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Testi Anni Affollati

Anni Affollati

Anni affollati di idiomi, di idioti
di guerrieri e di pazzi, anni di esercizi.
Anni affollati di arroganza e di stucchevole bontà
di tentativi disperati
anni affollati di qualsiasi forma di incapacità.

Anni affollati, per fortuna siete già passati.

Ho fatto indigestione, la mia testa è piena
dall’Africa all’America al mio letto
non c’è rimasto niente che non so.

Io sono così pieno da neanche ricordare
il giorno in cui lasciai una donna
o in cui una donna mi lasciò.

Anni affollati, per fortuna siete già passati.

E quanti ne ho mangiati di domani e di destini
e poi gli spazi aperti, le donne solidali
erbe dopo i pasti, l’orgasmo a tutti i costi.

Con l’ARCI non si è soli, famiglia meneghina,
gli amici della Francia.
A scuola imparerò a ballare…
Mi vien da vomitare.

Anni affollati degli ultimi dieci anni
non riesco più a smaltirvi, c’è troppo poco oblio.

Anni affollati di gente che ha pensato a tutto
senza mai pensare a un Dio
anni di gente informata e noiosa
vi sbiadiranno gli anni che sbiadiscono ogni cosa.

Anni affollati di paure, ricatti, di impossibili guerre
anni affollati di mani sentenziose che maltrattano le chitarre.
Anni affollati di spunti divertenti
che il giorno dopo diventano idiozie
anni di terapie.

Anni affollati, per fortuna siete già passati.

Anni affollati, di disperati, senza dignità
di mendicanti un po’ arroganti e senza fisarmonica
di chi rovescia tutto e poi si arrende alla domenica.
La Cina è un po’ scaduta,
Chan Ching l’han condannata
ma forse lo dovevano fare.
Mi vien da vomitare.

Anni affollati degli ultimi dieci anni
non riesco più a smaltirvi, c’è troppo poco oblio.

Anni affollati di gente che ha pensato a tutto
senza mai pensare a un Dio.
Di troppe cose non so cosa farne
per me che avrei bisogno di poche immagini ma eterne.

Anni affollati.
Anni affollati.

Anni affollati, per fortuna siete già passati.
Anni affollati, per fortuna siete già passati.



Il Presente

Credo sia giunto il momento di parlarvi del presente.
Per i filosofi il presente non esiste, si sa. E forse hanno ragione perché sicuramente c’è il passato e c’è il futuro. E il presente sarebbe fatto da un po’ di passato e da un po’ di futuro. Fatto sta che quando uno dice: "Ora"… è già dopo, o prima! Chiaro! Mica tanto, insomma.
Volevo dire ‘prima’ si stava male, ‘ora’ siamo messi mali.
Alcuni degli amici più cari sono un po’ scoppiati, altri si illanguidiscono in sane ginnastiche corporali. In Parlamento c’è n’è uno, tutti gli altri sono in galera!
E allora? Non c’è più l’interlocutore? No signori. Dimenticavo i più geniali, siamo qui, noi, i migliori. Intendo dire tutti coloro che sono riusciti a togliersi di dosso la pesantezza di qualcosa che ingombra per dedicarsi allo smitizzante.
Sì, perché di fronte all’idiozia dei vecchi moralisti preferisco vedere l’uomo di cultura che si fa fotografare nudo su un divano a fiori. Eh sì, per questa sua capacità di saper vivere il gioco. Sto parlando insomma di quelli veramente colti che con sottile ironia hanno riscoperto l’effimero.
Ecco che cos’è il presente: l’effimero. E devo dire che per della gente come noi che non crede più a niente è perfetto.
Basta lamentarsi! La cosa più intelligente da fare è quella di giocare d’astuzia con i segnali del tempo.
Ma attenzione, eh. Perché tra l’avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio esiste la stessa differenza che c’è tra l’avere il senso del comico e essere ridicoli.



Gildo

Fu proprio là nella corsia di un ospedale
che aprii gli occhi e vidi un letto accanto al mio
il primo giorno si ha una sensazione spiacevole e volgare
e i piccoli disagi non fanno bene al cuore.

Ma la notte, la notte
aumenta lo spessore del dolore con le sue presenze
la notte, il cuore è gonfio la notte
e i lamenti dei malati riempiono le stanze.

Ma stranamente il giorno dopo prima che arrivino i parenti
si fa un poco di ironia persino sui lamenti
e il letto accanto al mio con dentro un uomo grosso e un po’ volgare
diventa una presenza singolare.

"Gildo, come faccio, mi vergogno, dovrei andare..."
E Gildo, il grosso Gildo, mi insegna da sdraiato come devo fare.
E intanto a pochi metri di distanza si fatica a respirare.

Sono le innocenti stonature di un salotto
sono i piccoli fastidi, i gesti un po’ meschini
che fanno l’uomo veramente brutto.

Ma in ospedale dove la perdita è totale
dove lo schifo che devi superare
è quello di aiutare un uomo a vomitare.
Dove non c’è più nessuna inibizione
dal vomito al sudore, alla defecazione
e allora salti il piano se lo sai saltare
e entri in un altro reparto dell’amore.

"Gildo, io vorrei che all’insaputa delle suore..."
E Gildo, il grosso Gildo, mi passa di nascosto qualche cosa da mangiare.
E intanto a pochi metri di distanza un uomo muore.

Si parla poco e piano per diverse ore
e a notte alta quell’ospite agghiacciante vien portato via
e riprende indisturbato e noncurante il ritmo della corsia.

I piccoli disagi, l’ho già detto fanno male al cuore
ma il senso della morte
è sempre stato troppo forte.
Gildo, non l'ho mai saputo immaginare
chissà perché improvvisamente diventa elementare
potrà sembrare irriverente ma qualche ora dopo
ridevamo tutti per niente.

Ma a scanso di fraintesi
non è il cinismo mestierante dei dottori
ma il senso della vita che ti spinge fuori.

"Gildo, mi dispiace, son guarito, devo andare..."
E Gildo, che naturalmente mai più nella mia vita ci avrò il gusto di incontrare
nasconde, questa volta con vergogna, il suo dolore.

Il cielo azzurro e teso
e le mie gambe strane, senza peso.
Attraversavo il giardino tremante
come in un sogno riposante.
Gli occhi delle nuove madri luccicavano
e i grossi seni sotto le vestaglie biancheggiavano.
Solitario avvertivo quel candore, quell’aria di purezza
e il cielo era azzurrino e c’era un po’ di brezza
e stranamente un senso d’amore che non so dire.



L'Ultimo Uomo

Purtroppo non spero più in una terza guerra mondiale.
Anche i giovani fanno le marce per la pace. Stronzi!
Sono diventati tutti ragionevoli, hai capito.
Io non penso mai. Io odio e amo. Sono passionale e violento come gli uomini veri... diobono. E quando come ora senti vicino il fragore della battaglia... macché… niente... Stronzi!
E pensare che i popoli sotto sotto c'avrebbero voglia di... La nuova America è con me. La Russia lo è sempre stata. I libici se mi conoscessero canterebbero per me in metri nordafricani. Gli Svizzeri… no. Stronzi! Quando dico che la Svizzera è il solo paese che può essere democratico viene scambiato per un complimento. Sarebbe come dire ad un uomo che solo lui può essere gobbo ed eunuco. Solo un paese vile e insignificante può essere democratico. Lei mi dirà che lo sono tutti, eh? E io le dirò: "Appunto!".
L'umanità degrada di generazione in generazione. E la mollezza è il prezzo che si paga quando una pace diventa troppo duratura.
I giovani, che schifo! I giovani sono giovani solo nel senso dei foruncoli. I giovani sono stupidi per definizione, si sa, non si può pretendere. Ma almeno un po' di slancio, dico io, un po' di passione, no? Li vedo tutti i giorni per la strada, che si accarezzano, si "tocchignano" dolcemente, sensibili sai? Sì, anche i giovinotti sensibili sì. Le spalle sottili, le mani un po' bianchicce, i gesti dolcissimi, gli occhi languidi… ma i coglioni?
E le bambine, piccole margherite appena dischiuse, i seni quasi impercettibili, i "culini" stretti e piatti, certo, non faranno i figli per la patria... ma si innamorano sai, sì, si innamorano tutti, e si baciano, si baciano, montagne d’effusioni, scopatine, scopatine deliziose, affettuosi, dolciastri, con lo zucchero nel cuore, gli zuccheri nelle vene... il diabete generale!
E tutti che ci riflettono, sì, li prendono sul serio: "I giovani, i giovani…", "I giovani incontrano l'Europa", "I giovani e l'amicizia", "I giovani e i sentimenti"... Ci vorrebbero i calci nel culo, altro che convegni!
Adesso lei mi dirà che io sono un vecchio reazionario, eh? A lei non piace che io sia così poco permissivo, che io dica che i giovani sono senza coglioni e le donne senza bacino. Cretino!
A voi vi hanno rovinato le donne. Vi hanno completamente rincoglioniti, ce l'hanno fatta. Non siete riusciti ad arginare l'elemento femminile che porta sempre nelle cose serie il segno incorreggibile della sua frivolezza. La donna è stupida per definizione, si sa, non si può pretendere.
Una volta almeno si poteva fare l'elogio della fertilità, eh? C'avevano fianchi larghi da fattrici, abbondanti, prosperose, sane, eh?... C'avevano dei culi stupendi... enormi!
Ora non fanno più i figli, non c'hanno più neanche il culo… non sono più niente. E senza quegli amori, quegli slanci, quelle passioni, senza quelle patrie, quegli ideali, senza… senza quei culi appunto...
 



Al Termine Del Mondo

I vetri delle stanze hanno una forma rigida e perfetta
e l'uomo è fermo alla finestra, l'uomo aspetta.
Un grattacielo enorme, una mitologia nascente
e l'uomo guarda in basso dove c’è la strada
e non fa niente.
Adagio, distrattamente, senza angoscia, né stupore
fa qualche passo nel silenzio delle stanze
copiando gelide e automatiche sequenze
senza futuro né passato
probabilmente il tempo si è fermato.

E ancora lui nel semibuio tocca con le mani
qualche oggetto, poi lo sposta
si direbbe senza farlo apposta
ma forse distrattamente pensa alla sua storia
sembra quasi con sollievo
il suo bilancio è positivo.
Un uomo che nella vita ha sempre usato la ragione
con la certezza di aver fatto tutto bene.
Adesso abbassa le lussuose veneziane
e aspetta il colpo di fucile della fine.

Ma forse commettiamo un grosso errore
quando si pensa che quell'uomo
aspetta solo di morire.
Quando si pensa al futuro della Storia
come l'avessimo già visto o lo sapessimo a memoria
quando si pensa a uno sviluppo inarrestabile
e perfetto come fosse Dio
e lo confesso c'ho pensato anch'io
piagnucolando per come aveva già ridotto
quel poco che restava ancora del soggetto.

È vero c'è un momento
in cui ti pare sia finito il tuo viaggio
hai messo tutto a posto
senza accorgerti che stai morendo
che sei arrivato al capolinea
al termine del mondo.

Ma al termine del mondo per fortuna
le strade sono sempre più di una.

È vero abbiam commesso qualche errore
a dir che l'uomo muore
ma come Diogene, che certo non invidio
quanto si faticava a riconoscer l'individuo.
Un individuo che obbediva alla sua sorte
ma stranamente non era ancora la sua morte
e dico stranamente per quelli come me
che hanno creduto troppo a Francoforte.

Ma al termine del mondo per fortuna
le strade sono sempre più di una.

C'è sempre qualcosa che sfugge
alla ragione del presente
persino l'esattezza e la potenza del sistema
l'abbiamo vista come un mito
probabilmente esagerato.

C'è sempre qualcosa che sfugge
alla ragione del presente
persino quel residuo di individuo
chi lo può dire che d'un tratto
non tiri fuori il suo carattere ancestrale
di stare sempre alla finestra col fucile.

C'è sempre qualcosa che sfugge
alla ragione del presente
persino lo sfacelo generale
magari è solo un giusto ammonimento
e non la fine irreversibile e totale.

*Ma c'è sicuramente una ragione
se un'idea fa il suo bel giro
nella testa di un coglione.
L'idea era quella troppo elementare
che tutto si potesse livellare.
L'idea era quella troppo razionale
di un mondo senza un diavolo nel cuore.
L'idea era quella di un mondo senza neanche un Dio:
il coglione ero io.*

Ma al termine del mondo per fortuna
le strade sono sempre più di una.

Ma al termine del mondo per fortuna
le strade sono sempre più di una.

Ma prima di ammazzare un uomo ce ne vuole
mettiamoci ogni giorno alla finestra col fucile
e l'ultimo bagliore che vedremo bene
non sarà certo il colpo di fucile della fine.



L'Illogica Allegria

Da solo
lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino.
A volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino.

Lo so
del mondo e anche del resto
lo so
che tutto va in rovina
ma di mattina
quando la gente dorme
col suo normale malumore
mi può bastare un niente
forse un piccolo bagliore
un'aria già vissuta
un paesaggio o che ne so.

E sto bene
Io sto bene come uno quando sogna
non lo so se mi conviene
ma sto bene, che vergogna.

Io sto bene
proprio ora, proprio qui
non è mica colpa mia
se mi capita così.

È come un'illogica allegria
di cui non so il motivo
non so che cosa sia.
È come se improvvisamente
mi fossi preso il diritto
di vivere il presente

Io sto bene...
Questa illogica allegria
proprio ora, proprio qui.

Da solo
lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino.



Disperata Solitudine

Lei comincia a divincolarsi ma i suoi sforzi rendono più sensibile la sua debolezza e nello stesso tempo fanno ondulare il suo corpo contro il mio. Ora la trascino verso la camera, ma strada facendo mi fermo un po’ per obbligarla a strigersi di nuovo contro di me in modo da sentire bene il tenero strofinio dei suoi seni attraverso la seta sgualcita della camicia. Poi, sempre tenendola, costringo la piccina ad inginocchiarsi sul copriletto. Le immobilizzo i polsi dietro la schiena con una sola mano che preme contro l'incavatura della vita e la schiaffeggio più volte, senza fretta. Lei sa che ha bisogno di una punizione. Dopo le accarezzo con le mani la bocca, e anche le labbra, ma, siccome non si dimostra compiacente quanto voglio, la schiaffeggio ancora, senza spiegazioni. Punita per la seconda volta mi bacia senza reticenze. Allora la faccio stendere servile, sottomessa a pancia in giù – è la posizione che preferisco – ferma, cara, indifesa. Le faccio risalire la camicia e le spingo giù i pantaloni, dolcemente. Con la punta delle cinque dita sfioro la pelle nei punti in cui è più delicata, non tanto per interessare la prigioniera... Non tanto per interessare la prigioniera...
Questo pensiero rischia di farmi sfumare l'immagine.
Non tanto per interessare la prigioniera...
Accendo la luce e guardo il cuscino... la prigioniera.
Ecco, cosa c'è di bello nella masturbazione. Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi per l'altra persona. Però guai a distrarsi, eh, guai! Devi essere un tutto unico... testa e... tutto.
I ragionamenti intermedi sono fallimentari. Fra la tensione del pensiero e il corpo non deve esistere niente. La masturbazione… è la prima forma di interezza. E non solo quello. Nessuno ha mai parlato di questo modo di amare. Ma ti rendi conto? In due, sempre in due… oppure in tanti, che stronzata in tanti! L'amore in uno è il più perfetto. Non ha mai sfasature. È l'unico amore in cui una persona faccia veramente i conti con il proprio sesso. Purtroppo non lo si può raccontare a nessuno, il proprio sesso, diciamolo. Quanto sia acuto, profondo, illimitatamente libero... si deve andare fino in fondo, fino alle oasi più vergognose, che sono quelle più vere. Mi fanno ridere quelli che la chiamano “disperata solitudine”... È una scienza privata e universale, dài. È il rilancio dell'individuo. Ti libera dall'untuosa ideologia del sociale. Ti libera dei sofismi della conservazione della specie e ti porta verso l'immagine pura. È il più alto dovere dei poeti. O la capisci o non la capisci, o ce l'hai o non ce l'hai. Non ci si può accedere con la logica. È una verità del cuore. Come la mamma, come la Patria!…
Mi sono esaltato, eh! E ho perso la concentrazione.
Va be', fumiamo va. Guarda che casino c'è in giro… cicche, cartacce, camicie sporche, lenzuola... che disastro.
Però è bello tornarsene a casa da soli. Infilarsi sotto le coperte… e sapere già come andrà a finire. Ritardare. I piaceri vanno sempre ritardati. Quasi quasi questa sera resisto. Così domani è anche più bello.
Dicono che faccia male. Anche quella lí non l'ho mai capita.
Ma chissà quanti saranno quelli che a quarant'anni, da soli…
Non lo saprò mai!
E chi te lo racconta, dài… da piccoli sì, ma a quarant’anni SSS…
Non so se dormire o se tornare ai miei filmini.
Dunque: lei era prigioniera. Era prigioniera con le mani incatenate dietro la schiena, no, le catene non c’erano… ecco a me sono i dettagli che mi fregano!... L’ho persa, non la vedo più, la Lucianina non mi... non mi va più bene. Che cose strane! Probabilmente è il pensiero che diventa debole, e quando il pensiero si indebolisce…
Ma chissà quanti saranno quelli che a quarant'anni... No, sarei curioso di sapere che tipo di tecnica... Secondo me esistono due tendenze, sì. Quelli della donna astratta, stupenda, completamente inventata, piena di fianchi, di cosce, di tette... No, no, io sono più realista. Sì, non importa che sia bellissima… deve essere vera. Ecco, la devi capire… psicologicamente. Eh sì, perché cos'è poi un culo se non si conosce profondamente il proprietario?... Non è niente, dài. Non è niente, è un oggettone.
Le donne che scelgo per… se lo sapessero!… voglio dire, le mie donne, insomma, sono quelle che incontro tutti i giorni, sì, quelle di cui conosco la madre, il fratello, il cugino, il marito... quelle sposate... le mogli degli amici, stupendo!... Le faccio parlare proprio con la loro voce, sono precisissimo nell'immaginare i gesti. Ognuna ha il suo carattere. Mai, mai far fare le cose che loro non farebbero, mai! Magari che non hanno mai fatto… ma che io so che farebbero... con me le farebbero! Guarda la Barbara, per esempio... come la odio, la Barbara! Dice che è timida. Tipico. Dice che ha vergogna del suo corpo. Tipico… Ha vergogna del suo corpo e mette su delle gonne che s'incollano al culo! Va bene, ha il culo piccolo, lo ammetto... ma si vede di più, eh!!! Che fai, t'incazzi? Sì, m’incazzo. M'incazzo perché sono realista. E intanto la Barbara mi va via, mi svapora, mi si indebolisce il pensiero, mi s'intreccia con la Cornelia… La Cornelia?... La Cornelia è tutto un altro tipo, è isterica, fredda come il ghiaccio, aristocratica, mai un gesto fuori di posto… tutta dentro, tutta dentro bisognerebbe smuoverla, bisognerebbe smuoverla, tutta controllata, piena di dignità. Sarebbe bello vederla fondere, la sua dignità. Sarebbe bello vederla fondere. Ti scavo nel cervello, Cornelia. Te lo tirannizzo, così, così!
Basta. Basta.
È come uno schifoso guazzabuglio di pensieri che si scioglie. È una cascata di sintomi di delirio che gocciolano da tutte le parti. Basta, che miseria.
Ora bisogna abbandonarsi e dormire più che si può. Dormire?...
Si crede sempre che sia il fondo dello squallore quello che si è toccato. Chissà se esistono delle forze per andare più giù. Delle strane forze, e la prossima volta scendere più in basso. C'è un momento in cui si è veramente soli. Quando si arriva in fondo a ciò che siamo di orrendo, di squallido. Ma in fondo, proprio in fondo in fondo.
Il dolore stesso non vi risponde più. Gli occhi sono asciutti perché lí c'è il deserto. Strano, non c’è neanche il dolore nella solitudine, quella vera. Gli occhi sono asciutti. E Allora bisogna risalire da quel fondo... piano piano bisogna ritornare tra gli uomini.
Non c'è niente da fare. Bisogna ritornare con gli uomini... anche per piangere.



1981

Ma la Storia lasciò l’uomo
al numero 1981
e l’uomo come congelato
non intravedeva il suo destino.
Non era il capolinea
qualcosa doveva accadere
lo suggeriva una fede spontanea
che non era ancora il tempo di morire.

Il vecchio saggio
e il bimbo appena nato
guardavano la notte
dove il caso è in agguato.

E la notte
lasciava intravedere la notte
col trucco metafisico e scioccante
che l’è proprio
le cose che riuscivano a stupire
il bimbo e il vecchio.
Come ad esempio su di un cielo eterno
un grattacielo illuminato di pistacchio.

Il vecchio saggio
e il bimbo tra le braccia della mamma
di fronte a quella strana meraviglia
rinnovarono il dilemma
se quelle cose colorate e straordinarie
sarebbero col tempo diventate
se a Dio fosse piaciuto
necessarie.

Ma di una cosa siamo certi
che i loro occhi vedevano
non so se con fiducia o senza scampo
quell’enorme assurdità che è il tempo.

Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.

Questa volta c’era poca gente,
troppo poca gente
di cardinali e papi non se ne son visti
del resto i tuoi ministri
sono troppo effettuali
a noi piaceva immaginarli un po’ più metafisici e mentali
a noi che siamo i più ultimi fedeli
ma a scanso di fraintesi non faccio il polemista per mestiere
cerco solo di capire
di capire come fa la gente a vivere contenta
senza la forza vitale di una spinta
di capire come fa la gente che vive
senza correr dietro a niente.

È vero sono un po’ anarcoide e pieno di livore
ma in questo mondo troppo sazio di analisi brillanti e di torpore
ci sarà pure un po’ di spazio per chi si vuole sputtanare
perché piuttosto che giocare con le più acute e raffinate astuzie del cervello
è meglio ricoprirsi di merda fino al collo
e tirar fuori la rabbia spudorata di chi è stupido ma crede
e urla il suo bisogno disperato di una fede.

Perché Dio c’è ancora
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti non esisto.

È un Dio inconsueto, che non ha niente di assoluto
è un Dio che non conosce il bene e il male
figuriamoci il sociale
è un Dio severo che con magica ironia
ci diede insieme il falso e il vero
è un Dio inventato, senza altari né vangeli
ma è l’unica mia spinta in questo mondo di infedeli.

Signore Iddio, non so se faccia bene o faccia male
assistere ogni tanto al tuo definitivo e ricorrente funerale.

C’era poca gente appunto
troppo poca gente
e rimpiangevo le piccole sapienze
che ogni trapasso lascia
e poi non resta niente.
E mi veniva il mente quando si credeva come dei bambini
e insieme a tre ragazzi finiti male si livellava destini.
Ma come fate ora a vivere e a morire
senza qualcosa da inseguire
ma come fate a viver tra la gente
con l’anima neutrale e indifferente.

È vero, si perde un po’ il pudore a riparlare di morale
però mi fa un po’ schifo saltellare dal fanatismo più feroce
all’abbandono più totale
e praticare nei salotti la tecnica furbastra
di fare a gara chi è più a destra.

Confronto a questi ironici infedeli senza il minimo spessore
è molto meglio la mancanza più assoluta di pudore
confronto allo snobismo dei guardoni distaccati e intelligenti
è molto meglio persino la retorica dei vecchi sentimenti
è molto meglio l’urlo disperato di un coglione
che muore e che ha bisogno di una nuova religione.

Perché Dio c’è ancora,
Dio c’è ancora, io insisto
Dio c’è ancora, altrimenti io non esisto.

È un Dio incostante
che non ha mai fermato niente
è un Dio che si rincorre senza scampo
è l’immagine del tempo.
È un Dio un po’ strano che ci insegna la follia
di ribaltare sempre il piano
è un Dio ancestrale che è l’essenza del pensiero
la forza naturale che mi spinge verso il vero.

Signore Iddio, non so s’è irriverente o s’è normale
dover ricominciare dal tuo definitivo e ricorrente funerale.



Pressione Bassa

Purtroppo ogni mattina
mi sveglio
è ovvio, sto già incominciando a odiare
un po' il mondo.
La luce mi nuoce
c'ho male alle ossa
tra l'altro
ho la pressione bassa.

Schiaffeggio controvoglia
la sveglia
mi alzo e vado a pisciare
di pessimo umore.
Da anni la scena
è sempre la stessa
per forza
ho la pressione bassa.

Oltre a tutto dev'essere festa
vorrei essere come una talpa
che vegeta e basta.
Ma lo specchio del bagno
è spietato e mi attende
non c'è niente di meglio
di un uomo in mutande.

C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia... C'ho l'ansia.

Devo dire
non c’è neanche un piacere
che mi può sublimare.
Forse un grande amore
in barca a vela
nei mari del Sud.
Soli nella natura
lei era Eva ed io Robin Hood.

Mentre invece son qui
in via Pacini
mamma mia, come sono malato
c'ho tanti problemi.
Sono pallido e grigio
neanche al mare miglioro
non divento dorato
tutt'al più grigio scuro.

C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia... C'ho l'ansia.

C'ho anche un sacco di cose arretrate
devo fare di tutto
quasi quasi la cosa migliore
è tornarsene a letto.

Domenica mattina
che pena
sdraiato mi sento pesante
e penso alla gente
che compra le paste
che ascolta la Messa
anche il mondo
ha la pressione bassa.



L'Anarchico

Anarchico a me!? Ah, ah! Sono un demonio io, una belva umana, altro che anarchico. Sono dotato di una tale dose di cattiveria da affossare tutte le guerre del mondo.
Sono anche brutto, per rappresaglia. Fascino zero. Forse sono malato di fegato, ma non mi curo, così imparano!
Anarchico. Gli anarchici amano l'umanità. Sono una merda io, altro che anarchico. A me l'umanità mi piace guardarla dall'alto. A volte spengo la luce e mi metto alla finestra…
Ridicoli loro, eh? Curano la facciata e qualche volta anche il "didietro". E io invece da qui li vedo ribaditi, spiaccicati sul marciapiede, schifosi, con le gambette che escono dalle spalle. SPUT, SPUT, SPUT… Bisogna renderle chiare le superiorità morali anche con fatti materiali, sennò si afflosciano le superiorità; solo così si spiegano i campanili e le torri Eiffel. Qualcuno dice: "Andare a Dio". Guardare sotto... SPUT, dalla torre Eiffel, SHHH… BUM!
Quando si è sullo stesso piano degli uomini è difficile considerarli come delle formiche: ti sfiorano, ti accarezzano, ti entrano dentro. Che schifo. Ci si affeziona.
Non c'è niente di peggio dell'amore me lo devo ricordare, sono una merda io! SPUT, SPUT, SPUT.
"Che c’è?", guardano in su, "Stupidini! È il tempo che è cattivo? No, sono io che sono una merda!".
SPUT, SPUT, SPUT. I bambini... come li odio i bambini! Coi bambini è più difficile, è come bocciare il pallino. SPUT, SPUT, ci vorrebbe l'anticipo, SPUT. Ma cresceranno eh! Gli verranno dei bei testoni e allora io DEN, DEN, DEN… SPUT, SPUT. Guarda là, guarda come corrono, guarda eh, mai che vadano sotto una macchina, mai. lo sono per le macchine, per forza, sono una merda. Dai, dai, forza, dai, dai è tuo, è tuo prendilo, prendilo! L’ha mancato guarda, negati! Non ne prendono mai uno.
Una volta uno l'hanno preso. Non era un bambino, era un anziano… meglio che niente!
UUUU, l'ambulanza UUUU e io giù che arrivo primo. UUUU, l’ambulanza… PAH, sono arrivato lì primo.
L’ho visto lì per terra. Ho visto, tutto quel sangue! Quanto, quanto sangue! Stai calmo, mi dicevo, non è niente, non è più commovente di un po’ di smalto fresco, dai! Fai conto che gli abbiano dipinto la faccia di rosso, tutto qui, dai, che ti frega!...
A un certo punto ho sentito una sporca dolcezza, una schifosa pietà prendermi alla nuca e anche alle gambe e… BLOOM, son svenuto.
Ma come? Sono una merda!
Mi sono risvegliato in farmacia. Erano gentili, mi davano da bere, mi davano delle gran pacche sulle spalle… mi volevano bene! No! Sono scappato, li ho insultati, sono corso a casa terrorizzato. Per un attimo, anche se solo per un attimo, ho avuto paura di non essere neanche una merda!



Il Sosia

Fuori c’era un bel cortile
poi le grandi scale
e c’era il vento
e gli alberi di mele.

Si fece notte
e un uomo della mia statura e della mia presenza
mi conduceva in un’insenatura
che a un certo punto diventava la mia stanza.

Lì c’era tutta la mia vita
che per la prima volta mi si rivelava
e c’era un grande specchio
che indifferente mi duplicava.

L’uomo della mia statura e della mia presenza
forse troppo familiare
forse troppo somigliante
mi stava accanto e non faceva niente.

Mi giunse la sua voce
che assomigliava un po’ alla mia
ormai era più ingrata e senza sfumature
con certe fastidiose intonazioni
che sento a volte nelle mie registrazioni.

Ma più che altro
mi spaventò il suo volto
tremendamente uguale al mio
non ebbi più alcun dubbio
quell’uomo ero senz’altro io.

E allora io mi vidi
così brutto e scoperto
che fui preso dal terrore
e mi scoppiava il cuore
come fosse un infarto.

E lui rideva
e poi sputava l’aria
con una calcolata cattiveria,
e quella smorfia era la mia copia speculare
così imbruttita e repellente
da fare orrore.

Odio il tuo viso che è la mia caricatura
odio la tua voce che è la mia scimmiottatura
odio l’arroganza della tua idiozia
odio la tua stupida parola che è la mia.

Ma lui restava immobile a guardare
poi prese a parlare esageratamente adagio
mi disse che era logico e normale
che in quella notte di casuale sortilegio
aveva avuto il privilegio
di conoscere il male.

Fuori non c’era più il cortile
né le grandi scale
e nemmeno il vento
né gli alberi di mele.

Era come un sogno che svapora
che quando lo racconti
non riesci neanche a ricordarti.

Fuori mi aspettavano altri sogni
altri infarti.



Il Dilemma

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato, non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se ingannevole o divina.
Il dilemma rappresenta
l'equilibrio delle forze in campo
perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole aver la gente.

Lui parlava quasi sempre
di speranza e di paura
come l'essenza della sua immagine futura.
E coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l'ascoltava in silenzio, lei forse ce l'aveva già.
Anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.

In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova.
E ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità.
Ma stranamente lei si chiese
se non fosse un'altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa
all'epoca o alla Storia.

Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere.
Ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.
E questo è il sunto di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza.

Forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore, il culto del coraggio.
E rifiutarono decisamente
le nostre idee di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare.
Non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia.

Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso.
Vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e una donna
nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole avere la gente.



Il Porcellino

Caro Gismondo come andiamo, eh? Va sempre peggio.
Mi sono permesso di portarti un mandarancio… Ma figurati, era il minimo. Non lo mangi? È una palla, bello… o un ricordo? Che simpatico!
Dunque avanti, cominciamo. Come ti devi mettere? Bravo. Vedi che quando vuoi capisci, eh? Perché figliolo la parola è importante sai? È un suono, una musica, capisci eh?. Se tu a uno gli fai: "Zitto!", quello sta zitto, perché: zzz... zitto! Se invece gli fai: "Quieto!", quello si quieta, perché ‘quieto’ acquieta. Una musica, eh? Sta a sentire Gismondo: "Amore!", eh? "Amore..."… non ti si apre il cuore, eh? "Amore…". Non ti si apre il cuore, vabbe’.
Ascolta Gismondo, io non vorrei mai essere troppo severo nei tuoi confronti, ma neanche permissivo, eh?
Avanti, mangia il mandarancio! Certo, la parola non è tutto… specialmente per te… e ti do atto che esistono dei linguaggi più semplici e misteriosi e forse anche più immediati e veri, che sarebbero poi quelli della comunicazione "outre", "outre", eh? Il gioco per esempio, certo, il gioco, va benissimo. Facciamo un gioco, eh? Eh sì, facciamo quel giochino che uno deve ritirare… le mani prima che quell’altro colpisca, sai eh? È un giochino di prontezza di riflessi, sì.
Da piccolo lo facevo col gatto… TAC, TAC, ma poi si litigava uh, si litigava a morte, perché io… PA, PA, PA, gli facevo certi zamponi… si sa lo sport degenera sempre. E tutti che mi dicevano: "Vigliacco! Te la prendi perché e più piccolo!". Intanto non si possono sempre avere a disposizione degli elefanti, eh! E poi non mi sono mai piaciuti gli animali intelligenti, sono già viziati… non c’è dialogo. II cane mi fa schifo! Con quegli occhi… da cane! E i padroni che ci parlano. Ma capisci, parlano coi cani! Gismondo… ti vedo distratto, eh? Forse sei un po’ imbecille. Meglio, meglio: l’intelligenza non solo è superflua, ma intralcia… "outre". Certo è la fisicità che conta. Tu saprai certamente che di fronte all’eros, no… alla libido, certi istinti sono uguali per tutti, che dici? Forse lì potremmo capirci, eh, è vero?…
Gismondo mi vuoi un po’ di bene? Potresti innamorarti di me? Un domani?... Respinto. Non importa. No, non mi offendo. Vabbe’ non sono il tuo tipo, vabbe’. Ma Gismondo credimi, guarda che… guarda che l’amore è importante sai? L’amore è importante per… per… per trovare un punto di intesa, una penetrazione più… Voglio dire, ci sarà pur qualcosa che ci accomuna, una strada, qualcosa che valga per me, per te! Forse esistono delle cose ancora più semplici, eterne, assolute… la morte. Ah, ah, ah, ti ho fregato Gismondo, e già la morte, giusto… ma che ne so io della morte? Sì però dev’essere una cosa bella, eh? Un attimo in cui tutto si rivela, e avresti voglia di dire: "Ecco, è così."
Ho visto un porcellino morire, un giorno… Ti interessa? Soffriva sai? Mi guardava fisso e gemeva, era come una specie di calma. Poi il cuore ha cominciato a battergli forte… ma era bravo, sai? Ho avvertito che avremmo potuto capirci. Bastava pochissimo. Non era un agonizzante esigente. Forse perché aveva capito che quando si muore bisogna anche godere. Se i morenti piangono ancora è perché non godono abbastanza. Certo il peggio è per chi assiste. Le poche frasi balbettate annunciano solo stupore, fastidio, voglia di togliersi dall’imbarazzo e qualche volta anche paura e schifo.
Certo il peggio è per chi assiste… E mio padre moriva. Io lo avevo già visto molto malato, ma quella volta era diverso. Mio padre se ne andava di attimo in attimo, e io rimanevo di fronte a lui per compatire. Capivo che lui non mi ritrovava, ma non basta capire, bisognerebbe essere. Dovevo trovare in me un uomo più grande di me per aiutarlo a morire dolcemente. Ma c’ero solo io, questo. E mi mancava la possibilità di dire una cosa a un altro. Questa io non ce l’avevo. Provai ad allungare una mano ma con paura, senza amore. Forse è solo questo che possiamo fare senza ingannare noi stessi. Sudava gocce così grosse che sembrava piangesse con tutto il corpo. In quei momenti è seccante essere diventati poveri come si è. Si manca di quasi tutto quello che occorre per aiutare qualcuno a morire. Mio padre era solo.
Ma se non esiste più neanche un essere, magari in qualche parte del mondo, con cui puoi… sono solo! Sono solo! SONO SOLOOO!!!
.



Io Se Fossi Dio

Io se fossi Dio
e io potrei anche esserlo
sennò non vedo chi.
Io se fossi Dio
non mi farei fregare dai modi furbetti della gente
non sarei mica un dilettante
sarei sempre presente.
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
o meglio ancora a criticare
appunto cosa fa la gente.

Per esempio il piccolo borghese
com’è noioso
non commette mai peccati grossi
non è mai intensamente peccaminoso.
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda
lui pensa che l’errore piccolino
non lo conti o non lo veda.
Per questo
io se fossi Dio
preferirei il secolo passato
se fossi Dio
rimpiangerei il furore antico
dove si odiava e poi si amava
e si ammazzava il nemico.

Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio
non sarei così coglione
a credere solo ai palpiti del cuore
o solo agli alambicchi della ragione.
Io se fossi Dio
sarei sicuramente molto intero e molto distaccato
come dovreste essere voi.
Io se fossi Dio
non sarei mica stato a risparmiare
avrei fatto un uomo migliore.
Sì, vabbe’, lo ammetto
non mi è venuto tanto bene
ed è per questo, per predicare il giusto
che io ogni tanto mando giù qualcuno
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora più casino.

Io se fossi Dio
non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull’amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po’ meglio.
Infatti non è mica normale che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India
c’ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna
che viene da dire
“Ma dopo come fa a essere così carogna?”
Io se fossi Dio
non sarei ridotto come voi
e se lo fossi io certo morirei per qualcosa di importante.
Purtroppo l’occasione di morire simpaticamente
non capita sempre
e anche l’avventuriero più spinto
muore dove gli può capitare e neanche tanto convinto.

Io se fossi Dio
farei quello che voglio
non sarei certo permissivo
bastonerei mio figlio
sarei severo e giusto
stramaledirei gli inglesi come mi fu chiesto
e se potessi
anche gli africanisti e l’Asia
e poi gli americani e i russi
bastonerei la militanza come la misticanza
e prenderei a schiaffi
i volteriani, i ladri
gli stupidi e i bigotti
perché Dio è violento!
E gli schiaffi di Dio
appiccicano al muro tutti.

Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli.

Finora abbiamo scherzato.
Ma va a finire che uno
prima o poi ci piglia gusto
e con la scusa di Dio tira fuori
tutto quello che gli sembra giusto.
E a te ragazza
che mi dici che non è vero
che il piccolo borghese è solo un po’ coglione
che quell’uomo è proprio un delinquente
un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia
e che ha tentato pure di violentare sua figlia.
Io come Dio inventato
come Dio fittizio
prendo coraggio e sparo il mio giudizio e dico:
speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia.
Così per i giornali diventa
un bravo padre di famiglia.

Io se fossi Dio
maledirei davvero i giornalisti
e specialmente tutti
che certamente non sono brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete
avete ancora la libertà di pensare
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere
e di fotografare.
Immagini geniali e interessanti
di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento.
Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti
e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano.
Sì, vabbe’, lo ammetto
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia
ma io se fossi Dio
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia.

Ma io non sono ancora
del regno dei cieli
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio
naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente
nel regno dei cieli non vorrei ministri
né gente di partito tra le palle
perché la politica è schifosa e fa male alla pelle.
E tutti quelli che fanno questo gioco
che poi è un gioco di forza ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo
e tutti quelli che fanno questo gioco
c’hanno certe facce che a vederle fanno schifo
che sian untuosi democristiani
o grigi compagni del Pci.
Son nati proprio brutti
o perlomeno tutti finiscono così.
Io se fossi Dio
dall’alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare Platone
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione.
È un uomo a tutto tondo
che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo
che scivola sulle parole
anche quando non sembra o non lo vuole.

Compagno radicale
la parola compagno non so chi te l’ha data
ma in fondo ti sta bene
tanto ormai è squalificata
compagno radicale
cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
ti muovi proprio bene in questo gran casino
e mentre da una parte si spara un po’ a casaccio
dall’altra si riempiono le galere
di gente che non c’entra un cazzo.
Compagno radicale
tu occupati pure di diritti civili
e di idiozia che fa democrazia
e preparaci pure un altro referendum
questa volta per sapere
dov’è che i cani devono pisciare.
Compagni socialisti
ma sì, anche voi insinuanti, astuti e tondi
compagni socialisti
con le vostre spensierate alleanze
di destra, di sinistra, di centro
coi vostri uomini aggiornati
nuovi di fuori e vecchi di dentro
compagni socialisti, fatevi avanti
che questo è l’anno del garofano rosso e dei soli nascenti
fatevi avanti col mito del progresso
e con la vostra schifosa ambiguità
ringraziate la dilagante imbecillità.

Ma io non sono ancora
nel regno dei cieli
sono troppo invischiato
nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio
non avrei proprio più pazienza
inventerei di nuovo una morale
e farei suonare le trombe per il Giudizio universale.
Voi mi direte: perché è così parziale
il mio personalissimo Giudizio universale?
Perché non suonano le mie trombe
per gli attentati, i rapimenti
i giovani drogati e per le bombe.
Perché non è comparsa ancora l’altra faccia della medaglia.
Io come Dio, non è che non ne ho voglia
io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili
o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili
ma come uomo come sono e fui
ho parlato di noi, comuni mortali
quegli altri non li capisco
mi spavento, non mi sembrano uguali.
Di loro posso dire solamente
che dalle masse sono riusciti ad ottenere
lo stupido pietismo per il carabiniere
di loro posso dire solamente
che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente.
Io come uomo posso dire solo ciò che sento
cioè solo l’immagine del grande smarrimento.
Però se fossi Dio
sarei anche invulnerabile e perfetto
allora non avrei paura affatto
così potrei gridare, e griderei senza ritegno
che è una porcheria
che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia.
Ecco la differenza che c’è tra noi e gli innominabili:
di noi posso parlare perché so chi siamo
e forse facciamo più schifo che spavento
di fronte al terrorismo o a chi si uccide c’è solo lo sgomento.
Ma io se fossi Dio
non mi farei fregare da questo sgomento
e nei confronti dei politicanti sarei severo come all’inizio
perché a Dio i martiri
non gli hanno fatto mai cambiar giudizio.
E se al mio Dio che ancora si accalora
gli fa rabbia chi spara
gli fa anche rabbia il fatto che un politico qualunque
se gli ha sparato un brigatista
diventa l’unico statista.

Io se fossi Dio
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio
c’avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia cristiana
è il responsabile maggiore
di vent’anni di cancrena italiana.
Io se fossi Dio
un Dio incosciente, enormemente saggio
c’avrei anche il coraggio di andare dritto in galera
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era.

Ma in fondo tutto questo è stupido
perché logicamente
io se fossi Dio
la Terra la vedrei piuttosto da lontano
e forse non ce la farei ad accalorarmi
in questo scontro quotidiano.
Io se fossi Dio
non mi interesserei di odio e di vendetta
e neanche di perdono
perché la lontananza è l’unica vendetta
è l’unico perdono.

E allora
va a finire che se fossi Dio
io mi ritirerei in campagna
come ho fatto io.



Il Futuro

Come… come conclusione mi sarebbe molto piaciuto un bel discorso sul futuro. Solo che io sul futuro c'ho ben poco da dire. So solo che un tempo, non so se vi ricordate, si cercava di creare delle prefigurazioni di cose, di… di immagini a cui tendere, sì, quasi dei punti d’arrivo, eh? Erano come delle bellissime fotografie di una società che noi avremmo dovuto… Sì, poi queste immagini invecchiavano, si irrancidivano ma noi continuavamo ad essere affezionati a queste meravigliose fotografie ingiallite nella speranza magari che con una rispolveratina…
No, ora finalmente io non ho futuro. Ora io preferisco pensare che ciò che mi spinge fuori sia solo una conseguenza o meglio una forza che è alle mie spalle. Davanti c’è soltanto uno spazio vuoto. L’importante è guardarlo attentamente questo spazio vuoto, come se da un momento all’altro le cose potessero uscire dal silenzio e rivelarsi.



L'Attesa

No, non muovetevi
c'è un’aria stranamente tesa
c'è un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.

No, non parlatemi
bisognerebbe ritrovare
le giuste solitudini
stare in silenzio ad ascoltare.

L'attesa è una suspense elementare
è un antico idioma che non sai decifrare
è un'irrequietezza misteriosa e anonima
è una curiosità dell’anima.

E l'uomo in quelle ore
guarda fisso il suo tempo
un tempo immune da avventure
o da speciale sgomento.

No, non muovetevi
c'è un'aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.

Perché da sempre l'attesa è il destino
di chi osserva il mondo
con la curiosa sensazione
di aver toccato il fondo.

Senza sapere
se sarà il momento
della sua fine
o di un neo-rinascimento.

Non disturbatemi
sono attirato da un brusio
che non riesco a penetrare
non è ancora mio.

Perché in fondo anche il mondo nascente
è un po' artista
predicatore e mercante
e pensatore e automobilista.

E l'uomo qualunquista
guarda anche lui il presente
un po’ stupito
di non aver capito niente.

L'attesa è il risultato, il retroscena
di questa nostra vita troppo piena.
è un andar via di cose dove al loro posto
c'è rimasto il vuoto.

Un senso quieto e religioso
in cui ti viene da pensare
e lo confesso ci ho pensato anch'io
al gusto della morte e dell’oblio.

No, non muovetevi
c'è un'aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa.