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Testi Anche Per Oggi Non Si Vola

Il Coniglio

No niente, stavo cercando un coniglio.
Sì, c’avevo un coniglio che vi volevo far vedere, mi interessava sapere cosa ne pensavate… chissà dov’è andato. Pazienza, prima o poi uscirà da qualche parte.
Dunque, lo spettacolo di quest’anno è molto cambiato. Il cambiamento più essenziale è che io l’anno scorso avevo un’altra camicia e soprattutto non entravo in scena, con le luci accese, parlando di un coniglio.
A cosa serve questa grossa invenzione? Serve a stupire.
Al mio amico Adolfo capitava molto spesso di venire a un appuntamento non so… con una ruota di Volkwagen sotto il braccio! Era un ragazzo strano che amava molto stupire. Alle donne non regalava mai i fiori, no… un chilo di pere, due etti di formaggio. Un giorno sostituì il freno della macchina con un pedale di batteria… ‘TUM’ morto! Sembrerà strano ma nessuno si è stupito.
Ecco, anche davanti alle persone più stravaganti dopo un po’ tu sai sempre da quale parte fanno uscire il coniglio, lo sai… ‘ZIP’, ‘ZIP’, nessuna sorpresa.
Forse sarebbe meglio che una persona riuscisse a non raccontarsi troppo. Per dire anch’io, ogni volta che mi incontro con qualcuno, ‘TAC’, avverto subito da parte di chi mi guarda una percezione che mi viene ributtata addosso e sapendo di essere percepito così e magari anche accettato non posso più stravolgere l’idea che si sono fatti di me. Voi non vi aspettereste mai, per esempio, che io adesso buttassi un bomba in platea. Infatti non la butto. Maledetti! Sapete sempre da quale parte faccio uscire il coniglio.
Guai a presentarsi, guai a raccontare la propria storia personale, sei bloccato, cambiare diventa difficilissimo.
Si potrebbe quasi dire che è impossibile sfuggire al destino di essere congelati nei pensieri degli altri.
 



Il Granoturco

Eppure il granoturco che ha scelto di esser giallo
Non si domanda niente, non ricorda
chissà se poi continua a presentarsi giallo
per essere fedele a chi lo guarda.

Io per me non amo i campi di grano
che sono sempre puntuali ai loro appuntamenti
io per me non amo la mia fotografia
questo modo fermo e assurdo di esserti davanti:

io come biondo, se mi vedi biondo
io come amore, se ti aspetti l’amore
io come buono, se mi vedi buono
non ti posso insultare, no
non ti posso picchiare, no sono buono
non ti posso distruggere, sputarti addosso
non posso! non posso!

Eppure il granoturco che ha scelto di esser giallo
non si domanda niente, non ricorda
chissà se poi continua a presentarsi giallo
per essere fedele a chi lo guarda.

Tu per te non ami i muri maestri
che fanno stare in piedi antiche costruzioni
tu per te non ami gli specchi degli altri
che ti ributtano addosso le tue definizioni:

tu come donna, se t’han detto donna
tu come casa, se ti hanno dato una casa
tu come madre, se t’han detto madre
hai soltanto un dovere, sì
devi amare tuo figlio, certo sei sua madre
anche a costo di ucciderti che te ne importa
sei morta! sei morta!

Eppure il granoturco che ha scelto di esser giallo
non si domanda niente, non ricorda
chissà se poi continua a presentarsi giallo
per essere fedele a chi lo guarda.



Il Minestrone

No, secondo me è tutto un problema di alimentazione. Sì, comincia tutto da lì, dalla scelta del cibo che nutre il nostro corpo, dalle cose che contribuiscono alla nostra crescita.
Sì, guardiamo ad esempio un minestrone, sì un bel minestrone con dentro tanta roba, tanta verdura, bello anche da vedere, anche come fatto culturale, per dire. Sì, tu ce l’hai lì davanti fumante, colorato, pieno di sedani, rape, finocchi, carote, eccetera, eccetera, eccetera… e mangi, anche perché hai fame e quindi lo mangi. Sì, mangi tutto anche se non è che del minestrone ti interessa tutto, certo non puoi mica metterti lì a selezionare, a dividere con le mani, sarebbe difficile, scomodo e anche maleducato, quindi mangi tutto anche se in realtà del minestrone ti interessa… a me personalmente del minestrone interessa la carota, è evidente che mi interessa la carota per le sue proprietà eccezionali d'altronde ben note. La carota, questo prezioso ortaggio fa bene al… irrobustisce il… nervo ottico, sì, fa bene ai bulbi, ti vengono due bulboni… è importante vedere anche politicamente questa vista che cresce, che si sviluppa, che individua il nemico da combattere, sì. E poi a parte questo la carota ha proprietà benefiche particolari per quanto riguarda la… materia grigia cioè la funzione celebrale, fa bene al cervello, sviluppa l’intelligenza. Quindi uno del minestrone mangia tutto anche se in realtà gli interessano le carote.
C’è tutta questa operazione di ingestione, di masticazione, il bolo che scende, ‘BBBLLBBBLLL’, stomaco, intestino, ‘SHU', 'SHU’, i villi, ‘SHU', 'SHU’, i villi intestinali trattengono, aspirano, assimilano le carote che fanno bene a… le carote che fanno bene al… no?
No perché naturalmente il mio corpo trattiene quello che io voglio che il mio corpo… No, potrebbe anche trattenere… no ma i piselli che li trattiene a fare, a me dei piselli non me ne frega niente! E magari lui magari trattiene i pis… ma il pisello è banale, anticulturale. Ma io non capisco perché lui deve trattenere quello che vuole lui e no quello che io so che mi fa bene, a me i piselli fanno schifo per esempio! E butta via le carote che sono così rivoluzionarie.
Maledizione guarda che corpo stupido!



Il Corpo Stupido

Mi parlava di un certo discorso che lei porta avanti
era colta e piuttosto impegnata su certi argomenti
era sempre precisa e diretta
ho passato una notte a ascoltarla
era perfetta
ma non ho avuto voglia di toccarla.

Com’è corretta l’ideologia
com’è ignorante la simpatia.

Io purtroppo non riesco a istruire il mio tatto
non riesco a politicizzare l’olfatto
se insegno qualcosa al mio sesso diventa tiepido
c'ho il corpo stupido.

Dopo un po’ si è sdraiata sul letto e parlava di orgasmo
ho rivisto la nostra serata con molto entusiasmo
ma quel libro che lei mi ha citato
che mi indica dove toccarla
mi ha un po’ bloccato
non ho più avuto voglia di spogliarla.

Com’è corretto il suo intervento
com’è ignorante l’arrapamento.

Io magari non ho un’attrazione spontanea
ma insisto perché condivido la linea
è assurdo che io non mi senta voglioso e cupido
c'ho il corpo stupido.

Lei voleva una cosa diversa dal solito incontro
l’importante è conoscersi bene, guardarsi di dentro
eravamo d’accordo su tutto
sul politico e sul personale
ma c’era un blocco
nel senso del rapporto genitale.

Com’è corretta l’introspezione
com’è ignorante la mia erezione.



Le Mani

Un incontro civile fra gente educata
che si alza in piedi e che si saluta
un incontro un po' anonimo reso più umano
da una cordiale stretta di mano.

Una mano appuntita, una mano un po' tozza
una mano indifesa che fa tenerezza
una stretta di mano virile e fascista
che vuol dire: non sono un pederasta!

Una mano un po' timida, poco convinta
tu parti deciso e lei ti fa la finta
una mano furbetta da pubblicitario
una mano pulita da commissario.

Una mano a spatola che scatta nervosa
un'altra suadente, un po' troppo affettuosa
una mano imprecisa, una squallida mano
da socialdemocratico, da repubblicano.

Una mano da artista, tortuosa e impotente
una mano da orso, pelosa e ignorante
una mano commossa di chi ha tanti guai
una mano da piovra che non ti lascia mai

un carosello inutile, grottesco e giocondo
in questa palla gigante che poi è il mondo!

Un mondo di assurdi esseri umani
un gioco abilissimo, un intreccio di mani
ci comunichiamo così spudorati
quando ci siamo affezionati.

Mani educate di anziani signori
mani abilissime di gente d'affari
mani che ti lisciano con troppa simpatia
con un tocco morboso che sa di sacrestia

un festival viscido e nauseabondo
in questa grande famiglia che poi è il mondo!

Mani di amici, di dottori, di insegnanti
mani di attori, di divi, di cantanti
mani di ministri che chiedono la fiducia
mani sottili manovrate con ferocia.

Mani bianchissime, schifose da toccare
mani inanellate di papi da baciare
mani scivolose di esseri umani
mani dappertutto, tantissime mani

le guardo, mi sommergo, annego e sprofondo
in questo lago di merda che poi è il mondo!



Angeleri Giuseppe

No, adesso non dico che uno non deve più… per carità.
Non dico nemmeno che bisogna eliminare il rispetto, l’educazione, il calore, no!
Casomai rendere tutto meno formale, meno finto. Naturalizzare i rapporti fin dai primi contatti collettivi.

(Campanello)
[voce fuori campo:] I signori insegnanti sono pregati di adeguarsi alle indicazioni etiche e morali suggerite dalla riforma ministeriale che entra in vigore a partire dal presente anno scolastico. (Campanello)

[All’interno di una aula scolastica:]
(Schiamazzi)
Buongiorno ragazzi. Anzi ciao!
Sì, sì va bene mi piace, fate pure, parlate, parlate, sì capisco, e sì sì certo…
Io sono Alberto, Alberto Vannucchi, il vostro nuovo maestro. Vi accorgerete subito che con me è tutto diverso.
Niente autoritarismo, sono qui per lavorare su richiesta anzi per imparare, sì, per imparare con voi. Tra di noi ci sarà un rapporto di lavoro collettivo e di amicizia.
Scusate se faccio l’appello, so che sono cose superate ma è per loro, sì, è per loro, non si può fare a meno di una certa prassi. Non si può fare a meno di una certa prassi anche se tutti sappiamo che è una formalità, eh!?
Dunque allora cominciamo eh:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente!

Tutti Angeleri Giuseppe. Bella questa. No, è geniale, sì, molto spiritosa, sì sì.
No scusate io devo fare l’appello, non è che ci tenga particolarmente per carità, ma proprio per conoscerci, insomma per sapere chi siamo.
Allora dai, da capo di nuovo. Dunque, allora:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente!

Uhm, uhm, uhm… No, adesso non so cosa fare, sì. Voglio dire ho capito siamo tutti uguali, giusto, giusto, oppure non sappiamo bene chi siamo, meglio, sì sì infatti…
No ma adesso… cioè l’appello… io per esempio sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Alberto Vannucchi". "Presente!", cioè l’appello è che uno ti chiama e tu: "Presente". È chiaro, dai, dai.
Allora, dunque, da capo, su su ragazzi, dai, dai, dunque:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente… Sono io Angeleri Giuseppe…
(Schiamazzi)
…no ragazzi, no, no…
Silenzio per Dio!!!
Oh. Lo volete capire? Sarò più chiaro. Io sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Angeleri Giuseppe" e io: "Presente!", subito… no io non sono io…
No ragazzi, vi prego, adesso io chiudo il registro, ecco il registro non c’è più, lo metto via. Ecco non siamo neanche più a scuola, non siamo neanche in cla…, siam, siam… siamo fra amici.
Adesso io vi supplico, vi scongiuro, ditemi chi è Angeleri Giuseppe?

[Coro di bambini:] Sono io Angeleri Giuseppe…
(Schiamazzi)
…no, no, no…
No ragazzi, no!!!
Sono io Angeleri Giuseppe. Sono io, è ora di dirlo. Sono io, prima o poi doveva venir fuori certo.
Sono io Angel… Sono io!
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.



L'Elastico

Disteso sopra il letto
non so bene da che parte cominciare.
La stanza è in silenzio
si è sentito il clic di un registratore.
Perché io sono qui
che son venuto a fare
mi dispiace
non ne sento più il bisogno.
Non so che cosa dire
cosa posso raccontare
una storia o forse un sogno.
Me, dentro di me, dentro di me, dentro di me...
Me, dentro di me, dentro di me, dentro di me...

Mi ricordo che correvo
il mio corpo mi seguiva
era un corpo primitivo
ma la mente lo tirava.
La mia mente che trascinava il mio corpo nudo
eravamo in due, fra me e me, un elastico.
Me, fuori di me, fuori di me, fuori di me...

Era mio quel corpo umano
che a fatica mi seguiva
che chiedeva di andare piano
ma la mente lo tirava.
Ed il corpo che mi sembrava così pesante
come faticava, trascinato da un elastico.

Dio, che senso di paura
vedere il filo teso
già vicino alla rottura
non tiene più l'elastico, non tiene più l'elastico...
Di colpo, fuori e dentro
lo schianto.

Un bambino s'è spezzato
non spingete, mi fate male
non posso uscire, c'è troppo buio
voi, voi mi schiacciate contro il muro.
Lui camminava senza filo
ho paura di morire
aveva visto un sole nero.
Non mi possono toccare
io sono dentro a una bottiglia
son chiuso dentro e non voglio uscire
c'è troppo spazio tra me e me.
Mi sento fuori di me
la mia testa fuori di me
il mio corpo fuori di me.

La mia mente galleggiava
in una strana dimensione
e mi ricordo con paura
di una lucida visione
il mio corpo così lontano come fosse morto
era abbandonato e non c'era più l'elastico.
Me, fuori di me, fuori di me, fuori di me...
Me, fuori di me, fuori di me, fuori di me...
Me, fuori di me, fuori di me, fuori di me...



Il Plus-Amore

‘FHHHH…’, ‘FHHHH…’, ‘FHHHH…’
Cosa faccio?
Gonfio! Gonfio tutto: figli, mamme, papà, mogli, sentimenti, emozioni, amori, soprattutto amori gonfio.
‘FHHHH…’, ‘FHHHH…’
Perché? Quando uno c’ha una cosa piccola cosa fa, la tiene piccola? La gonfia! Appunto.
‘FHHHH…’, ‘FHHHH…’
A qualcuno forse può bastare un amore di quelli così… normali. A me no.
Io ho inventato il plus-amore.
Il plus-amore sarebbe la differenza fra quel sentimento normale che io produco e quello che invece io espongo al pubblico.
Guardatemi! Sono tutto una roba d’amore. Tutta una roba d’amore che mi esce da tutte le parti ‘BLOOH’, ‘BLOOH’, ‘BLOOH’…
E amo, amo, è incredibile come amo, non lo capirebbe neanche Goethe.
Tutto amo, sì, perché il mio amore non è un fatto mentale, no… è materia! È come se fosse un prolungamento del mio braccio, sì… e dai lì braccia che crescono… vado in giro che sembro un polipo!
E qui mi viene un po’ il dubbio: tagliare o no? Già perché a forza di prolunghe non ti muovi più, eh! Ma a favore dell’amore, certo, a favore dell’amore… gonfia, gonfia! Stai a vedere eh…
L’amore è lì. Gira anche lei coi suoi tentacolini che sembra un "totanino" e poi…’MPAH’. E io, io magari c’avrei anche la voglia di andare al cinema da solo! No, io non posso mica avere un sentimento normale. E allora ‘FHHHH…’ , ‘FHHHH…’, sono nato con al pompa io… non mi ero mica dato il ciuccio quand’ero piccolo, no… un compressorino.
L’amore è lì, no, la ragazza, sì, mi piace un po’ è vero, ma quanto mi piace? Quanto pesa? Beh… Peserà cinquanta chili. Ah pesi solo cinquanta chili eh!? E allora ‘FHHHH…’, ‘FHHHH…’ e questi cinquanta chili crescono, diventano una montagna, una montagna enorme: 100 tonnellate, 200… gonfia, gonfia! Che plus-amore! Che plus-amore.



L'Odore

Sdraiati sull'erba
soltanto un attimo prima
di fare l'amore.

Un grillo che canta
c'è una aria bellissima intorno...
che odore!

Pian piano riprendo a sfiorare la sua sottana...
sarà la zona!

Cerchiamo un posto migliore
e allora ritrovo di nuovo
la mia tenerezza.

È una cara ragazza
comincio a sentirmi eccitato...
più che un odore è una puzza.

Io tento un abbraccio per chiuderle il setto nasale...
è micidiale!

Non ce la faccio
m'è venuta anche un po' di nausea
mi gira la testa.
In città non mi sento mai male
l'aria è più giusta
un bar d'alluminio
mi siedo e mi sento un signore...

C'è ancora l'odore, l'odore mi insegue, oramai è dappertutto
non posso, non posso, oramai ce l'ho addosso!

Vado a casa, mi siedo sul letto, mi sdraio, mi distendo
ma c'è ancora!
Io mi annuso e lo sento più forte, un odore tremendo
mi tolgo i vestiti, oramai sono nudo....
vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io, vuoi vedere che sono io!

Calma, un momento, ragioniamo.

Mi faccio un bel bagno
mi lavo da tutte le parti
con molta attenzione.
Mi metto anche il talco
son candido come un bambino...
maledizione!

Adesso però non mi devo suggestionare...
da vomitare!

Non ce la faccio
è un odore che non si distrugge
con una lavata.
Ci vorrebbe un programma in risciacquo
la schiuma frenata.
Mi spalmo le creme, i profumi
dai piedi alla testa...

Il puzzo sovrasta, ce l'ho nella pelle, che schifo mi faccio, che corpo ignorante così puzzolente!

Come faccio con tutta la gente che mi ama e mi stima
come faccio?
Non c'è niente da fare la puzza è più forte di prima
che schifo!

Io che c'avevo tanti amici, sono uno che lavora, mi son fatto una carriera, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me!
Io che conosco tanta gente, son venuto su dal niente, c'ho una bella posizione, non è giusto che la perda
mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me...

Mi son fatto tutto di merda!



Giotto Da Bondone

L’uomo capisce tutto, tranne le cose perfettamente semplici.

In un paesino della Toscana del Dugento, zona purissima agricola e pastorizia, nacque un bambino di nome Giotto da Bondone. Il fatto che da grandicello se la facesse con le pecore non turbò molto, perchè era un ragazzo strano...
Il sesso dei grandi pittori rimane sempre per noi un fatto molto misterioso. Anche se fanno un originale televisivo, appena c’è una situazione interessante, non so, Giotto che accarezza la pecora con lo sguardo "giusto"... insomma sul più bello, arriva un attore con cravatta e occhiali che non c’entra niente, gli strappa la pecora di mano e legge un foglio dagli studi di via Teulada!
Peccato... volevamo conoscere Giotto, e invece ci tocca inventare...
A me piace immaginarlo intelligentissimo, come noi, sì, sì lo vedo, lo vedo che disegna sui sassi, con le matite colorate "Giotto", il megalomane! E pensa, perchè non è vero che non pensa a niente, pensa, pensa per esempio alla possibilità di fare un cielo diverso da come lo dipingevano prima. Rinnovare tutto, e come tutti sanno queste cose si possono fare soltanto elaborando con la logica e il ragionamento.
Per sviluppare la sua intelligenza Giotto si esercita a lungo nel gioco degli scacchi, legge "l’Espresso"... ora che il formato è piccolo gli torna anche meglio guardare le pecore... si abbona a "Panorama", si tiene in continuo contatto con Umberto Eco, segretario della Biennale di Bondone.
Il cielo, si sa, nei quadri di allora è sempre dipinto d’oro, oro zecchino, implacabile e fisso! A Giotto non sembrava tanto giusto, e qui comincia il suo tormento.
Studia la duttilità dell’oro per modificarla, per portarla avanti, poi tenta un cielo... e gli viene tutto d’oro.
Studia la chimica, le stratificazioni... oro un po’ più chiaro, oro un po’ più scuro, ma sempre oro! Capisce che la chimica non può risolvere il suo problema.
Si occupa di filosofia, e siccome è intelligente diventa materialista: soltanto un cambiamento strutturale avrebbe potuto far cambiare il cielo.
Ragiona per giorni e giorni, non si può dire che non sia tenace, si sente abbastanza preparato per affrontarlo, poi ne dipinge uno...enorme!... ...’PAAH’!…Tutto d’oro!
E’ in preda ad una crisi di nervi, soffre terribilmente di insonnia e per addormentarsi conta le pecore, ma non gli basta, si alza di scatto e parte per Milano – Giotto era un grande viaggiatore, sì, un viaggiatore di cultura, le pecore le vedeva solo negli intervalli, come noi. Milano, Bologna, Copenaghen, partecipa al primo convegno internazionale di semiotica, poi psicanalisi e politica, ormai la necessità di fare un cielo diverso è diventato un fatto collettivo, si mette al lavoro con gli altri, e pensa, pensa, tutti insieme elaborano il linguaggio nuovo per un cielo... per un cielo tutto d’oro!... Basta, basta, è furibondo, litiga con tutti, fa un gran casino, manda a fanculo Giorgio Bocca, Pasolini, Lacan, tutti, esce incazzato sbattendo la porta!...
Si sente più leggero, pensa anche di non andar più dallo psichiatra. E qui ha un’intuizione strana, che stravolge anche la mia interpretazione di Giotto intelligente... decide di farsi curare da un veterinario, così, come un animale.
Poi, gli casca l’occhio sul cielo e fa: "Boh... a me mi sembra azzurro... Maremma maiala il cielo è azzurro!".
E tutti: "No, no, il cielo è d’oro, è sempre stato d’oro, che sciocchezza, è d’oro, il cielo!".
Lo dipinge d’azzurro, il bestione ignorante, e tutti: "Eeeehh!...". E anche Umberto Eco, che è cieco ma intelligente: Vuoi vedere che è azzurro davvero? Bastava guardare!... Ho capito!... Ho capito che non c’è niente da capire!
Capire che non c’è niente da capire!... Ma non è ancora capire.



La Ragnatela

Avverto il filo di una ragnatela
avverto il filo di una ragnatela
avverto il filo di una ragnatela.

Non si vede, ma io l’ho sentito
sottilissimo mi ha toccato
credevo di poterlo eliminare con tanta facilità
ma quel filo non mi abbandonava.
E quando usciva dalla bocca una parola per strana fatalità
era un filo in più che si aggiungeva.
E col mio sforzo di agire, capire
io complicavo, intrecciavo le fila
e piano piano si formava una tela.

Ora è fitta e complicata ma ho capito la struttura
sono certo che l’uscita è qui!
Ma ecco un altro filo proprio lì.

Se c’è una tela, dev’esserci un ragno
si tratta certo di un nemico esterno
come un padrone, un guardiano o un dio
ma stiamo attenti, potrei essere anch’io!

Come una mosca, io
Basta! Sono tutto attorcigliato dentro orribili tremende ragnatele.
Basta! non devi startene bloccato, tira fuori la tua rabbia più bestiale.
Ed ogni mia parola crea un altro filo in più, ogni volta
di una tela sempre più contorta.

Tira indietro la tua testa… lo sai che giorno è?
Hai scordato la tua festa, non trascurare il tuo buon compleanno!

[Coro:] Tanti auguri a te! Tanti auguri a te!

Come una mosca, io
Basta! mi hanno tolto, mi han distrutto le schifose ragnatele che ciò addosso.
Basta! me le sento dappertutto, sul mio corpo, sul mio viso, sul mio sesso.
Ed ogni mia parola crea un altro filo in più, ogni volta
di una tela sempre più contorta.

Lei c’aveva gli occhi chiari, rideva come me
ci si sente più sicuri, uniti e abbandonati nell’amore!
Sì, questo amore splendido…
Avverto il filo di una ragnatela…



La Bugia

Credo nella bugia
quando un bambino si nasconde
quando sdraiato, timido, in mezzo all’erba
non fa niente di male, accarezza il suo corpo e dolcemente si masturba
è così naturale
ma poi non lo può dire.

Dunque credo nella bugia
quando un bambino si difende
con tutti i suoi divieti non può far meglio
la sua unica arma è salvare se stesso con l’aiuto di un imbroglio
non è un fatto di forma, è in cerca della sua normalità.

Com’è strana la nostra morale
se è un fatto naturale
diventa la tua prima oscenità
com’è strana la nostra apprensione
ci vuole un’invenzione
non è per stravaganza o per follia:
viva la bugia!

Credo nella bugia
quando un bambino non si arrende
trova con la finzione la sua misura
sfugge ad ogni giudizio
per non esser costretto a fare un torto alla natura
la bugia che bel vizio…
vorrei essere sincero come lui.

Non è per stravaganza o per follia:
viva la bugia!



Il Narciso

[parlato]: No. Vedi cara, per me l'amore... Non ho problemi. È una cosa normale, sì. Uno lo può fare con chi vuole, certo. Donne, uomini, animali, caloriferi. Va bene tutto. Solo che vedi, come spiegare, io con te, insomma... Io con una donna...

Io, con una donna, mi sento
mi riconosco, mi ritrovo, mi invento
mi realizzo, mi rinnovo, mi miglioro
perché io, con una donna, mi innamoro.

[parlato]: Sì, io mi innamoro perché, voglio dire... questo mio corpo... sai... praticamente... Mi spiego meglio, scusa eh. Vieni cara, vieni, ecco. Tu sei qui davanti, bella, stupenda, meravigliosa. Sì, ecco, allora io subito ti abbraccio...e queste mie spalle, questo mio corpo... stimolante! Questi miei peli... che eccitazione! È tutta una roba... Dio, come mi amo!

Io, con una donna, ho più coraggio
mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio
mi incammino verso il letto e penso a dopo
perché io, con una donna, mi scopo.

[parlato]: Ah, che potenza! Come sto bene! Una bestia proprio! Be'? Chi è questa qui? Da dove viene? Ero qui che mi amavo... Mezza nuda, senza sottana. Cosa vuoi? Vuole i bacini, la puttana.
.



Il Febbrosario

[Parlato:] Sì d’accordo, d’accordo, sono un po’ egoista, certo, ma non è mica sempre una qualità negativa, no. Per un artista, per esempio, è essenziale. "Lei sarebbe giusto", mi disse un critico, "è distaccato e egocentrico, dovrebbe solo essere un po’ più serio, cerchi di sensibilizzare il dolore, la disperazione, la faccia è abbastanza patita, lei è nato per fare la persona colpita da grave lutto, ma mi raccomando: soffra, la cultura lo esige!".
La cultura… Ne ha ammazzati più la cultura della bomba atomica!

Un oggettino piccolo, di vetro. Il mercurio che sale adagio, perfetto. Il termometro: che bell’oggetto!

Trentasette e uno:
una leggera alterazione
dolce, non violenta
da coltivare
senza antibiotici, senza aspirina, guai!
come la vivo la mia febbrina.

Trentasette e tre:
sto tremando di freddo
sto proprio tremando
siamo al 15 di agosto, stupendo!
voglio un’altra coperta
non mi basta, mi ci vuole un cappotto.
Trentasette e otto…

Un posto qualunque
un posto per star male
una palestra o un ospedale
forse come un collegio
o come un seminario
un febbrosario
un febbrosario.

Quando sono entrato
avevo una valigia, gli occhi rossi
e il viso un po’ umido.
Mi sono presentato
ma senza esagerare sulla febbre
perché sono timido.
"Trentasette e sei", ho detto
meno di quello che avevo, che bestia!
una finzione ispirata dalla modestia.

Io senza esperienza
e loro così sensibili e caldi
così sofferenti.
Io pieno di speranza
peccato il primo giorno li ho sentiti
un po’ diffidenti
ma poi, il momento più bello:
è l’ora dei termometri di vetro
è l’ora dei termometri bianchi
l’argento del mercurio riscaldato dal tuo corpo
piano piano sale, sale, sale.

È l’ora del silenzio dei malati
che dura tre lunghissimi minuti
ognuno se lo tiene sotto il braccio
trepidante di emozione
con la gioia e la paura della sua misurazione.

Ci si può sentire anche madri con la febbre
una madre che stringe il suo figlio di vetro.
E poi, la lettura:
trentasei e nove: fregatura
trentasette e uno: non è nessuno
trentotto
trentotto e mezzo
trentanove
trentanove e nove
con una voce che non si sente neanche il suono:
che uomo!

In questo febbrosario
quello che sta male più degli altri
è il più sensibile e importante.
È proprio necessario
avere la tendenza a migliorare
a progredire gradualmente.
Diffido dei febbroni:
spettacolari, poi niente
estremismo: malattia infantile.

Dentro si mantengono le classi
e quelli che rimangono più indietro
si mettono a applaudire
a festeggiare i più malati
e poi a dire bravi, bravi, bravi!
E poi c’è anche una novità politica:
l’intercambiabilità dei protagonisti
che possono cambiare quando…
è l’ora dei termometri di vetro
è l’ora della nostra affermazione
la febbre non mi deve regredire
è questione di prestigio
devo essere ambizioso
il dolore è un privilegio!

"Sì, io, io sono il più malato!
Sto malissimo, sto sudando
io, io ho inventato il sudore
ho sudato io per primo
sono un lago, sono il migliore
sono meglio di tutti voi
sudo talmente che non piscio mai!”
Me ne vado, me ne vado
li ho tutti contro.

[parlato:] CI SIAMO MURATI DENTRO!
CI SIAMO MURATI DENTRO!
CI SIAMO MURATI DENTRO!
[In coro:] SIAMO MURATI DENTRO!
SIAMO MURATI DENTRO!
SIAMO MURATI DENTRO!
SIAMO MURATI DENTRO!



La Nave

[parlato]: Una nave grande, enorme, che va, va, va. Non si sa dove va, non si sa quando è partita. E sopra: tutti. La nave è la vita.

La nave è come una nave
ed essendo una nave è abbastanza normale che vada in mare.
Il mare, com'è naturale,
immobile e piatto è quasi perfetto sta lì sempre uguale.
La nave ha anche un motore
ed avendo un motore non sa dove va ma continua ad andare.
Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più
insieme nella vita a testa in su.

La nave e sopra la nave
a parte le masse, son tutti presenti gli amici e i parenti.

[parlato]: Manca solo il nonno, povero nonno.

Per tutti c'è un buon trattamento
ognuno ha il suo posto nel proprio recinto
mi sembra anche giusto.

[parlato]: Prima classe, seconda classe, terza classe e poi le donne, i negri, eccetera, eccetera.

La nave è una nave di classe,
il legno del ponte è dipinto di bianco è molto elegante.

[parlato]: Bello questo ponte bianco, è un ponte meraviglioso, bianco, guarda che ponte bianco. Non ho mai visto una nave rossa: un po' volgare effettivamente...

Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più
insieme nella vita a testa in su.

Sul mare la nave biancheggia
ha un fascino strano così suggestiva anche quando beccheggia.

[parlato]: È un fascino che di dentro... mi sento poco bene, però,eh.

Ma basta distrarsi la mente
usare il cervello, pensare un istante a qualcosa di bello.

[parlato]: Sì, devo pensare a qualcosa di bello che mi distragga, che mi passa il mal di stomaco. Vediamo un po', a cosa posso pensare? Alla mia ragazza, sì, a Maria, "Maria la libertà...", Maria il vomito! (1) Dio... Ecco ce la faccio... sì, sì, mi concentro, ecco sì, sì mi vedo... la mia mano scivola sì, scivola, scivola sui capelli, sì, va giù, giù, sì, sulle spalle, sì, va giù sì, sui seni sì, va giù sì, va giù, va giù... Mi torna tutto su...

Il mare, com'è strano il mare,
non è che non senta la sua poesia ma mi fa vomitare.

[parlato]: Devo pensare a qualcosa di più convincente, a un dolore, un dolore enorme. Al nonno. Sì, al povero nonno. Ha sempre funzionato il nonno. Sì, vediamo un po'... Mio nonno morì tragicamente nel Trentasei, come Gozzano. Gli ero così affezionato, era massone, alto, bel portamento, coi baffi, col fiocco. Aveva sposato la zia di una biscugina, l'Elvira, sì, te la ricordi? Che vita povero nonno. Ogni tanto spariva. Bevitore eh, gran bevitore... a un certo punto il fegato... a pezzi, spappolato, putrefatto... sto male. Mi torna il vomito, devo resistere, non posso essere il primo, devo resistere!

Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più
insieme nella vita a testa in su.

Il mare è un po' troppo vitale
la gente si sbianca ma fa resistenza non vuole star male.

[parlato]: Pensate al nonno! Al nonno!

Sul ponte che è fatto a tre piani
in terza e in seconda e anche in prima si sentono rantoli strani

[parlato]: No da quelli di prima non me l'aspettavo....

Il mare diventa più grosso
dai piani di sopra su quelli di sotto si vomita addosso.

[parlato]: Una battaglia, una battaglia che cresce: quelli di prima vomitano su quelli di seconda, quelli di seconda su quelli di terza. Lo scontro è sfrenato, violento, la gente rimanda, reagisce, boccheggia, un prete esorta a volersi bene, poi si inginocchia e vomita anche l'anima. Un carabiniere mi tiene, allora io mi puntello, cerco di vomitare verso l'alto ma non ci arrivo. Quelli di sopra hanno la meglio, si sporgono più che possono per vomitare, una vera cascata, una violenza, uno scroscio di conati, un rovescio di filamenti, la nave è tutta piena, tutta piena di vomito...

Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più
insieme nella vita a testa in su
insieme nella vita a testa in su
insieme nella vita a testa in su



L'Analisi

Beh, credo che sia giunto il momento di riordinare un po' le idee, di chiarire questo stato confusionale, di mettermi un po’ a posto, sì. Capire, interpretare, fare un po' di analisi sui sogni, sulla vita, sapere come vivo!
Come sarebbe a dire come vivo? Non si usa più, è roba vecchia. Molto meglio: come mi vivo! Già, io mi vivo, tu ti vivi, lui ti vive… ci si vive, eh!
Il verbo vivere è diventato transitivo. Com'è strano il linguaggio.
Sì perché il ruolo… bello anche il ruolo, eh! Voglio dire non vorrei che la mia autonomia, oh mamma l'autonomia… no, voglio dire non vorrei che la mia autonomia fosse per me soltanto un fatto di gratificazione.
Quello della gratificazione è un problema di tutti: metalmeccanici, tranvieri, tutti. Io me lo sento proprio sulla pelle come loro. Per fortuna che in questi casi così disperati ci sono gli amici. Sì, La psicoanalisi si espande, sta diventando un potere: il potere analitico.
Incontri uno, non ci si saluta neanche più: "Tu come gestisci il suo rapporto con Susanna?"
"Bene"
Lui: "No!". E intanto è lì che ti studia. E mentre lui lì ti studia, tu c'hai lì la ragazza che è giovane, carina, ti scappa detto un: "Bambina mia…"
E lui: "Ah, lo vedi l'errore, la vivi come figlia, tipico. La vivi come figlia perché ti è mancata la madre parapa-parapa…".
Gli amici analisti ignorano ciò che ignoravano i greci: l'incertezza.
Sanno tutto, sicuri e precisi come un corollario ti inquadrano con un’esattezza matematica.
A volte vien voglia di vivere in un paese dove la lotteria è la parte principale della realtà.
Quando mi sono sposato è stato una lotteria. Poi ho capito a cosa serve la famiglia, non è vero che non serve a niente, la famiglia serve all'analista e non solo in senso economico anche scientifico sì. Se non ci fosse la famiglia che è molto stimolante, eccitante per i sistemi nervosi, l'uomo sarebbe rimasto per l'analista uno sconosciuto, ci sarebbero voluti secoli per capirlo. Invece con la famiglia, TACK è fatta.
Lui la conosce bene, ce l’ha lì ordinata nei suoi scaffali e se hai bisogno vai lì e… ti compri una mamma o un papà come una lavatrice o un frigorifero, un magazzino insomma.
Tu vai lì e dici: "Vorrei due uova". E loro ti danno una mamma. "Io volevo farmele al burro, volevo due uova." "Sì ma dietro a un uovo c'è sempre una mamma che cova".
E tutti che van via con le stesse mamme, gli stessi papà. Comoda l'analisi e poi ti personalizza, sì. E anch'io ci vado dall’analista, con un po' di sospetto ma ci vado. E quando sono lì e mi siedo, sprofondo nella poltrona, mi si scioglie tutto e avviene dentro di me quel magico meccanismo che per gli addetti ai lavori si potrebbe chiamare: diarrea cogitativa liberatoria!
"Ho sognato una nave. Eh? Una nave. Perché? Non va bene?"
"Turbe sessuali?"
"Ma no cosa c'entra, era una nave normale me la ricordo bene con una forma… lunga e stretta, sì… a secondo dei punti insomma"
"Come la vivo? Io una nave… la vivo come una nave, cioè voglio dire… c'ero sopra andavo in sù e in giù… voglio dire camminavo su questa nave… bianca, bianchissima, vergine… voglio dire pulita, pulita sì, pulita sull'acqua, sì.
E anche lei si muoveva… come si muoveva, beh certo tutte le navi si muovono è chiaro. E poi… e poi questa era un bel navone proprio sì… con una poppa! Una poppa sola… strano."
"No perché lei ha mai visto navi con due poppe?"
"No, certo lei no, sono io che le dovrei vedere, invece non sono mai riuscito a vedere navi con due poppe. Ha ragione. E l'albero, cosa dovrei dire dell'albero… ha ragione, ha ragione, sono un maniaco, un depravato, un maniaco sessuale, lo so anch'io, ha ragione, basta, basta!"
Oppure potrebbe essere tutto l'opposto.
Oppure potrebbe essere.
Oppure potrebbe.
Oppure.
Op
Op
Op
Hop, hop.
Hop



La Leggerezza

Hop, hop, hop
com’è misteriosa la leggerezza
hop, hop, hop
è una strana cosa, è una carezza
che non vuoi
hop, hop, hop
butta via il dolore, la pesantezza
hop, hop, hop
cerca di inventare la tua leggerezza
e volerai.

Anche per oggi non si vola
una folla enorme che mi tira per le braccia
che mi frena, una folla che mi schiaccia
con tanti parenti abbarbicati, amori attaccati
e tanti problemi e tante zie sempre malate
che risate!

Questo pacco di coscienza
come lo sento, mi dedico a tutti
con la mia riconoscenza
io li abbraccio e mi sgomento
c'ho anche un cane come son contento
no, no, no!

Hop, hop, hop
com’è misteriosa la leggerezza
hop, hop, hop
è una strana cosa, è una carezza
che non vuoi mai.

Prova a sollevarti dal suolo
almeno di due dita
non aver paura del volo
leggero come…

Hop, hop, hop
butta via il dolore, la pesantezza
hop, hop, hop
cerca di inventare la tua leggerezza
e volerai.

Anche per oggi non si vola
una cassa enorme che mi porto sulla schiena
che mi schiaccia, un cassa tutta piena di libri
e di oggetti accatastati, di libri ingialliti, di carta stampata
c'ho una cassa sulle spalle
che palle!

Questo pacco di coscienza
com'è ingombrante, c'è proprio tutto
dalla logica alla scienza
da Marcuse fino a Dante
c'è anche Fellini, com'è pesante…
no, no, no.

Hop, hop, hop
com’è misteriosa la leggerezza
hop, hop, hop
è una strana cosa, è una carezza
che non vuoi
hop, hop, hop
butta via il dolore, la pesantezza
hop, hop, hop
cerca di inventare la tua leggerezza
e volerai.



La Realtà e Un Uccello

Da quando è nato l’uomo è un cacciatore
affascinato da prede sempre nuove
alla ricerca di una strada da inventare
un cacciatore che spara al mondo che si muove.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

(Parlato) La realtà, che uccello! È più furbo del gallo cedrone. Ma io insisto, organizzato lo inseguo, mi apposto lo curo, tuta mimetica, concentrazione. Cip cip... Ridicoli. Qualità secondarie, non mi interessa. Roba da riformisti, poi scrivono: “Dopo dure lotte abbiamo preso tre beccafichi e due fringuelli”, che uccelli!
No, aspetto ben altro, io. Ecco, fermo, ora passa di lì, tutto calcolato, una scienza. Frrr… pazienza! Potrei anche andare a fagiani, che è più facile. Co... Coccococcoco...co... Roba da ministri, cacciatori in pensione. Qualcuno spara dal 1920. Pum... completamente rintronati. Anche la vista ormai. Poi ce lo vedi Andreotti nel bosco? Che segugio!
No, il cacciatore vero è tutto un’altra cosa, è giovane e attento, studia, si prepara. Io mi son segnato tutto su un quadernino, non si può più improvvisare, spontaneismo finito. Ora è tutta una roba di quaderni. Dunque, prima l’uccello è passato di lì, poi è passato di qui, adesso dovrebbe ripassare di lì. Anzi, deve, secondo la ben nota teoria. Frrr... Gianbattista Vico, che imbecille!

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
È un uccello strano che mi gira intorno
è da tanto tempo che gli dò la caccia
ma non ha abitudini questa bestiaccia
mi fa impazzire la sua ambiguità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Sono affascinato da un uccello strano
che non è mai vecchio, che non ha passato.
Devo anticiparlo, devo inseguirlo
altrimenti muoio di normalità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Devo anticiparlo, devo inseguirlo
altrimenti muoio di normalità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

(Parlato) Stavolta lo becco. Sì mi sento più giusto, più a posto, perché lui... Flo flo flo... vola, è forte, velocissimo e io... Pum... lo anticipo. È chiaro, l’anticipo è tutto. Guardiamo Marx “Pum” che anticipo! Bel cacciatore, eh? Ha sempre colpito. È chiaro, aveva capito l’anticipo. Ha sbagliato solo quando ha provato a sparare troppo avanti. Sì, lui diceva: Inghilterra, Stati Uniti… Pum... e l’uccello: Russia, Cina… Ma per il resto ha sempre fatto centro con una mira infallibile. Ha sempre fatto centro perché aveva capito l’anticipo. Anche noi l’anticipo, anche noi l’anticipo, anche noi l’anticipo... Pum… in ritardo. Come mai? Andava così bene prima. Sì, nel dopoguerra l’uccello sembrava lì a tiro e noi ci siamo mossi bene, ci siamo allargati. Ma è possibile che quell’uccello lì non ne tenga conto? C’abbiamo un partito di quelli vecchi, solidi, abbiamo acquistato anche un po’ di potere. Non per comandare ma per guidare, è un’altra cosa. Per guidare nove milioni di cacciatori. E intanto che sei lì che gli insegni il comportamento, la strategia, il compromesso, l’uccello via che fila, madonna come fila! L’unica possibilità è quella di attirare la sua attenzione… Fhhh, fhhh, fhhh... Sì, il richiamo è fondamentale. Ultimamente è diventato molto grosso, un richiamone tipo festival con frittelle e bandiere, una cosa enorme, industriale.
Ma lì l’uccello non ci va più perché c’è solo il dinosauro che ci tiene a diventare storico.
Forse l’uccello preferisce altri richiami. I giovani ne hanno di più artigianali, sì, a bocca: “Uha-uha, uha-uha, uha… viva Marx... uha... viva Lenin, viva Mao… uha-uha”.
Era lì, sembrava che venisse, è arrivato lì vicino ed ha detto: “Bravi!” ed è andato via.
Ma come mai? Ma come, eravamo così avanti, abbiamo modificato tutto, l’impostazione, il linguaggio, tutto. Sì, ci chiamiamo ancora compagni, ma compagni militanti, è qui la novità. Militanti, da milizia, l’Impero Romano e l’uccello via lontanissimo. Allora noi con volontà e con passione cerchiamo l’uccello, no, ci organizziamo! Ma se non c’è l’uccello cosa ci organizziamo a fare? Non si sa, intanto ci organizziamo. Che è anche difficile, perché la gente se non vede l’uccello non spara. Qualunquisti!
Ci criticano, non capiscono che noi nell’organizzarci abbiamo tendenze nuove, sorprendenti, cose mai viste. Volantini, manifestazioni, feste popolari. E poi una cosa grossa, sì, una cosa grossa con la sede, la segreteria, il direttivo. Ma però in tanti! No, non nel direttivo, no, dicevo il… adesso non mi viene… una cosa nuova, aspetta, una roba… un partito! Che invenzione, eh!

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
È un uccello strano, fuori dagli schemi
che non è sensibile ai miei richiami
il suo volo è pieno di contraddizioni
non conosce regole né fedeltà.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Io mi nutro solo di un uccello strano
è da tanto tempo che gli dò la caccia
vivo per mangiare questa bestiaccia
altrimenti muoio di inutilità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Vivo per mangiare questa bestiaccia
altrimenti muoio di inutilità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Noi ci liberiamo,
ci buttiamo nell’amore senza falsi moralismi
la realtà è più avanti.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Noi ci critichiamo,
ci guardiamo dentro lucidi e coscienti
la realtà è più avanti.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Noi analizziamo,
noi mangiamo Storia, siamo militanti
la realtà è più avanti.
Noi scendiamo in piazza
siamo democratici, siamo antifascisti
la realtà è più avanti.
Siamo sempre indietro, la realtà è più avanti
siamo sempre indietro.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
 



I Gag-Man

Io conosco, conosco della... della gente, che per buttar lì, butta lì niente, praticam... però in compenso non va via mai, sì, è una troupe, che lavora in un posto che non è proprio un teatro, è ancora più magico, più misterioso, pieno di saloni, scale a spirale, di tappeti... La luce pende da preziosissime gocce che hanno il nome di... lampade, e in ognuno di questi saloni c’è sempre uno specchio che duplica fedelmente le apparenze.
E così abbiamo due Leoni, anziché uno, due Leoni e due Mori, che sembra anche una cosa di amanti a Venezia, coi colombi, tutto un gioco... Ne avevo viste tante di troupe anche nella storia, di diversi tipi, sì, melliflui, furbi, oppure assetati di potere, repressivi, autoritari... Loro sono diversi: stravaganti... stravaganti non li avevo mai visti, davvero! Si alzano la mattina ogni tanto, una tantum, pari, dispari, buio, luce… dei giocolieri, dei prestigiatori funambolici, che hanno tutta una capacità di coinvolgere nei loro giochi un vasto pubblico che li segue con interesse, proprio per questa comicità innata che ognuno di loro possiede, che in gergo teatrale si chiama "buffo naturale"!... Anche... anche all’estero hanno molta gente che li segue, sì, che ride moltissimo, sì... no, in America no, perché hanno dei comici che sono vedette internazionali! E poi non si capisce come loro, gli americani, così lontani da... da... dalla Grecia, dal suo teatro, non si capisce come possano avere questa grossa tradizione di "maschere"... No, i nostri sono più casalinghi, ma "pirotecnici" nel loro piccolo, sì, è incredibile il ritmo insostenibile, il fuoco di trovate, di effetti... sì, hanno anche loro qualche... qualche "effetto fisso" , sì, quello che in gergo teatrale si chiama "tormentone", sì, cioè l’insistere su alcune parole che hanno proprio un senso buffissimo proprio perché ripetute tante volte, non so, per esempio..."Bum! Deprechiamo... Bum! Esprimiamo il nostro sdegno... Bum! Siamo solidali con le famiglie... Bum!..." Bravissimi!... bravi!... dei veri professionisti della risata... sì, la "risata di stato"!
Un po’ più pericoloso anche che se fa ridere ma in un altro senso, sarebbe ripetere un vecchio sketch di un comico uhm... ehh... di... di tanti anni fa, sì, un caposcuola eh, un comico piccolo, che portava sempre la corona, sì, buffo proprio, e che dopo anni di giochi, di trovate, di gag, disse: "Ne abbiamo provate tante, proviamo anche questa...".



La
Peste

Un bacillo che saltella
che si muove un po’ curioso
un batterio negativo
un bacillo contagioso.

Serpeggia nell’aria
con un certo mistero
le voci sono molte
non è proprio un segreto
la gente ne parla a bassa voce
la notizia si diffonde piano
per tutta Milano.
La gente ha paura
comincia a diffidare
si chiude nelle case
uno scoppio di terrore
un urlo disumano
la peste a Milano!

A Milano c’è gente che muore
la notizia fa un certo scalpore.
Anche in provincia si muore.
La peste si diffonde adagio
poi cresce e si parla di contagio
c’è il sospetto che sia un focolaio
che parte dal centro e si muove a raggiera
dilaga dovunque
la peste nera.

È scoppiata un’epidemia di quelle più maligne
con bubboni che appestano uomini, donne e bambini
l’infezione è trasmessa da topi usciti dalle fogne
ma hanno visto abilissime mani lanciarli dai tombini
sono le solite mani nascoste e potenti
che lavorano sotto, che son sempre presenti.

La gente si difende disperata
la peste incalza e viene avanti
si dilaga, si scatena agguerrita
è anche peggio di quella del venti
la peste ci viene addosso
la peste non si ferma più
morti dappertutto
che vengono ammassati come animali
non fa neanche più effetto
sono cose normali
si fotografano i cadaveri
non fa neanche più schifo
ci si lava, ci si pettina
si esce, si va al bar
si scansano i cadaveri
non ci fai più caso.
Ci si abitua così presto
in fondo ne muoiono tanti
anche al week-end di ferragosto.

Un bacillo a bastoncino
che ti entra nel cervello
un batterio negativo
un bacillo a manganello.



Dove L'ho Messa

[parlato:] Adesso, no adesso voi magari vi aspettereste che trovassero i colpevoli eh?
Avete visto troppi film gialli!
Anch’io l’altra sera esco dal cinema… Dov’è la macchina? Ah già l’ho messa lì. Chiavi, BRUMMM, parte subito, perfetta.
Arrivo, via Londonio… non c’è più la casa. Ho sbagliato strada, fammi vedere: 24, 26… maledizione manca il 28! Non c’è più la casa, ho perso la casa. Dove l’ho messa?
Vediamo un po’: sono andato al cinema, un bidone tra l’altro… in macchina no, non posso averla persa, la lascio sempre lì. Dove l’ho messa?

Io sono sempre stato un po’ disordinato
ma la mia casa non è mica un orecchino
a questo punto sono molto preoccupato
un uomo senza casa è un po’ un casino.

[parlato:] Me lo dice sempre la mia mamma che sono disordinato, ha ragione, ha ragione la mamma… a proposito la mamma… dove l’ho messa?
Ho perso anche la mamma, possibile? Devo far la denuncia eh. Sì tanto i carabinieri le mamme non le trovano mai. Non era neanche assicurata, però la chiudo sempre eh! Peccato. No, non tanto per il valore, è che era un ricordo!

E poi la mamma non è mica un accendino
che lasci al bar e te lo fregano gli amici
io non vorrei che lei giocasse a nascondino
un uomo senza mamma è un po’ De Amicis.

[parlato:] Bisogna che la ritrovi la mia mamma e anche la mia casa, tutto, e se non loro qualcosa di solido, qualcosa che gli assomigli, qualcosa per sentirti bene, per sentirti giusto, per sentirti sicuro in questa nostra bella Terra, in questa nostra bella Italia. Italia… dove l’ho messa?
Ho perso anche l’Italia, possibile? L’Italia di Mazzini, di Cavour, dei nostri martiri, degli invalidi senza gambe senza braccia, l’Inno di Mameli, il tricolore che sventola.
È duro rendersi conto che si sia dissolta così al vento… ‘PUM’ come una scoreggia!
Sì, si capiva che era una situazione che da un momento all’altro… voglio dire in un certo senso ce lo aspettavamo…

Però al momento ti fa sempre un certo effetto
per molta gente è stato un colpo troppo duro.
Siamo rimasti proprio orfani di tutto
un uomo senza Italia…
un uomo senza casa…
senza mamma, senza famiglia, senza storia, senza ideologia, senza capi, senza esercito, senza chiesa, senza clero, uh…
un uomo senza niente è più leggero!



Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria

Chiedo scusa se parlo di Maria
non del senso di un discorso, quello che mi viene
non vorrei si trattasse di una cosa mia
e nemmeno di un amore, non conviene.

Quando dico "parlare di Maria"
voglio dire di una cosa che conosco bene
certamente non è un tema appassionante
in un mondo così pieno di tensione
certamente siam vicini alla pazzia
ma è più giusto che io parli di

Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.

Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti
mi interesso di politica e sociologia
per trovare gli strumenti e andare avanti
mi interesso di qualsiasi ideologia
ma mi è difficile parlare di

Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.

Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà
la paura, la tensione, la violenza
avrei capito il capitale, la borghesia
ma la mia rabbia è che non so parlare di

Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.

Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà
Maria la realtà
Maria la realtà.



C'è Solo La Strada

[parlato] Maria, ti amo.
Maria, ho bisogno di te.
Poi la stringo e la bacio, infagottato d'amore e di vestiti. E anche lei si muove, felice della sua apparenza e del nostro amore. E la cosa continua bellissima per giorni e giorni. Una nave, con una rotta precisa che ci porta dritti verso una casa, una casa con noi due soli. Una gran tenerezza e una porta che si chiude.

Nelle case non c'è niente di buono
appena una porta si chiude dietro a un uomo
succede qualcosa di strano, non c'è niente da fare
è fatale, quell'uomo comincia ad ammuffire.
Basta una chiave che chiuda la porta d'ingresso
che non sei già più come prima
e ti senti depresso.
La chiave tremenda, appena si gira la chiave
siamo dentro a una stanza:
si mangia, si dorme, si beve.

Ne ho conosciute tante di famiglie, la famiglia è più economica e protegge di più. Ci si organizza bene, una minestra per tutti, tranquillanti, aspirine per tutti, gli assorbenti, il cotone, i confetti Falqui. Soltanto quattrocento lire per purgare tutta la famiglia. Un affare. Si caga, in famiglia. Si caga bene, lo si fa tutti insieme.

Nelle case non c'è niente di buono
appena una porta si chiude dietro a un uomo
quell'uomo è pesante e passa di moda sul posto
incomincia a marcire, a puzzare molto presto.
Nelle case non c'è niente di buono
c'è tutto che puzza di chiuso e di cesso:
si fa il bagno, ci si lava i denti
ma puzziamo lo stesso.
Amore ti lascio, ti lascio.

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
e gli angeli non danno appuntamenti
e anche nelle case più spaziose
non c'è spazio per verifiche e confronti.

[parlato] Laura, ti amo.
Laura, ho bisogno di te.
Con te io ritrovo la strada, le piazze, i giovani, gli studenti. Li avevo lasciati qualche anno fa con la cravatta. Sono molto cambiati, sono molto più belli. Le idee, sì, le idee sono cambiate, e i loro discorsi e il modo di vestire. Gli esseri meno. Gli esseri non sono molto cambiati. Vanno ancora nelle aule di scuola a brucare un po' di medicina, fettine di chimica, pezzetti di urbanistica con inserti di ecologia, a ore pressappoco regolari. Ed esiste ancora il bar, tra un intervallo e l'altro. E poi l'amore, per fabbricarsi una felicità. Come noi ora. Una coppia, e ancora tante coppie.
Unica diversità, un viaggio in India su una Due cavalli. Due, come noi.

E poi ancora una porta, ancora una casa
ma siamo convinti che sia un'altra cosa
Perché abbiamo esperienze diverse
non può finir male
perché abbiamo una chiave moderna
abbiamo una Yale
perché è tutto un rapporto diverso
che è molto più avanti
ma c'è sempre una casa, con altre aspirine e calmanti
e di nuovo mi trovo a marcire
in un'altra famiglia, la nostra, la mia
abbracciarla guardando la porta
e la mia poesia.
Amore, ti lascio, vado via.

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.

[parlato] Lidia, ti amo.
Lidia, ho bisogno di te... ma, per favore, in un hotel meublé.

Perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza.
Perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.

...Perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.