventura cominciata in prati verdi con quella liberta' che forse solo gli zingari comprendono appieno, e terminata amaramente fra copertoni di una vita da prostituta (il re dei topi sotto il ponte, le sue bambole bruciavano copertoni). In mezzo tanti sogni (pesciolini d'oro) e l'ombra di un omicidio (mi guardavo nello stagno, l'assassino si era gia' lavato). E' a mio avviso una delle canzoni piu tristi di De Andre', anche se "mascherata" da Fiaba. Ho come l'impressione che la protagonista (che non e' Sally, attenzione!, Sally e' una zingara) sia la rappresentazione dello stesso Fabrizio che sognava sicuramente una vita diversa..



1 - Rimini ... 4'08"
2 - Volta la carta ... 3'49"
3 - Coda di lupo ... 5'24"
4 - Andrea ... 5'31"
5 - Tema di Rimini ... 1'52"
6 - Avventura a Durango ... 4'51"
7 - Sally ... 4'49"
8 - Zirichiltaggia ... 2'18"
9 - Parlando del naufragio della London Valour ... 4'41"
10 - Folaghe ... 2'58"


testi
Siccome molte di queste canzoni sono abbastanza conosciute, io voglio proporre l'ascolto di:
 "Coda di Lupo"

Il 1979 Segna un evento straordinario.

Il concerto portato in tour con la PFM. Le canzoni di De Andre si vestono di arrangiamenti straordinari, che da li in avanti sono stati di riferimento per tutti i conerti successivi.



1 - Bocca di rosa ... 4'39"
2 - Andrea ... 5'29"
3 - Giugno '73 ... 4'31"
4 - Un giudice ... 3'36"
5 - La guerra di Piero ... 3'30"
6 - Il pescatore ... 4'16"
7 - Zirichiltaggia ... 2'36"
8 - La canzone di Marinella ... 4'03"
9 - Volta la carta ... 4'02"
10 - Amico fragile ... 9'27"





1 - Avventura a Durango ... 5'30"
2 - Presentazione ... 3'33"
3 - Sally ... 5'06"
4 - Verranno a chiederti del nostro amore ... 5'06"
5 - Rimini ... 5'14"
6 - Via del Campo ... 2'46"
7 - Maria nella bottega di un falegname ... 4'09"
8 - Il testamento di Tito ... 7'01"


Per apprezzare gli arrangiamenti della PFM
 voglio proporre: "Il Pescatore"

Nel 1980 esce Una Storia Sbagliata.

Un 45 giri registrato come sigla televisiva per un programma su Pier Paolo Pasolini. Il lato B contiene:Titty. queste canzoni saranno poi inserite in qualche raccolta successiva.



testi
Questa è: Una Storia Sbagliata

Nel 1981 esce: Fabrizio De Andre .

Questo album è anche conosciuto come L'indiano per la copertina del disco.
Viene ripreso il discorso dello sterminio dei nativi americani con la splendida: "Sand Creek" che racconta di fatti realmente accaduti.
Nell'estate del 1864 il governo ordinò che tutte le tribù si radunassero in uno stesso luogo, presso un forte dell'esercito, Fort Lyon, nel Colorado. Gli Indiani non ubbidirono. Perciò il colonnello Chivington organizzò il terzo Reggimento dei volontari del Colorado, uomini della peggior specie reclutati per cento giorni soltanto, col compito di massacrare quanti più Indiani possibile, rifacendosi ad un proclama del 1854 del governatore di quello Stato, Evans, che esortava la popolazione a cacciare ed eliminare il numero maggiore di Nativi.
Il campo Cheyenne si trovava in un'ansa a ferro di cavallo del Sand Creek a nord del letto di un altro torrente quasi secco. Il tepee di Pentola Nera era vicino al centro del villaggio, e a ovest vi era la gente di Antilope Bianca e di Copricapo di Guerra. Sul versante orientale e poco discosto dai Cheyenne vi era il campo Arapaho di Mano Sinistra. In totale vi erano quasi seicento indiani nell'ansa del torrente, due terzi dei quali donne e bambini. La maggior parte dei guerrieri si trovava diversi chilometri a est a cacciare il bisonte per i bisogni dell'accampamento, come aveva detto loro di fare il maggiore Anthony, comandante del distaccamento a cui erano affidati.Alcune squaws dissero che vi era una massa di bisonti che si dirigeva verso il campo; altre dissero che era una massa di soldati. Dal torrente stava avanzando a un trotto svelto un grosso contingente di truppe... si potevano vedere altri soldati che si dirigevano verso le mandrie di cavalli indiani a sud dell'accampamento; in tutto l'accampamento vi era una gran confusione e un gran vociare: uomini, donne e bambini correvano fuori dalle tende seminudi; donne e bambini che strillavano alla vista delle truppe; uomini che correvano nelle tende a prendere le armi... Pentola Nera aveva una grande bandiera americana appesa in cima a un lungo palo e stava davanti alla sua tenda, aggrappato al palo, con la bandiera svolazzante nella luce grigia dell'alba invernale.
Gridò alla sua gente di non avere paura, che i soldati non avrebbero fatto loro del male; poi le truppe aprirono il fuoco dai due lati del Campo. I soldati appena smontati da cavallo cominciarono a sparare con le carabine e le pistole.Fu un vero e proprio massacro.



1 - Quello che non ho ... 5'48"
2 - Canto del servo pastore ... 3'11"
3 - Fiume Sand Creek ... 5'16"
4 - Ave Maria ... 5'42"
5 - Hotel Supramonte ... 4'31"
6 - Franziska ... 5'28"
7 - Se ti tagliassero a pezzetti ... 4'58"
8 - Verdi pascoli ... 5'12"


testi
In questo disco c'è anche un riferimento al Sequestro subito da De Andre e Dory Ghezzi in Sardegna nel 1979. Essi passarono 107 giorni nelle mani dei sequestratori e questa: "Hotel Supramonte" è il riferimento alle montagne di Pattada dove furono tenuti in sequestro.

Nel 1984 pubblica Creuza de mä.

Il disco è cantato tutto in dialetto genovese e la musica è quasi interamente suonata con strumenti "etnici"; una scommessa controcorrente e decisamente contro ogni regola di mercato. Per le musiche Fabrizio si è fatto accompagnare da Mauro Pagani, ex PFM, grande cultore di musica e strumenti provenienti da mondi minori e dimenticati, e in questo caso i nostri due artisti hanno soprattutto fatto riferimento a sonorità del bacino mediterraneo, dato che l'idea di fondo del disco è il viaggio, che nel caso di un genovese come Fabrizio non poteva non legarsi al concetto di mare e di navigazione.
"Creuza de mä", brano che apre il disco, descrive non solo verbalmente ma anche musicalmente (per es. le voci del mercato) personaggi e ambienti legati al mondo ligure sia marinaro che dell'entroterra.
"Jamin-a" è un ritratto a tutto tondo di una prostituta di origine araba che ogni marinaio vorrebbe incontrate in ogni porto.
"Sidun" un canto straziante di un padre che ha visto la cosa più atroce che può capitare ad un genitore: la morte violenta di suo figlio.
"Sinan Capudan Pascià" è la storia di un marinaio genovese del XV secolo che salvando la vita di un sultano arabo fu nominato "gran vizir", rigettando l'accusa di "rinnegato" per essersi convertito all'islam perché in fondo cosa ha fatto di male ha soltanto vissuto "bestemmiando Maometto al posto del Signore".
"A pittima" era l'esattore che veniva mandato dai privati cittadini a esigere i debiti nella Genova dei tempi andati.
"A dumenega" ricorda la passeggiata delle prostitute che venivano portate a spasso dalla "madama" con tutti i lazzi e le ironie anche da parte di coloro che non si peritano di sapere da dove vengano certi finanziamenti
"D'a me riva" è decisamente un pezzo autobiografico visto che probabilmente nella stesura del disco Fabrizio trovandosi in Sardegna si trovava dalla sua riva dirimpetto alla altra "sua riva" cioè la Liguria in generale e Genova in particolare.



1 - Creuza de mä ... 6'16"
2 - Jamin-a ... 4'52"
3 - Sidun ... 6'25"
4 - Sinan capudàn pascià ... 5'32"
5 - 'A pittima ... 3'43"
6 - A dumenega ... 3'40"
7 - Da a me riva ... 3'04"


testi
Qui vi propongo la spiegazione che Fabrizio da alla sua: "Creuza de mä"

Nel 1990 esce Le Nuvole

Dopo "Creuza de mä" Fabrizio avrebbe voluto dare un seguito a quel disco epocale e assieme a Mauro Pagani decisero di partire in barca a vela (battezzata Jamin-a) verso la Grecia e la Turchia per andare da vicino a conoscere altre musiche e sonorità del bacino mediterraneo ma dopo parecchi mesi ritornarono indietro con molte cose ma senza le idee giuste per continuare quel progetto.
Fabrizio quindi decise di non dare un seguito all'esperienza di "Creuza de mä", ma di dare vita ad un progetto nuovo partendo come idea dalla commedia "Le nuvole" di Aristofane.
Nella sua opera Aristofane identificava con "le nuvole" i sofisti, portatori di concetti rivoluzionari rispetto alle sue idee conservatrici, invece nel lavoro di Fabrizio "le nuvole" avrebbero simboleggiato i potenti che (nel 1990 eravamo in piena era pre-tangentopoli) spadroneggiavano in Italia senza alcuna remora morale impedendo al popolo di vedere la verità.
L'album è diviso in due parti la prima riguarda i potenti, la seconda il popolo e da qui si capisce l'uso dell'italiano nei primi quattro brani e l'uso del dialetto negli altri quattro.

"Le nuvole" è molto particolare: due voci femminili , una anziana e una più giovane, che parlano su un tappeto sonoro sognante e intenso (Il brano fu premiato al premio Tenco come miglior canzone dell'anno).

"Ottocento" è un pezzo complesso che assembla il melodramma allo yodel cosa che lo rende decisamente surreale.

"Don Raffaè" scritto con Massimo Bubola, ed è una denuncia contro le condizioni paradossali in cui vivono alcuni secondini che devono fare da camerieri a boss influenti che pur essendo in galera hanno la stessa influenza e lo stesso "potere" di quando erano in libertà.

"La domenica delle salme" , uno dei pezzi più politici mai incisi da Fabrizio. Nel brano Fabrizio descrive il clima cupo presente in Italia alla fine degli anni 80, clima sospeso tra la reazione conservatrice e la fine delle ideologie e delle utopie. E' appena caduto il muro di Berlino,(i trafficanti di saponette/ mettevano pancia verso est/ chi si convertiva nel novanta /ne era dispensato nel novantuno ) E' appunto la fine di un sogno di pensare ad un mondo diverso e il trionfo definitivo del mercato e del capitalismo. Il popolo-cicala si limita alla "vibrante" protesta.
"Megu megun" e "A cimma" si torna a respirare l'amato dialetto genovese, da ricordare che i testi sono stati scritti da Fabrizio e Ivano Fossati , inizio di una collaborazione che continuerà anche in "Anime salve".
"La nova gelosia" "come riporta il libretto stesso, la "gelosia" e' in dialetto il serramento della finestra, per cui la canzone non e' altro -secondo me- che le parole di una persona semplice, affascinata da questa serratura nuova... che diventa un oggetto di desiderio e di ammirazione incantata" (*) , mentre "Monti di Mola" è un ennesimo omaggio alla sua terra di adozione : la Sardegna,dove si racconta l'impossibile storia d'amore tra un giovanotto ed un asina.

1 - Le nuvole ... 2'16"
2 - Ottocento ... 4'56"
3 - Don Raffaè ... 4'08"
4 - La domenica delle salme ... 7'35"
5 - Mégu Megůn ... 5'22"
6 - La nova gelosia ... 3'04"
7 - 'A çimma ... 6'18"
8 - Monti di Mola ... 7'45"


testi
Secondo me il brano più rappresentativo di questo album è: "La Domenica Delle Salme"

Nel 1996 esce Anime Salve.

"Anime Salve" può essere considerato il testamento musicale definitivo di Fabrizio anche se si deve ricordare il contributo di Ivano Fossati alla musica e ai testi. L'album è di eccezionale intensità e i brani sono sia per il contenuto che per la qualità musicale tra i più belli di quelli incisi da Fabrizio.

"Princesa" è un brano che su ritmi bahiani (una fusione di jazz, pop e bossanova ) ci porta dentro l'anima di , un transessuale brasiliano che vive a Milano con i rischi di una vita vissuta sempre al limite.
"Khorakhanè" risente delle influenze musicali provenienti dall'est europeo con un epico finale cantato in lingua rom dalla toccante voce di Dori Ghezzi (Da segnalare che sul cd "Fabrizio De André in teatro" questa parte è stata cantata da Luvi De André).
"Anime salve" è il pezzo più "fossatiano", la voce di Fabrizio raggiunge dei livelli di ecellenza assoluta.
"Dolcenera" è una ballata allegra e melanconica allo stesso tempo che parla di un tradimento amoroso durante il quale si scatena una tremenda ondata di piena.(chiaro riferimento all'alluvione di Genova del 72).
"Le acciughe fanno il pallone" e "A cumba" sono entrambi brani che avrebbero potuto essere tratti da "Creuza de mà", risentono infatti dell'ambientazione ligure anche se le tematiche dal particolare si trasformano in universale.
"Disamistade" è uno dei miei pezzi favoriti ,la musica del brano ha un andamento dolente riflettendosi nel contenuto del testo che parla dello scontro tra due famiglie.
"Ho visto Nina volare" è un brano legato alla memoria giovanile e contadina di Fabrizio ,anche se l'ispirazione originaria del brano come ha raccontato Fossati viene da una vecchia contadina lucana che separava il miele dalla cera masticando.
"Smisurata preghiera" è l'elegia finale dell'album da cui si evince la tematica fondante di tutta l'opera : la difesa e la dignità delle minoranze in questo nostro mondo opulento e brutale che tende a omologare tutto e tutti.



1 - Prinçesa ... 4'52"
2 - Khorakhanè ... 5'32"
3 - Anime salve ... 5'52"
4 - Dolcenera ... 4'59"
5 - Le acciughe fanno il pallone ... 4'47"
6 - Disamistade ... 5'13"
7 - A cůmba ... 4'03"
8 - Ho visto Nina volare ... 3'58"
9 - Smisurata preghiera ... 7'08"


testi
Fabrizio De André è forse L'unico artista che ha avuto una crescita costante sia musicale che contenutistica nelle sue opere; il nuovo disco era sempre più bello del predente. Anche per questo a noi ci manca molto e ci resta una velata tristezza pensando alle cose che avrebbe potuto pubblicare se la morte non ce l'avesse portato via l'11 gennaio 1999.

Approfondimenti potete trovarli nel sito: http://www.viadelcampo.com/

e soprattutto nel sito della fondazione Fabrizio De Andre: http://www.fondazionedeandre.it/index.html