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Testi Dialogo tra Un Impegnato E Un Non So

La Libertà

[parlato]:
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
fa l’amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]:
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche un gesto o un’invenzione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.



Dialogo I

[Voce fuori campo:] Chi sei?
[G:] Mah, non so.
[Voce fuori campo:] Chi sei?
[G:] Sono un non so.
[Voce fuori campo:] L’ironia è un’arma della borghesia. Chi sei?
[G:] Sono… sono uno che scrive.
[Voce fuori campo:] Ah, sei un poeta!
[G:] Beh, chiamami come ti pare.
[Voce fuori campo:] Un poeta rivoluzionario?
[G:] Sì, rivoluzionario.
[Voce fuori campo:] E di cosa parli?
[G:] Parlo dell’uomo, dei suoi rapporti, dell’amore, parlo di un albero…
[Voce fuori campo:] Ah, di un albero, ero lì che ti aspettavo! Ma non lo sai che parlare di un albero in tempo di rivoluzione è come tradire la rivoluzione?
[G:] C’è la rivoluzione?
[Voce fuori campo:] Non fare lo spiritoso! Parlavo dell’impegno, dell’impegno ideologico.
[G:] Questa l’ho già sentita.
[Voce fuori campo:] L’hai già sentita ma non l’hai imparata.
[G:] Non è che non l’ho imparata, è che a me non interessa il cervello che va, va, chissà dove… deve passare di qui, dentro. È l’istinto che mi interessa, lo stomaco!
[Voce fuori campo:] Ah, lo stomaco, ero lì che ti aspettavo!
[G:] Eh ma tu mi aspetti sempre da tutte le parti!
[Voce fuori campo:] Per forza, fai ancora il discorso sui sentimenti, sui dolori… lo so dove vuoi arrivare. Ma credi veramente di servire a qualcosa?
[G:] Mah, non so. Servo a qualcosa? Dite, ditelo voi, servo a qualcosa?… non dicono.
[Voce fuori campo:] Non servi a niente! Sei un poeta borghese. Ti rinchiudi in te, non riesci a tirare fuori un’idea, modificarla, cambiarla.
[G:] Un’idea, modificarla, cambiarla, elaborarla… ci vuole mica tanto! È cambiarsi davvero, è cambiarsi di dentro che è un’altra cosa!



Un'Idea


Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

In Virginia il signor Brown
era l'uomo più antirazzista
un giorno sua figlia sposò
un uomo di colore
lui disse: "Bene"
ma non era di buonumore.

Ad una conferenza
di donne femministe
si parlava di prender coscienza
e di liberazione
tutte cose giuste
per un'altra generazione.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Su un libro di psicologia
ho imparato a educare mio figlio
se cresce libero il bimbo
è molto più contento
l'ho lasciato fare
m'è venuto l'esaurimento.

Il mio amico voleva impostare
la famiglia in un modo nuovo
e disse alla moglie
"Se vuoi, mi puoi anche tradire".
Lei lo tradì
lui non riusciva più a dormire.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Aveva tante idee
era un uomo d'avanguardia
si vestiva di nuova cultura
cambiava ogni momento
ma quand'era nudo
era un uomo dell'Ottocento.

Ho voluto andare
ad una manifestazione
i compagni, la lotta di classe
tante cose belle
che ho nella testa
ma non ancora nella pelle.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione
la mia rivoluzione, la mia rivoluzione.



Le Cipolle

E poi non sono soltanto le idee che si devono digerire: anche le cipolle!
Mia madre da bambino mi picchiava. M’è rimasto un peso sullo stomaco, una cipolla. Non mi va né su né giù. So che se la digerissi mi farebbe anche bene, perché non è detto che una cipolla ti faccia male, se la capisci, butti via quello che non serve e tieni la sostanza.
Mia madre voleva molto bene a mio fratello, simpatico mio fratello, piace anche alle donne.
Che peso, lo stomaco. Deve essere una cosa importante la digestione. Ho provato anche a metterlo un po’ da parte il peso, le cipolle, come se non ci fossero: qualche foruncolino.
Mia madre per le indigestioni mi dava sempre la limonata Rougier. Era molto buona quand’ero malato, mia madre s’intende. Mio fratello non si ammalava mai. Era sano, e mia madre lo accarezzava, accarezzava anche me mia madre.
Non mi va giù. Potrei anche vomitare, ma vomitare non serve è come non mangiare, sì, lo so, l’importante è digerire, devo digerire!

Coro: Mangiare. Mangiare per non morire ma digerire. Digerire.

Certo, certo, la cipolla infanzia formato mamma, formato fratello, formato Gesù si può anche digerire. Un po’ di nausea, un po’ di stitichezza ma poi vai. È che più avanti vai più ti trovi di fronte a certi cipolloni!

Coro: Mangiare. Mangiare per non morire ma digerire. Digerire.

Fate tutto facile voi. La mia vita è piena di cipolle. Anche lo stomaco non fa in tempo: cipolla scuola, cipolla lavoro, cipolla sesso, dài giù, giù.

Coro: Mangiare. Mangiare per non morire ma digerire. Digerire.

Va bene. Scuola, lavoro, sesso posso anche digerirli, che poi c’è da vedere, ma con la cipolla esistenza come la mettiamo? Non so, dico… un dolore di quelli grossi, tipo cipolla famiglia. Che fai? Niente, non ne vieni fuori.



Il signor G e l'amore

Le chiedo scusa... prego, non è niente
potremo anche darci del tu
lei è così seria, è anche intelligente
come vorrei conoscerla di più.
E poi, e poi, e poi

Come sei bella
come sei bella
ho tanto bisogno di te.
Tu sei la donna della mia vita
ti chiedo di stare con me
perché ti amo, perché ti amo
ma com’è bella la vita in due!

Ti voglio bene, mi sono affezionato
ma a volte mi sento un po' giù.
Non faccio scene, ho sempre sopportato
da tempo non parliamo quasi più.
E poi, e poi, e poi...

[Parlato:] E poi, quando ci sono i figli... no, non possiamo. E i nostri genitori?... beh, quello è il meno... Certo che è dura: gli amici, la gente, anche il lavoro... No, non possiamo lasciarci... E allora? Continuare così per i figli, per tutti, la risata davanti agli altri, tutto tranquillo, regolare... il tradimento piccolo borghese, la falsità, la commedia, la meschinità, e poi, e poi, e poi...
Com'eri bella
com'eri bella
avevo bisogno di te.
Eri la donna della mia vita
ti ho chiesto di stare con me
perché ti amavo, perché ti amavo
ma com'è bella la vita in due!



Lo Shampoo

Una brutta giornata
chiuso in casa a pensare
una vita sprecata
non c'è niente da fare
non c'è via di scampo
mah, quasi quasi mi faccio uno shampoo.

Uno shampoo?

Una strana giornata
non si muove una foglia
ho la testa ovattata
non ho neanche una voglia
non c'è via di scampo
devo farmi per forza uno shampoo.

Uno shampoo?

Scende l'acqua, scroscia l'acqua
calda, fredda, calda...
Giusta!
Shampoo rosso e giallo, quale marca mi va meglio?
Questa!
Schiuma soffice, morbida, bianca, lieve lieve
sembra panna, sembra neve.

[parlato]: La schiuma è una cosa buona, come la mamma, che ti accarezza la testa quando sei triste e stanco: una mamma enorme, una mamma in bianco.

Sciacquo, sciacquo, sciacquo.

Seconda passata.

Son convinto che sia meglio quello giallo senza canfora.
I migliori son più cari perché sono antiforfora.
Schiuma soffice, morbida, bianca, lieve lieve
sembra panna, sembra neve.

[parlato]: La schiuma è una cosa pura, come il latte: purifica di dentro. La schiuma è una cosa sacra che pulisce la persona meschina, abbattuta, oppressa. È una cosa sacra. Come la Santa Messa.

Sciacquo, sciacquo, sciacquo.
Fffffff... Fon.



La Macchina


Una macchina. Una macchina nuova, di serie, pulita. Motore a posto, ho fatto l’ultimo tagliando, tutto funzionante. Lucida, verniciata, curata nelle sue rifiniture.
Il cambio è a cloche piccolo, finito allo snodo con un soffietto in finta pelle lucida, trapuntata.
Il posto per gli spiccioli, un rettangolo modernissimo, nero, zigrinato.
Portaceneri a sportelli di plastica neri opachi, perfettamente funzionanti.
Una mano, una mano di uomo, bianca, poco pelosa, si muove piano, apre un deflettore. Il vetro scivola, stride leggermente, un rumore sottile, acuto. Poi silenzio.
Una testa si avvicina, si appoggia al vetro. Una goccia cade adagio dalla fronte, ferma, immobile. L’uomo è fermo immobile. Anche la macchina è ferma immobile.
Un’autostrada, un’autostrada di macchine ferme. Molte, moltissime macchine ferme, una fila di macchine ferme.
È successo qualcosa, è successo qualcosa, rumore di clacson, sirena a luci intermittente.
"Sì, qualcosa al chilometro 107. Un camion."
Ancora silenzio. La fila è ferma, qualcuno scende. Silenzio. Un silenzio assurdo. Si sente parlare in inglese, lontano, bassa voce, come in un sogno. Ancora sirena lamentosa, ovattata, lontana.
Si risale. La fila procede adagio. Qualche sorpasso timido, emozionante, 120, 150, 190. Lampeggiatore, sorpasso. Lampeggiatore, sorpasso, clacson. La prima galleria, luci di posizione. Lampeggiatore, sorpasso, la seconda galleria.
Il paesaggio si muove, non è più orizzontale. Macchie verdi in alto, in basso, si distende a scaletta, saltellante, gradevole.
Galleria, buio, luce.
Galleria, buio, luce.
Galleria, buio, luce.
Apertura, ci siamo, il mare, il mare, il mare…



L'ingranaggio (Prima parte)

Un ingranaggio.
Un ingranaggio.

Un ingranaggio così assurdo e complicato
così perfetto e travolgente.
Un ingranaggio fatto di ruote misteriose
così spietato e massacrante.
Un ingranaggio come un mostro sempre in modo
che macina le cose, che macina la gente
sì, sì anch’io!
Sì, anch’io…



Il Pelo (Prosa)

No, io no. Io sono un uomo felice. Beh, forse la felicità non esiste, diciamo che sono un uomo sereno. Mi basta veramente così poco. Pensate, io non ho niente!

Coro 1: Io non ho niente.
Coro 2: Io non ho niente.
Coro 3: Io ho un pelo!

G: Eh già, lui ha un pelo. Chissà poi cosa se ne fa di un pelo. Lui ha un pelo, e io non ho niente...
Però bisogna ammettere che un pelo... è un pelo. E c’è chi ce l’ha, e c’è chi non ce l’ha... io per esempio non ce l’ho... che a pensarci bene un pelo mi sarebbe anche utile! Eh sì, oggi come oggi uno che non ha un pelo... Bisogna che me lo procuri.
Sì, io devo avere un pelo!
Uhaaaa!!!

Io ho un pelo!

Coro 1: Io ho un pelo.
Coro 2: Io ho un pelo.
Coro 3: Io ho dieci peli!

Beato lui che ha dieci peli! No per carità, io non mi lamento, io il mio pelo ce l’ho...
Certo che uno che ha dieci peli è già in un’altra posizione. Uno con dieci peli ha praticamente risolto... dieci peli sono già una peluria, eh! Bisogna che me li procuri.
Sì, io devo avere dieci peli!
Uhaaaa!!! Dieci.

Io ho dieci peli!

Coro 1: Io ho dieci peli.
Coro 2: Io ho dieci peli.
Coro 3: Io ho cento peli!

Maledizione! Lui ha cento peli, cento, e io sono stanco, distrutto, non ce la faccio più, ma resta il fatto che lui ha cento peli e io ne ho dieci, e dieci peli oggi cosa sono... non sono più niente, sono una miseria.

Coro in sottofondo: Noi abbiamo cento peli. Noi abbiamo mille peli. Noi abbiamo centomila peli. Noi abbiamo un milione di peli.

Devo farcela, devo reagire, anch’io devo avere tanti peli, per me, per i miei figli. Anch’io avrò tanti peli...
Anch’io...
Sì, sì...



L'ingranaggio (Seconda Parte)


Anch'io devo andare sempre avanti
senza smettere un momento
devo andare sempre avanti
e lavorare, lavorare, lavorare
e continuare a lavorare, lavorare, lavorare
e non fermarsi mai.

E non fermarsi mai
e non fermarsi mai
e avere dentro il senso
che non sei più vivo
e faticare tanto
trovarsi con un vecchio amico
e non saper che dire.
Capire che non ho più tempo
per il riso e il pianto
saperlo e non aver la forza
di ricominciare.

Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell'ingranaggio.

Ricordo quelle discussioni
piene di passione
di quando facevamo tardi
dentro a un'osteria.
L'amore, l'arte, la coscienza
la rivoluzione
sicuri di trovar la forza
per andare via.

Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell'ingranaggio.

L'ingranaggio.
Questo ingranaggio così assurdo e complicato
così perfetto e travolgente.
Quest'ingranaggio fatto di ruote misteriose
così spietato e massacrante.
Quest'ingranaggio come un mostro sempre in moto
che macina le cose, che macina la gente
sì, anch'io, devo andare sempre avanti,
senza smettere un momento
devo andare sempre avanti
e lavorare, lavorare, lavorare
e continuare a lavorare, lavorare, lavorare
e non fermarsi mai!

E non fermarsi mai
e non fermarsi mai
e ritornare a casa
silenzioso e stanco
senza niente dentro
appena il cenno di un sorriso
senza convinzione.
La solita carezza al figlio
che ti viene incontro
mangiare e poi vedere il film
alla televisione.

Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell'ingranaggio…



Dialogo II


[Voce fuori campo:] Sì, sì, ma basta con questi problemi personali, sulla tua vita, sulla tua famiglia!
[G:] Ma insomma tu cosa vuoi, chi sei?
[Voce fuori campo:] Sono un extraparlamentare di sinistra!
[G:] E io sono un "extrafamigliare" di sinistra!
[Voce fuori campo:] Ma non ha mai pensato che la tua oppressione è un po’ meno pesante di quella di tanti altri? Non sai che c’è gente che deve pensare a mangiare, continuamente, con assillo?
[G:] Che fame!
[Voce fuori campo:] Non fare il cretino! C’è davvero gente che non mangia nemmeno!
[G:] Anch’io mangio poco. Roba leggera.
[Voce fuori campo:] Perché sei malato come tutti gli "intellettualini" che soffrono tanto per il loro foruncoli e non si accorgono dei pericoli veri che ci circondano: repressione, persuasione occulta, fascistizzazione, pericoli enormi, incombenti, subdoli, misteriosi…



La Presa Del Potere


[parlato]: Un mastino. Un mastino nero, lucido, metallico. Un cane mastino con un occhio solo, vitreo, in mezzo alla fronte. Una mano che schiaccia un bottone. Dall'occhio del mastino parte un fascio di luce intensa, verdastra, elettrica...
Psss... psss... psss...

Avvolti in lucidi mantelli
guanti di pelle, sciarpa nera
hanno le facce mascherate
le scarpe a punta lucidate
sono nascosti nella sera.

Non fanno niente, stanno fermi
sono alle porte di Milano
con dei grossissimi mastini
che stan seduti ai loro piedi
e loro tengono per mano.

Han circondato la città
la stan guardando da lontano
sono imponenti e silenziosi.
Chi sono? Chi sono?
I laureati e gli studiosi.

E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.

Psss... psss...
Ora si muovono sicuri
coi loro volti mascherati
gli sguardi fissi, minacciosi
vengono avanti silenziosi
i passi lenti, cadenzati.

Portano strane borse nere
piene di oggetti misteriosi
e senza l'ombra di paura
stanno occupando i punti chiave
tengono in pugno la Questura.

Dagli occhi chiari dei mastini
parte una luce molto intensa
che lascia tutti ipnotizzati.
Chi sono? Chi sono?
L'intellighenzia e gli scienziati.

E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar
e l'Italia rideva e cantava.

Psss... psss...
Ora lavorano più in fretta
hanno moltissimi alleati
hanno occupato anche la RAI
le grandi industrie, gli operai
anche le scuole e i sindacati.

Ora si tolgono i mantelli
son già sicuri di aver vinto
anche le maschere van giù
ormai non ne han bisogno più
son già seduti in Parlamento.

Ora si possono vedere
sono una razza superiore
sono bellissimi e hitleriani.
Chi sono? Chi sono?
Sono i tecnocrati italiani.

[parlato]: Eins zwei, eins zwei, alles kaputt!

E l'Italia giocava alle carte
e parlava di calcio nei bar...



Gli Intellettuali

(Parlato) No. Io sono un uomo di cultura. Io con quelli lì non ci vado, sono testacchioni. Sì, forse l’impostazione è anche giusta, ma ci sono troppe cose… Certo che il mondo va male, vuoi che non lo veda? Sono più a sinistra di loro, io. È che loro sono ingenui, ignoranti, non hanno dubbi. Mentre io, io sono un problematico e prima di prendere una decisione…

Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali, sempre concettuali
sono esistenziali, molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.

(Parlato) Poi dicono, gli intellettuali. È chiaro, siamo su un altro livello. Loro vanno lì, si picchiano coi fascisti, con la polizia. Cosa risolvono? Non scavano, sono grossolani. Io sono anche magro. Diffido della gente robusta. Gli operai. No, intendiamoci, io sono più a sinistra di loro. È che tanto non si può far niente. Toh! Un po’ di vento. E questa foglia che mi batte su un occhio... Agire, dicono, bisogna agire. Che fastidio, questa foglia... Bisogna vedere come si agisce e se si può agire. Intanto batte, eh... Cosa posso fare? Niente, non c’è niente da fare.

Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.

(Parlato) Che fastidio, questa foglia. Batte sempre più forte. Cosa posso fare?... Niente, non c’è niente da fare.
Va a finire che perdo l’occhio.

.



E' Sabato

È sabato, è sabato.
Le nove e mezzo di sera, niente di anormale
ceniamo agli stessi posti eppure c’è qualcosa
si sente, prova a guardarla, c’è un’aria strana
non facciamo l’amore da una settimana.

È sabato, è sabato.
Domani niente lavoro, forse andiamo al mare
le slaccio la cintura e resto un po’ a guardare
la linea armoniosa del collo, la curva delle anche
che per me sono cose risapute e stanche.

Ma è nell’aria
non so da che cosa ma si sente, è nell’aria
si vede dai gesti, dai silenzi, è nell’aria.
In fondo è così naturale
un piccolo sforzo iniziale
poi tutto, tutto va da sé
tutto va da sé
senza fatica, senza fatica.

Le mani si muovono, accarezzano i fianchi
le bocche si avvicinano poi si staccano ancora
i corpi si sfiorano poi si allontanano
di scatto si riallacciano poi si comprimono
il respiro è più forte, incalzante
più affannoso, morboso, ansimante
parole sconnesse, frenetiche, senza pudore
è l’amore, è l’amore, è l’amore.

È sabato, è sabato.
Sdraiati nudi sul letto, un asciugamano
adesso c’è un gran silenzio, un senso d’abbandono
un letto che cigola piano, si avverte il suo rumore
nella stanza di sotto stan facendo l’amore.
Più forte
spaventoso come un treno, si sente, più forte
poi gridi, soffocati mugolii, sempre più forte
lamenti e respiri affannosi
signori così rispettosi
come fanno? Non ce li vedo
non ce li vedo proprio
come conigli, come maiali.

Mi alzo, vado in bagno, le mani appiccicose
rumore di acqua che scorre, la pancia appiccicosa
dall’appartamento di sopra, dall’appartamento di sotto
rumori di gente che si lava
rumori di cessi e di sciacquoni
bellissimo, un amore tutti insieme
un amore collettivo
ma sì, domani è festa
i letti che si muovono
sì, sciacquoni, sciacquoni
forza cessi, è sabato, è sabato, è sabato.



Noci Di Cocco


Coro: Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!
Che fame!

G: E qui, in quest’isola deserta, non c’è niente da mangiare!

Che fame!
Che fame!

G: Poveri noi. Così uniti, così solidali, tutti uguali senza niente da mangiare!

Che fame!
Che fame!

G: Uhè! Uhè! Vedo delle noci di cocco. Sì, ci sono moltissime noci di cocco!

Coro: Bene! Evviva! Abbiamo trovato le noci di cocco!
Abbiamo trovato le noci di cocco!
Abbiamo trovato le noci di cocco!
Abbiamo trovato le noci di cocco!

G: No. No. Ho trovato le noci di cocco!
Eh sì, le noci di cocco le ho trovate io, quindi me le mangio io!

Coro: Ma anche noi abbiamo fame!

G: No vedete ragazzi facciamo un ragionamento. Nella vita non tutti gli uomini sono uguali: ci sono uomini normali e uomini d’ingegno. Non a caso le noci di cocco le ho trovate io!

Coro: Ma cosa te ne fai di tante noci di cocco? Tu se solo e noi siamo in tanti!

G: Non è il numero che conta è l’intelligenza dell’individuo!

Coro: Tu se solo e noi siamo in tanti!

G: Non crederete mica di farmi paura con delle minacce vero?

Coro: Tu se solo e noi siamo in tanti!

G: È vero! Io sono solo e loro sono tanti. Bisogna che li calmi. Certo non con le noci eh?
Bisogna che inventi qualcosa, qualcosa di giusto, di civile. Guai se cominciamo con la violenza. Il rispetto! Il rispetto di quello che siamo, di quello che abbiamo, qualcosa di serio, di importante, di democratico!
Ci sono, ho trovato! Invento lo Stato!

Coro: (intona l’Inno di Mameli)



La Libertà

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
fa l’amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche un gesto o un’invenzione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.



La Bombola

SSSSHHH-AAAH!
SSSSHHH-AAAH!
‘SSSSHH’... Non si respira!... Manca l’aria!
Ahhh... Una bombola, una bombola grigia, bella, col bocchettone...
Sssshhh... Caro signore, oso dire in tutta coscienza che lei avrà modo di convincersi della piena convenienza e sensatezza nel seguire le mie indicazioni e i miei consigli!...
Ahhh... sono un amatore di bombole grigie... con bocchettone...
Non si respira... manca l’aria... c’è come... una cappa, non si sa perché...
Sssshhh... strano, eppure si può far tutto, siamo liberi, abbiamo raggiunto il benessere, ogni quattro-cinque anni si vota, si fanno le olimpiadi, tutto normale, se c’è qualche guerra è per far star meglio gli altri....
Aaahh... tutto perfetto... manca un po’ l’aria... c’è come... una bombola... ci vuole una bombola...
Sssshhh... Ho provato anche con lo iodio, la mattina, sul mare... ma ci sono gli asmatici...
Aaahh... antipatici... presuntuosi, intuititivi, artisti... dicono che sono stati i primi a non respirare...
Sssshhh... una volta c’era un’altra aria, sopra... tutti più o meno potevano respirare... gli asmatici, no!... Devo riconoscere che sono all’avanguardia... non mi interessa... rimango un amatore di bombole grigie, con bocchettone...
Sssshhh... Vede, mio caro signore, il respiro più è difficile, più è un’arte. Un determinato comportamento che per un praticante avventizio potrebbe apparire difficile, bocchettone a valvola d’argento "enfisema uno", diviene estremamente semplice quando colui che lo attua occupa un posto di intelligenza e di esperienza nella nostra comunità asfittica! Hhhhhh! Hhhh!
Questa tecnica più moderna di respirazione distrugge le meschine convenzioni dell’aria normale, quella vera, e va considerata dal punto di vista dell’opportunità offertaci di migliorare l’umanità attraverso una meravigliosa bombola grigia bocchettone d’argento "enfisema unooo"!!! Hhhhhh!!!
A questo punto mio caro signore, per i nostri interessi i costruttori di bombole non hanno esitato a mettere da parte tutte le sorpassate precedenti esperienze per rinnovarsi e prospettarci così in tutta onestà verso i nostri bisogni la favolosa superbombola grigia bocchettone d’oro "enfisema dueee!"
Hhhh-aaahh!
Hhhh-aaahh!
Hhhh-aaahh!

Coro: Hhhh-aahh!
Hhhh-aahh!
Hhhh-aahh!



La Benda

Bendopoli. Una piccola città, pulita, ordinata, nel suo piccolo organizzata. Sono nato qui 33 anni fa, coniugato, statura: 1 e 74, capelli: scuri, segni particolari: benda variopinta.
Come va?
Benissimo, grazie. Sono stato anche dal medico che mi ha trovato perfettamente a posto: nevrosi acuta, condizionamento totale, visione delle cose zero… normale insomma.
Eppure da un po’ di tempo mi sembra che questa benda non funzioni tanto bene. Strano è nuova nuova. Poi adesso le fanno così belline, colorate, di vari tessuti, di varie forme. Oh Dio, niente a che vedere con le bende di prima della guerra eh? Intanto erano nere… oscurità totale, poi altre bende, altri spessori… certe partite a moscacieca!
Insomma da un po’ di tempo mi sembra che questa benda lasci intravedere degli oggetti, delle facce, intuire dei movimenti. Mah, sono un po’ "preoccupatino".
Che si sia allentata? Beh, ma se è solo questo posso stringerla io stesso, è un gioco facilissimo, magari, magari un po’ pericoloso, basta stare un po’ attenti. Ecco la tiro su qui da di dietro, ancora un momento, così, ecco…
Oh Dio! M’è caduta la benda!
Uhè! Sono senza benda! È la prima volta nella mia vita! Però non si sta poi neanche tanto male eh?

Coro: È pazzo! È pazzo!

G: No, non sono pazzo. Dico che forse si potrebbe vivere anche senza benda.

Coro: È pazzo furioso!

G: Ma no, anzi vi dirò una cosa: io la benda non me la metto più!

Coro: Bisogna impedirgli di nuocere. Stasera. È per stasera.



La Caccia

Una piccola città
più pulita, più ordinata
di un verde giardino
dove c’è
una gran serenità.

In quella piccola città
tra persone rispettate, persone educate
ognuno ha
comprensione e carità.

[parlato:] Stasera, è per stasera… mi vengono a prendere… l’hanno deciso sono tutti d’accordo. Hanno messo a letto i bambini, in orario, con cura, precisi, decisi.

Coro: Prendilo, prendilo…


[parlato:] Eccoli, eccoli, mi cercano, mi vogliono… come hanno fatto con gli altri. Sono molti, moltissimi, tutti uguali… ho paura, ho paura!

In coro: Prendilo, prendilo, prendilo, non deve scappare, circondalo, agguantalo, colpiscilo, ammazzalo.

Eccoli, li sento
gli urli rabbiosi mi arrivano al cervello
le mani che mi tremano
i nervi che mi crollano…

In coro: Prendilo, prendilo, prendilo, non deve scappare, circondalo, agguantalo, colpiscilo, ammazzalo.

Eccoli, incalzano
sento la bocca, la bocca che si asciuga
la vista che si annebbia
gli occhi che mi bruciano…

In coro: Prendilo, prendilo, prendilo, non deve scappare, circondalo, agguantalo, colpiscilo, ammazzalo.

Li vedo, li vedo, li vedo
le facce stravolte, i volti abbruttiti
gli occhi iniettati di sangue
i pugni protesi, i sassi, i bastoni
la rabbia, una cosa sfrenata, le grida bestiali da cani rabbiosi…
cani, cani, un urlo di cani rabbiosi, cani, cani, un urlo di cani rabbiosi…

In coro: Prendilo, prendilo, prendilo, non deve scappare, circondalo, agguantalo, colpiscilo, ammazzalo.

Sento la testa, la testa che si spezza
sento il cuore, il cuore che mi scoppia
le tempie che mi battono
le vene che si gonfiano
le gambe che non reggono
le forze che mi mancano
le forze che mi mancano
le forze che mi mancano…

Una piccola città…
Una piccola città…
Una piccola città…



La Collana

G: Su, venite tutti qua che facciamo un gioco.

Coro: Bene… bene… dài giochiamo…

G: Giochiamo al gioco della collana.

Coro: Bene… il gioco della collana… che bello…

G: Per essere bello devono giocare tutti, eh?

Coro: Benissimo… giochiamo tutti… dai, dai giochiamo…

G: Adesso ve lo spiego: uno di noi alla volta terrà al collo questa collana e dirà agli altri quello che devono fare e gli altri la ubbidiranno.

Coro: Che bello… che bello… dai giochiamo…

G: Poi quando gli altri ne avranno voglia diranno a quello che comanda il gioco di togliersi la collana e di darlo a un altro e così via, eh?

Coro: Bene… che bello… dai giochiamo…

G: Allora vediamo un po’ chi comincia.
Comincio io per primo che conosco il gioco?

Coro: Insomma… ma… no… no…?!?

G: Come? È giusto che cominci io, no, che conosco il gioco?

………

G: Benissimo! Visto che siamo tutti d’accordo cominciamo.
Allora, avanti tutti insieme dite: "Pa-ra-pa".

Coro: "Pa-ra-pa".

G: Bravi. Adesso dite: "Pi-ri-pi".

Coro: "Pi-ri-pi".

G: Benissimo. E adesso dite: "Po-ro-po".

Coro: "Po-ro-po"… No… basta… no… no… No senti non ci divertiamo. Tu ci stai facendo fare delle cose completamente imbecilli!

G: Accetto volentieri le critiche. Quindi se lo desiderate cambio discorso.
Dunque: "Pe-re-pe"… "Pu-ru-pu".

Coro: Buh… ma… basta… no… basta… No senti, avevi detto che quando gli altri volevano potevano farti togliere la collana e questo è il momento!

G: Certo. Se lo volete dovete allora decidere a chi andrà la collana.
Fatelo con calma e pensateci bene. E in questa fase di preparazione guardate attentamente la lucina, ecco questa lucina, la vedete? Pensate, concentratevi, pensate liberamente, non lasciatevi condizionare così, bravi, ecco, così!
Avete deciso?

Coro: Abbiamo deciso, votiamo per te!

G [simulando l'inquadratura del volto in uno schermo televisivo]: Grazie signori! Sono contento della stima e della fiducia che ancora una volta ci avete concesso. Il nostro governo opera con il consenso del popolo per il bene del popolo.
Orsù, tutti insieme verso un mondo migliore: "Pa-ra-pa".

Coro: "Pa-ra-pa".

G: "Pe-re-pe".

Coro: "Pe-re-pe".

G: "Pa-ra-pa", "pe-re-pe"…

Coro: "Pa-ra-pa", "pe-re-pe"…



Il Mestiere Del Padre

[parlato:] Tribunale di Milano, dipartimento 137: in base all’articolo 431 del codice civile si assegna la bambina alla custodia della madre fino all’età di sette anni.

Suonare al tuo cancello
una carezza al cane
vedere un cameriere
la mia bambina è pronta.

È sempre ben vestita
le scarpe belle nuove
anch’io con la cravatta
la barba appena fatta.

Il sole del mattino
e dopo al luna-park
ai giardini, allo zoo
a vedere gli animali.

[parlato:] Che cosa ci faccio io qui? Che senso ha? Il padre non sono io, certo io l’ho fatta ma il padre è chi le sta insieme. A cosa serve questo affetto? A me forse, ma a lei? A lei no di certo.

Vieni un momento qui
mi sembri un po’ accaldata
su alzati da terra
ti sei tutta sporcata.

Ti prego sta un po’ ferma
sei sempre in movimento
dai siediti un po’ qui
ascoltami un momento.

[parlato:] La mia bambina ha tutto anche l’affetto, quello vero, quello di tutti i giorni. Che ci vengo a fare io qui tutte le domeniche inchiodato su una panchina a fare il mestiere del padre? Ma chi me l’ha ordinato? La morale? La coscienza? Chi? Sarà come tagliarsi un braccio, va bene me lo taglio!

Adesso vieni qui
dobbiamo andare a casa
su cerca di ubbidire
non fare la spiritosa.

Ti prego sta’ un po’ ferma
non riesco ad allacciarti
son già quasi le sette
e devo accompagnarti.

Suonare al tuo cancello
una carezza al cane
vedere un cameriere
ridargli la bambina.

Le scarpe gliele ho tolte
al parco è scivolata
ma non s’è fatta niente
s’è solo un po’ sporcata.

Un uomo alla finestra
che si intravvede appena
la chiamano in salotto
è già l’ora di cena.

[parlato:] Sì, domenica, va bene, domenica alla stessa ora.



Lui

Lui. Lui è. Lui è l’essere perfettissimo. Lui ti dà la libertà di parola, di pensiero. Con Lui l’uomo è libero. Libero di scegliere. Libero di farsi una carriera, di diventare qualcuno partendo dal niente, di raggiungere traguardi economici solidi e indistruttibili.
Con Lui non si corre il pericolo di diventare un numero, perché l’uomo avrà sempre lo spazio per manifestare la sua personalità, il suo genio creativo, e tutte le sue facoltà individuali.
Lui, l’onnipresente c’è sempre, dappertutto, nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, certo, ma anche nelle strade, anche qui, ora, in questo momento, anche a casa tua è lì che ti guarda, anche quando fai all’amore, non perché è un maniaco sessuale, no, ma perché vuole aiutarti a tenere unita la tua famiglia.
Lui, l’onnipotente può tutto, ma non usa mai tutta la sua potenza. Sì, è vero, qualche volta è armato, ma non per sparare, no mai! Lui le armi non le usa. Le ha lì per farti riflettere. E se non rifletti capisce che hai scarse capacità di concentrazione. E allora ti mette lì in uno stanzino, tranquillo, indisturbato, senza finestre, per evitarti distrazioni di qualsiasi genere e non ti fa fretta: hai tutto il tempo che... vuole.
Lui è una forza a se stante, quasi senza volontà, ma tramanda le sue leggi attraverso i suoi apostoli, che per il bene di tutti si occupano delle masse dirigendole nella produzione, nei rapporti umani, e persino nel tempo libero.
Questi apostoli, queste emblematiche figure, tanto vicine a Lui, sono i nostri Santi: sant’Agnelli, san Pirelli, san Costa... san Giovanni Borghi, san Marzotto dei Filati, san Felice Riva di Vallesusa, martire.
Il nostro lavoro, i nostri affetti, la nostra vita insomma, la nostra condizione, tutto dipende da loro. Ringraziamo.



I Borghesi

Quand’ero piccolo non stavo mica bene
ero anche magrolino, avevo qualche allucinazione
e quando andavo a cena, nel tinello con il tavolo di noce
ci sedevamo tutti e facevamo il segno della croce.

[Parlato] Dopo un po’ che li guardavo mi si trasformavano: i gesti preparati, degli attori, attori consumati che dicono la battuta e ascoltano l’effetto. Ed io ero lì come una comparsa, vivevo la commedia, anzi no la farsa, e chissà perché durante questa allucinazione mi veniva sempre in mente una stranissima canzone:

I borghesi son tutti dei porci
più sono grassi più sono lerci
più son lerci e più c’hanno i milioni
i borghesi son tutti…

Quand’ero piccolo non stavo mica bene
ero anche molto magro, avevo sempre qualche allucinazione
e quando andavo a scuola mi ricordo di quel vecchio professore
bravissima persona che parlava in latino ore e ore.

[Parlato] Dopo un po’ che lo guardavo mi si trasformava, sì, la bocca si chiudeva stretta, lo sguardo si bloccava, il colore scompariva, fermo, immobile, di pietra, sì, tutto di pietra, e io vedevo già il suo busto davanti a un’aiuola con su scritto: "Professor Malipiero – una vita per la scuola", e chissà perché anche durante questa allucinazione mi veniva sempre in mente una stranissima canzone:

I borghesi son tutti dei porci
più sono grassi più sono lerci
più son lerci e più c’hanno i milioni
i borghesi son tutti…

Adesso che son grande ringrazio il Signore
mi è passato ogni disturbo senza bisogno neanche del dottore
non sono più ammalato, non capisco cosa mi abbia fatto bene
sono anche un po’ ingrassato, non ho più avuto neanche un’allucinazione.

[Parlato] Mio figlio, mio figlio mi preoccupa un po’, è così magro, e poi ha sempre delle strani allucinazioni, ogni tanto viene lì, mi guarda e canta, canta un canzone stranissima che io non ho mai sentito:

I borghesi son tutti dei porci
più sono grassi e più sono lerci
più son lerci e più c’hanno i milioni
i borghesi son tutti…
mah!



L'Amico

[Parlato] Beh cos'è quella faccia eh? Dài su, non ne facciamo un dramma. Vedrai che quando sarai guarito ci ridi sopra!

Ma cosa fai? Ma cosa fai?
Dài non piangere, sei peggio d'un bambino!
Ma guarda un po', alla tua età!
Dài finiscila, che vuoi che sappiano le suore!
Ma smettila fissato, è chiaro che guarisci!
Ma che ti metti in mente, vedrai che starai bene.

Vedrai, vedrai…

Vedrai, andremo in giro insieme e troveremo il bosco pieno di animali
e poi andremo con la barca dove il mare è alto in mezzo ai pescecani
e poi stanchi morti andremo fuori a cena dalla zia Morina
che ci farà il coniglio e ci darà quel vino che c’ha solo lei.

Vedrai, vedrai…

Ci ubriacheremo insieme e canteremo in coro le nostre canzoni
e poi ci butteranno fuori e sveglieremo tutti pieni d’allegria.

Ma cosa fai? Ma cosa fai?
Ma piangi ancora, dài, non è poi tanto grave.
Non far così, dà retta a me, non hai niente,
ho già parlato col dottore.
Ti senti di morire, ma via, che cosa dici?
Vedrai che domattina starai senz'altro meglio.

Vedrai, vedrai…

Vedrai, ti porterò a ballare e ti farò sentire in forma come allora
vedrai, le nostre mogli a casa, andremo in giro soli in cerca d'avventura
e come da ragazzi tu sarai il migliore e mi farai soffrire
mi ruberai la donna e mi dirai ridendo che ami solo lei.

Vedrai, vedrai…

Ci ubriacheremo insieme e canteremo in coro le nostre canzoni
e poi ci butteranno fuori e sveglieremo tutti pieni d’allegria.

Vedrai…
Vedrai…
Vedrai…



Dialogo III

[Voce fuori campo:] Bravo! Bravo, bene! E adesso che hai fatto questa vigliaccata?...
[G:] Rieccolo.
[Voce fuori campo:] Sì, perché è proprio una vigliaccata speculare così sui sentimenti.
[G:] Io non speculo. Voi avete troppa paura, voi, dei sentimenti. Se non c’è un po’ di guerriglia non vi divertite. Ci sono anche dei casi umani normali, no?
[Voce fuori campo:] Quali casi umani? Il tuo è pietismo, privo di giudizio, è lascrimuccia facile che non costruisce niente. Sei un cattolico, ecco cosa sei, un cattolico! E volevi parlare con noi?
[G:] No, coi sordi è meglio di no! È chiaro se non parlo con voi con chi parlo?
[Voce fuori campo:] Ma tu devi andare a…
[G:] Alt!
[Voce fuori campo: ] A pregare dico, devi andare a pregare, ecco cosa devi fare.



Oh Madonnina Dei Dolori

Oh madonnina dei dolori
quanti dolori avete voi…
oh madonnina dei dolori
adesso vi racconto i miei.

Voi siete piena di dolori
ma anch'io credete non ne posso più
c'ho sempre un sacco di dolori
c'ho i reumatismi, sono molto giù.

Anche i rapporti con mia moglie
da un po' di tempo non ne abbiamo mai
ma d'altra parte è risaputo
che anche Giuseppe vi rispetta assai.

Per voi direi è anche giusto
tu sei la Vergine Maria
per noi la cosa è un po' diversa
a noi ci viene la malinconia.

Di vostro figlio sanno tutti
che non l'avete concepito voi
di questi casi ce ne sono molti
la stessa cosa è capitata a noi.

Il vostro è figlio del Signore
il famosissimo Gesù
il nostro è figlio di un signore
l'ha messa incinta e non s'è visto più.

Gesù era buono più di un santo
ma il porco Giuda lo tradì
mio figlio no, non era proprio un santo
una spiata ed è finita lì.

Il tuo figliolo è morto in croce
quanto ha sofferto lo sai solo tu
il mio è in galera da una vita
povero cristo non vien fuori più.

[parlato:] Madonnina dei dolori… la mia e la tua… due famiglie rovinate!



Ci Sono Dei MOmenti

Ci sono dei momenti che ho voglia di star solo
rinchiuso in una stanza a pensare ai fatti miei.
E almeno in quei momenti la mia disperazione
è troppo più importante, esisto solo io.

Vi confesso che in questi momenti
io me ne frego di quel che succede
me ne frego della politica
della gente che muore ogni giorno
dell’America, della Russia e della Cina.

In questi momenti io me ne frego
delle guerre civili
me ne frego dell’imperialismo
non mi importa del Vietnam
non mi importa del comunismo.

In questi momenti io me ne frego
degli operai
me ne frego dei licenziamenti
me ne frego di Marx e di Lenin
non sopporto Gianfranco Serena
i discorsi del baretto
me ne frego, me ne frego, me ne frego…

In questi momenti vedo solo la mia vita
e la mia sofferenza è la mia sola verità.
In questi momenti, cari compagni
ributtatemi nella realtà.



La Sedia

…La sedia!
La sedia è la sedia: visione globale dell’oggetto.
Generalmente di legno, faggio evaporato, noce dei casi migliori, talvolta di vimini, caso limite, non globale.
La sedia serve per sedersi e se di vimini stride alla pressione dei culi obesi, pesanti, sempre seduti: fenomenologia dell’oggetto.
Già, ma chi si siede?
Qui il discorso si fa più difficile ed occorre un’analisi più profonda alla luce della quale emerge un verità sconcertante: si siede chi ha la sedia.
Chi non ce l’ha?
Chi non ce l’ha è costretto a stare in piedi. Se ne deduce che inevitabilmente la sedia opera nell’umanità una piccola divisione.
Ma chi ha la sedia è gentile e la cede a chi è in piedi?
No! Chi ha la sedia se la tiene e ci sta comodamente seduto.
Ma allora cosa ci rappresenta il "Prego s’accomodi"?
Il "Prego s’accomodi" è un modo di dire, signorile e democratico, che fa notare le differenze ma con gentilezza. Meglio sarebbe sostituirlo con "Prego stia pure in piedi", ugualmente gentile però più vero!
Io la sedia ce l’ho però sto in piedi.
No, mi dispiace questo caso non è previsto!
Come non è previsto? Cercate di prevederlo perché io sono uno in piedi con la sedia.
Beh, allora diciamo che soggettivamente sei uno di quelli che stanno in piedi, ma oggettivamente…



Al bar Casablanca

Al bar Casablanca
seduti all’aperto
una birra gelata
guardiamo le donne
guardiamo la gente
che va in passeggiata
con aria un po’ stanca
camicia slacciata
in mano un maglione
parliamo parliamo di proletariato
di rivoluzione.

Al bar Casablanca
con una gauloise
la nikon, gli occhiali
e sopra una sedia
i titoli rossi dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
parliamo, parliamo di rivoluzione
di proletariato.

L’importante e che l’operaio prenda coscienza. Per esempio i comitati unitari di base… guarda gli operai di Pavia e di Vigevano non hanno mica permesso che la politica sindacale realizzasse i suoi obiettivi, hanno reagito, hanno preso l’iniziativa! Non è che noi dobbiamo essere la testa deli operai. Sono loro che devono fare, loro, noi…

Al bar Casablanca
seduti all’aperto
la nikon gli occhiali
e sopra una sedia i titoli rossi
dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
Parliamo, parliamo di rivoluzione, di proletariato…



Nixon

Uhe? Nixon? Eh? Una bella carriera eh? Poi dal niente eh? 200.000.000 di americani, tu il primo!
No, no, io niente. Sono anche più giovane io. No voglio dire ho meno problemi, che poi anche tu sei uno normale come tutti gli altri non è che… voglio dire, nella tua intimità… non so per esempio anche tu prima d’andare a letto ti lavi i denti, ti metti il pigiama, ti infili sotto le coperte e poi sei lì, prima di addormentarti, pensi a qualcosa, così. Capita anche a me, uguale. Pensi, senza sforzo… pensi… pensi alla pace…
Che dormita eh?
E poi, non so, ti vedo anche in un’atmosfera un po’ famigliare, sei lì a tavola magari con la Patty, sei lì e mangi, mangi non so, mangi una torta. No a me i dolci non mi piacciono. A te sì eh? Sei goloso eh? Ti mangi una torta, ti tagli una fetta, sei lì… l’Italia… la Germania… il Giappone… facciamo così va… ‘GRACK!’
Che mangiata eh?
E poi dopo mangiato anche tu andrai, anche tu andrai con licenza andrai a… o no? Già perché quelli lì ci vanno o non ci vanno? E non è che uno vada lì proprio per pensare, ma già che è lì, temporeggia, nell’attesa… e sei lì e pensi a qualcosa, così, pensi… pensi alla guerra… gli aeroplani… donne, bambini, 40.000 giovani americani, il Vietnam… che cagata!



Gli Operai

[parlato:] Sì. Sì, sì, li conosco quei discorsi, li ho fatti anch’io. È una vita che parlate di operai.

Belli, con le mani grosse e con i pugni chiusi.
Forti, con le braccia sporche e con il petto in fuori.
Nudi, sudati, coraggiosi
che si muovono gloriosi. Gli operai.

È una vita che fate la retorica sugli operai. Gli operai.

Belli, con le spalle larghe e i visi aperti.
Forti con i loro sguardi fieri e sani.
Veri, autentici, onesti
come si vedono sempre sui vostri manifesti.
Gli operai.

Ma basta con questi discorsi. Basta.

Gli operai sono gente come noi
e non è vero che hanno l’esclusiva
dello sfruttamento.
Gli operai sono anche peggio di noi
perché non ne hanno coscienza
non se ne rendono conto
e non sanno mai niente
e fanno discorsi grossolani che non si possono sentire.

Gli operai sono immaturi e impreparati
leggono poco e non si fidano della cultura.
Gli operai hanno ancora il complesso della borghesia
dei suoi valori scontati che loro vogliono imitare
con sforzi meschini che non si posson più vedere.
Gli operai.

Gli operai sono solo più oppressi e più sfruttati di noi
hanno altri problemi e non sono invischiati in oggetti
che noi custodiamo con cura.
Gli operai hanno addosso soltanto una rabbia che cresce
una rabbia che si estende
da sbattere addosso ai padroni
che la polizia difende.

Gli operai hanno ancora una forza per non farsi fregare
dalla gente per bene che con tante parole
e con tante promesse, li frena, li tiene.
Gli operai.

Gli operai hanno addosso una forza tremenda
che può rovesciare questo mondo di merda
che noi alimentiamo e non si ferma mai.

Gli operai.
Gli operai.
Gli operai…



Dialogo IV

[Voce fuori campo:] Canzone discutibile, comunque ti sei salvato nel finale!
[G:] Bravo, siamo sempre d’accordo… è la parte della canzone che mi piace meno!
[Voce fuori campo:] Certo perché tu li conosci così dal di fuori… ci sei mai stato in una fabbrica?
[G:] Veramente no. Ma che ci vado a fare io in una fabbrica? Per te è un’altra cosa, è una maniera di realizzarti, forse l’unica, la più giusta per te, ma per me…
[Voce fuori campo:] Eh già, tu te ne stai a casa coi tuoi sentimenti, coi tuoi dolori, ti realizzi con quelli, magari ti ci crogioli dentro, te li tieni come una malattia.
[G:] Ma di che dolori parli? Non ho mica detto che mi fa male un piede! Io, certo, parto da dei fatti personali… che poi sono anche di altri… per arrivare alla politica attraverso di me, sennò sarei astratto. Ma tu dico, tu, perché fai la rivoluzione?
[Voce fuori campo:] Come perché? Perché… perché ci sono un sacco di ingiustizie, perché c’è gente che sta male, che muore di fame, perché gli operai non devono essere sfruttati, non devono essere trattati come schiavi, non devono soffrire più…
[G:] Bravo Gesù!
[Voce fuori campo:] Cosa c’entra Gesù?
[G:] Sembri Gesù.
[Voce fuori campo:] Voglio rovesciare le strutture, voglio liberare il lavoro, perché sono un rivoluzionario, io.
[G:] No, sei il solito testacchione che per sfogare le sue libidini gioca a fare il rivoluzionario… finto!
[Voce fuori campo:] Sei tu il rivoluzionario finto!
[G:] No! Io sono rivoluzionario.
[Voce fuori campo:] No, io sono un rivoluzionario!
[G:] No io, mi dispiace, io sono un rivoluzionario.