Avvertenza!
Legge 633/41 art. 70 comma 1:  "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento,
sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purchè non costituiscano concorrenza alla utilizzazione economica dell'opera."
In altre parole: i testi delle canzoni che trovate su questo sito possono essere utilizzati solo ed esclusivamente per  uso personale o di discussione.
Maggiori info (e la legge completa) sul sito della SIAE (Diritto d'autore e Web / Ufficio Multimedialità / Domande e risposte-  (artt. 72 e segg. Legge 633/41))

 

Testi Un'Idiozia Conquistata A Fatica

L'Ingenuo (Prima parte)

Tu sei un ingenuo.
Tu credi che se un uomo ha un'idea nuova, geniale, abbia anche il dovere di divulgarla. Tu sei un ingenuo. Prima di tutto perché credi ancora alle idee geniali. Ma quel che è peggio è che credi all'effetto benefico dell'espansione della cultura.
No, al momento ogni uomo dovrebbe avere un suo luogo del pensiero protetto e silenzioso. La cultura deve essere segreta. Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi.
Tu mi dirai che la divulgazione è un dovere civile e che evolve il livello culturale della gente. Non riesci proprio a distaccarti da un residuo populista e anche un po' patetico. Purtroppo, oggi, appena un'idea esce da una stanza è subito merce, merce di scambio, roba da supermercato. La gente se la trova lì, senza fatica, e se la spalma sul pane, come la Nutella.
No, la cultura è delicata, e anche permalosa. Ci resta male se non si sente amata... o se le viene il sospetto di non essere un bisogno vero.
La cultura è come una luce che quando si espande troppo perde la sua luminosità. Il frastuono della cattiva divulgazione la affievolisce. Soltanto il silenzio ne salva l'intensità.



Il luogo del pensiero

Eppure continuando la nostra vita normale
si potrebbe capire quello che ci serve
che ci è davvero essenziale
si potrebbe guardare con un certo distacco
quasi sorridendo
tutto quello che accade nel delirio del mondo
si potrebbe sognare un luogo immaginario
e un po' inconsueto
un angolo inventato o forse vero.

Il luogo del pensiero
un rifugio dove mettersi al riparo
dall'affanno del presente e del futuro
uno spazio abitato dalle cose più vere
come un piccolo mondo che io possa contenere.

E allora superando le nostre ansie quotidiane
noi potremmo ascoltare soltanto
chi ci fa star bene
noi potremmo più che altro occuparci di noi
cominciando da adesso
prima che l'uomo muoia
nel grande vuoto del suo successo
noi potremmo costruire
su un terreno precario e disastrato
un individuo compiuto, cosciente e intero.

Il luogo del pensiero
per cercare al di là delle parole
qualche cosa che assomigli a una morale
dove un bimbo cresciuto
senza neanche un modello
possa già frequentare con rigore
il giusto e il bello.

Un luogo per trovare un barlume di coscienza
dai problemi del sociale alla sopravvivenza
dove il gusto della vita pur concreto che sia
non diventa mai volgare
perché ha dentro l'utopia
che è il vero luogo del pensiero
dove l'uomo del futuro sta crescendo
con l'idea di sé, ma con l’idea del mondo
dove l'uomo più solo non è mai in un deserto
se non chiude il proprio cuore
ma ogni giorno sa tenere il cuore aperto.
Coltivando quel tesoro
che è racchiuso dentro il luogo del pensiero.



Il successo

Purtroppo l'unica vera aspirazione degli uomini degli anni '90 è il successo. D'altronde è comprensibile. Il successo significa da sempre avere la stima degli altri, il riconoscimento dei propri meriti e delle proprie capacità.
Ma il successo degli anni '90 ha una sua caratteristica: quella di coincidere totalmente con la popolarità. Uno ha successo solo se è popolare.
E dato che i gusti della gente sono imprevedibili, uno può essere popolare perché è bello, perché è simpatico, perché è bravo... no, non perché è bravo... perché è buono, perché è patetico, perché è demenziale, perché è bravo... no, non perché è bravo... perché è ridicolo, perché è viscido, perché è antipatico... ma non perché è bravo... perché magari fa schifo. E la gente per la strada lo riconosce, lo ferma, e gli dice: "Complimenti, lei è il più schifoso!"
Nessuno, nessuno è esente da questa febbre di popolarità. A parte quelli che si esibiscono per professione che a questo punto sono diventati i più riservati, il campionario degli aspiranti è praticamente infinito: impiegati, piccoli artigiani, consiglieri comunali, mamme di tossicodipendenti, preti, pornostar, scienziati, magistrati, giornalisti, ministri e presidenti della repubblica, e anche papi. Tutti, tutti vorrebbero la prima pagina del Time's.
Non ha importanza la qualità delle cose che fai. L'importante è farsi conoscere. E questo è un bel vantaggio per le giovani generazioni che dovevano occuparsi della loro formazione per diventare seri, preparati, uomini di pensiero. Ma quale pensiero! La vera formazione professionale è quella che ti apre le porte per andare da Maurizio Costanzo, da Gerry Scotti, da Frizzi, da Bonolis, Castagna, dalla De Filippi e da Magalli. E anche da Marzullo... sottovoce.
E quando torni a casa tutti ti sorridono, ti guardano con curiosità, forse con ammirazione; tu senti di avere più potere, più fascino, e avverti subito negli occhi delle ragazze una luce strana che ti fa capire le enormi possibilità di affermare il tuo gene egoista. Cioè di scopare.
La popolarità quindi non richiede oggi una particolare genialità, anche se l'intelligenza non è un impedimento. Però dal panorama dei personaggi più famosi si arriva tristemente alla conclusione che per avere successo è meglio essere un po' cretini. Cretini, ma popolari. D'altronde non esistono che due possibilità: o sei un cretino conosciuto, o sei un cretino qualsiasi.



Il filosofo overground

Sono un filosofo overground
nessuno sa che sto ricostruendo
le nuove basi della vostra vita
sono un teorico del mondo.
Mi faccio carico delle coscienze
e dei travagli della civiltà.
C'ho una bella responsabilità
c'ho una bella responsabilità.

Sono un filosofo overground
uno che pensa con la propria testa
e c'ho già in mente un articolo
sull'eros nel mondo post-capitalista.

[parlato:] C'avevo anche in mente stasera di andare a cena con Pamela... Le ho telefonato. Mi ha detto: "Forse".

Sono un filosofo overground
la mia dialettica è così globale
che c'ho l'idea di proiettarmi oltre
all'euforia multirazziale.

[parlato:] ...Che poi anche Pamela c'ha un modo di ragionare... No, per carità, ognuno fa quello che vuole. Però una normale non avrebbe detto "Forse". Avrebbe detto "sì" o "no".

Sto valutando alcune soluzioni
per risanare questa società.
C'ho un bella responsabilità
c'ho una bella responsabilità.

L'uomo
è in declino da più di cent'anni
fa soltanto dei danni
d'altra parte fa quello che può.

Pamela…
che donna!
Pamela…
che bella!
Pamela ahi, ahi, ahi!

Sono un filosofo overground
l'ho scritto io quel testo intitolato
"L'incontrastata globalizzazione del mercato"

[parlato:] ...Sì, ma non capisco perché Pamela continui a uscire con quelli lì, invece di venire a cena con me. C'è una bella differenza... dal punto di vista culturale. Una volta con le donne bastava citare un Marcuse qualsiasi e il successo era sicuro. Con Marx ho vissuto di rendita per anni. Una volta ce l'ho fatta anche con Hegel di cui non ha mai capito niente nessuno. Come sono cambiati i tempi per me che...

sono un filosofo overground
promuoverò un convegno sul potere
sulla realtà di un uomo alla deriva
che sta perdendo ogni morale.

[parlato:] ...Io invece sto perdendo la testa per Pamela. Non si decide, non si abbandona. Non si concede mai! A me. Non mi dice proprio di no. A volte mi lusinga, a volte mi sfugge. Mi tiene in "forse". Ma come si fa a non prendere sul serio uno che...

ha dedicato tutta la sua vita
al grande enigma dell'umanità.
C'ho una bella responsabilità
c'ho una bella responsabilità.

L'uomo
è un bambino che ha troppa paura
deve crescere ancora
se non vive non è colpa mia.

Pamela…
che donna!
Pamela…
che stronza!
Pamela ahi, ahi, ahi!

[parlato:] ...Prendiamo una a caso: Pamela. Le ho chiesto di diventare la mia donna per tutta la vita. È inutile dire che mi ha risposto: "Forse". Le scrivo delle lettere, le faccio dei regali... libri, tanti libri... Le faccio dei discorsi così belli, così profondi che se ci fosse qui una Madame Curie, una Rosa Luxemburg, o, al limite, anche una Rita Levi Montalcini, cadrebbe svenuta ai miei piedi... data l'età. Pamela, no. Dice che non è il suo genere. Ah, sì?! Allora io mi ammazzo, va bene? A volte bisogna tentare il tutto per tutto. Davanti a lei, prendo un tubetto... no, non di optalidon... un tubetto, tutto intero... e giù! E lei mi guarda e... via a ballare! Dal dispiacere ho vomitato tutto, subito. Non c'è niente da fare: io quando soffro non le faccio tenerezza, non le faccio... amore, non le faccio neanche pietà. Proprio io che sono l'unico che l'ha capita veramente. Proprio io che ho saputo penetrare… purtroppo solo la sua anima. Proprio io che ho scritto un saggio, ancora da pubblicare, intitolato 'Fenomenologia dell'amore, da Talete ai nostri giorni'... cinque volumi! Proprio io che...

sono un filosofo overground
Pamela!
Sono un filosofo overground
Sono un filosofo overground
PAMELAAAAA!



Secondo me la donna

Secondo me all'inizio c'è sempre una donna.
Secondo me la donna è stato il secondo errore di Dio. Il primo...
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell'amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo... rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c'è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c'è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell'amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine "sfigata".
Secondo me un uomo che dice di una donna "quella lì la dà via" meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l'amore per interesse è una puttana. Se lo fa invece perché le piace è... non c'è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l'amore "Come con te con nessuno" andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi... forse una proiezione, un'immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l'avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: 'Eh già, lui si difende... ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente... oppure si sente bloccato dall'eccessiva eccitazione...' Il fatto che lei possa non piacere è un'ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L'ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia… sbaglia. Sbaglia comunque. L'uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato. O forse anche per qualche altra ragione...



L'abitudine

Lei dorme ancora
chissà dove saranno i suoi pensieri ora
la dolce cabala dei sogni, i suoi bisogni
la sua vita vera.
Io sto spiando il suo respiro
mi accosto ai suoi segreti
lo strano errare di pensieri
di desideri addormentati.
La sfioro teneramente
con due baci indiscreti
poi mi domando se sian baci
o inadeguatamente
i miei gesti consueti.

L'abitudine
l'abitudine.

Lei si risveglia
con gli occhi semichiusi mi guarda poi sbadiglia
avverto quasi all'improvviso sul suo viso
un'assonnata voglia.
E con gran naturalezza
noi facciamo l'amore
poi mi discosto col sorriso
di chi ha un leggero pudore.
Non mi domando nemmeno
cosa c'è sul mio viso
se c'è l'amore di un uomo
oppure l'abbandono
di un corpo in riposo.

L'abitudine
l'abitudine.

Io ripenso al mio passato
e vedo scorrere
i frammenti di una storia
come fosse un film.
Ho affrontato tante cose
le più tristi e dolorose
con un'imprevedibile energia.
Ma sono i gesti abituali
che mi fanno paura
questa mia vita ripetuta
è diventata
la mia seconda natura.

[parlato:] Non ci si può liberare dell'abitudine buttandola fuori dalla finestra, bisogna farle scendere le scale un gradino alla volta.

L'abitudine
l'abitudine.



Il Grido

[parlato:] L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
I nostri vecchi dicevano: "Chi lavora un piatto di minestra ce l'ha sempre. Chi non lavora ce ne ha due".
Oggi forse la battuta potrebbe sembrare un po' di cattivo gusto per le difficoltà e l'enorme fatica che si fa a trovare un posto di lavoro sicuro.
Un giovane se lo deve cercare e poi trovare... c'ha tanto di quel tempo libero... e allora che fa? Va al bar, va in discoteca, al pub con gli amici, torna a casa alle quattro di notte...
Finché una mattina finalmente: DRIIIN!
"Pronto".
"Buongiorno signore. Lei è fortunato, ha trovato un posto di lavoro".
"Maledizione, proprio io... con tutti i disoccupati che ci sono!".

E voi così innocenti colpevoli d'esser nati
in giro per le strade, gli sguardi vuoti i gesti un po' sguaiati
si vede da lontano che siete privi di ideali
con quello spreco di energia dei giovani normali.

E voi che pretendete che tutto vi sia dovuto
con la scusa infantile che "nessuno mi ha mai capito"
siete così velleitari come artisti improvvisati
con quella finta libertà dei giovani viziati.

È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che rincorrete, decisi e intraprendenti
l'idea di una carriera tipo imprenditori sempre più rampanti
disponibili a tutto, all'occorrenza anche disonesti
con tutta la meschinità dei giovani arrivisti.

E voi così randagi sempre sull'orlo del suicidio
covate ben racchiusa dentro al vostro petto un'implosione d'odio
l'eroico vittimismo da barboni finti e un po' frustrati
e col cervello in avaria dei giovani scoppiati.

È una rabbia che vi stravolge e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che brancolate in un delirio tra il male e il bene
col rischio di affondare nella totale degradazione
aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi
per costruire una realtà di giovani diversi.

C'è nell'aria un'energia che non si sblocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.



Incontri

E quando sei lì, al mare, sdraiato a goderti il sole, su una spiaggia qualsiasi... Arriva, il negro, voglio dire, l'uomo di colore. Ahi! Che faccio? Quello di far finta di dormire è un vecchio trucco che non funziona mai... "Ehi! Amigo! "
Madonna com'è grosso e com'è nero... voglio dire, colorato... colorato di nero, però. Dicono che quelli neri-neri siano i migliori, i meno aggressivi. D'altronde l'idea di uno scontro fisico non è certo da prendere in considerazione. Lui è lì, pieno di cinture, sciarpe, cappellini, borse, valige, tappeti, asciugamani e maglioni. Insomma, tutto quello che otrebbe portare un camioncino di medie dimensioni... e PUTUTUTUPUM!... tutto in terra. E ora prova tu a non comprare niente. Guarda come suda. Povero Cristo. Chissà da dove viene... in fondo anche lui deve mangiare. Magari con un sacco di figli, quattro o cinque mogli... giovani... però, che salute!
Dopo un po', alle ore quattordici, sotto il sole cocente di agosto, mi rimetto sdraiato con la gioia di aver acquistato alcuni oggettivi utili tra cui una sciarpa di lana finto cashmire e un bel giaccone di montone. Benissimo!
E quando sei lì, tranquillo, in un ristorante qualsiasi, in compagnia dei tuoi pensieri migliori, sei lì, in attesa della seconda portata sbriciolando dolcemente... Arriva, il sordomuto... voglio dire l'audioleso. Viene avanti col suo passo felpato. In un silenzio imperturbabile posa sul tuo tavolo un piccolo pupazzo e un biglietto con su scritto: 'sordomuto'. L'avevo capito.
Generalmente non ce la fai a ridarglielo subito, il pupazzo, perché il felpato se n'è già andato. Solo chi frequenta poco i ristoranti può pensare che sia un gentile omaggio seguito da un poetico addio. Io, no. Io lo so che torna e sbriciolo un po' più nervosamente.
No, non è per i soldi. È che non se ne può più. Adesso quando torna gliene dico quattro. Ma cosa gli dico?... Non si può neanche litigare.
Rieccolo, il felpato. Certo che, poveraccio, se è proprio vero che è sordomuto... "Ecco, tenga". Un cenno di ringraziamento e si allontana.
Rimango da solo di nuovo, sempre in attesa della seconda portata, e mi viene in mente che una volta ho visto un film. Non mi ricordo bene la storia. Non mi ricordo neanche le intenzioni del regista. So che quando uscivi, solo per il fatto di non essere sordomuto, ti sentivi una merda. Benissimo.
E quando sei lì, tranquillo, a un incrocio qualsiasi, a bordo della tua macchina pulita, appena lavata... Arriva, il marocchino, voglio dire... il lavavetri. Maledizione, non l'avevo visto, se no mi fermavo prima, o cambiavo strada. Lui viene avanti col suo bastone, e io... "No, grazie..." col ditino, due volte, e alla fine: "NOOO!".
Ce l'ho fatta. Sono stato un po' cattivo, ma efficace. E proprio in quel momento... SCIAFF!... La spugna sul vetro. E tutta l'acqua che cola sulla tua macchinina pulita, appena lavata. Che male! E lui col tampone WOM-WOM! Due passate. Va un po' meglio, sono rimaste solo un paio di righine orizzontali, credevo peggio... ma appena mette giù i tergicristalli... SSSCCC!... Tutte le goccioline... che poi mi rimangono le righine verticali. Che male!
Non t'incazzare, non t'incazzare, non t'incazzare che poi sei anche razzista.
C'avessi qui un mille lire... che più rapido è e meno si soffre. Macché, il portafoglio... perché dev'essere così incastrato... non c'ho le mille lire neanche nel portafoglio.
Cinquemila, "Cinquemila, tenga pure."
A questo punto lui è raggiante e, dato che io ho il finestrino abbassato, mi appoggia una mano sulla spalla... "No, grazie, questa l'ho già lavata".
Quando arriva il verde, riparto con la mia macchina pulita, appena lavata, e col vetro pieno di righine orizzontali e verticali… Benissimo!
Eh, sì! È vero, troppe volte accade di non sentirsi perfettamente a nostro agio. L'esistenza di qualcuno che sta male è una specie di tabù, qualcosa che non vorremmo vedere.
È come se dentro di noi ci fosse uno strano senso di colpa che non sappiamo spiegare e allora, forse per riparare, abbiamo bisogno della nostra buona azione quotidiana.
No, intendiamoci, ben venga qualsiasi slancio che possa alleviare le sofferenze di altre persone. C'è solo da sperare che la nostra bontà sia il più possibile pulita. Perché anche la bontà se è compiaciuta, finta o addirittura interessata, non serve certo a procurarsi un posto in paradiso.
Sono esigenti i guardiani del cielo. La sola moneta che vogliono è l'amore.



Il potere dei più buoni

La mia vita di ogni giorno
è preoccuparmi di ciò che ho intorno
sono sensibile ed umano
probabilmente sono il più buono
ho dentro il cuore un affetto vero
per i bambini del mondo intero
ogni tragedia nazionale
è il mio terreno naturale
perché dovunque c'è sofferenza
sento la voce della mia coscienza.

Penso ad un popolo multirazziale
ad uno stato molto solidale
che stanzi fondi in abbondanza
perché il mio motto è l'accoglienza
penso al disagio degli albanesi
dei marocchini, dei senegalesi
bisogna dare appartamenti
ai clandestini e anche ai parenti
e per gli zingari degli albergoni
coi frigobar e le televisioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
son già iscritto a più di mille associazioni
è il potere dei più buoni
e organizzo dovunque manifestazioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
è il potere... dei più buoni...

La mia vita di ogni giorno
è preoccuparmi per ciò che ho intorno
ho una passione travolgente
per gli animali e per l'ambiente
penso alle vipere sempre più rare
e anche al rispetto per le zanzare
in questi tempi così immorali
io penso agli habitat naturali
penso alla cosa più importante
che è abbracciare le piante.

Penso al recupero dei criminali
delle puttane e dei transessuali
penso ai giovani emarginati (1)
al tempo libero dei carcerati
penso alle nuove povertà
che danno molta visibilità
penso che è bello sentirsi buoni
usando i soldi degli italiani.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
costruito sulle tragedie e sulle frustrazioni
è il potere dei più buoni
che un domani può venir buono
per le elezioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
è il potere... dei più buoni...



Elogio della schiavitù

In uno dei miei rari momenti di lucidità ho avuto un'illuminazione così folgorante che lì per lì mi ha spaventato: la libertà mi fa male, anzi malissimo.
Come mi piaceva la mia mamma quando mi diceva: "Guai a te!". Stupenda. E la maestra quando mi bacchettava le mani STOK! STOK!... certe nocche!
Eh, purtroppo quelle maestre lì non ci sono più e i bambini crescono con le mani belle lisce... ma deficienti!
Purtroppo anch'io, ormai da tempo, non ho nessuno che mi dica cosa "devo" fare. Posso fare quello che voglio. Sono rovinato. Perché è solo nella costrizione che si aguzza l'ingegno.
Mi spiego meglio. Un uomo in catene sa benissimo quello che vuole: vuole togliersi le catene. E allora lotta, ringhia, si dibatte, tende i suoi nervi, tira fuori tutta la sua energia e… SPRAAACK! Libero! "Sono libero, sono libero, sono libero!... sono libero!..." Oddio, come sono libero. E pian piano i muscoli della sua faccia si rilassano, si afflosciano, lasciando intravedere i chiari sintomi di una tristezza progressiva e infinita. Dopo un po'… ingrassa, anche.
Ma è chiaro: è la lotta per la libertà che fa bene. La libertà fa malissimo. A tutti.
Ma i danni maggiori si riscontrano e risultano più evidenti negli spiriti creativi, negli artisti, nei liberi pensatori.
Alt! Qui ci vuole la censura. Sì, un bel censore o addirittura, non mi vergogno a dirlo, un dittatore. Qualcuno che ci dica cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare.
Sì, ma chi?
La mia maestra. La mia maestra, va lì da uno e... STOK! STOK! sulle dita. "Basta, sei un negato, non devi più scrivere". "Ma come non devo più scrivere, che libertà é questa? Io vado in America!" Bene. E così ci liberiamo di qualche cretino.
Siamo talmente preoccupati per il sopruso fatto su un singolo individuo che non ci preoccupiamo affatto per il sopruso che subiscono tutti gli altri individui costretti a sorbirsi una valanga di cazzate.
Se qualcuno mi domandasse se sia meglio una società repressiva dove un genio venga isolato e considerato un imbecille pericoloso, o una società libera dove qualsiasi imbecille pericoloso possa diventare un genio… non avrei dubbi, sceglierei sicuramente la seconda.
Ma con un po' di preoccupazione. Perché se abbiamo già sperimentato quanto faccia male una dittatura militare, non sappiamo ancora quanto possa far male la dittatura della stupidità.



Il mercato

Il mercato è il demonio
il mercato è Dio.
Il mercato è il demonio
il mercato è Dio.

Il mercato è un mammifero strano
senza niente di umano
è qualcosa che cresce
che ogni giorno diventa più grosso
una crescita abnorme smisurata, tutta forme
come una donna sempre incinta di se stessa.

Il mercato è un neonato opulento
ossequiato dal mondo
è un bamboccio gonfiato
che ingrassa anche senza nutrice
non ha alcun bisogno né di cibo né di sogno
siamo noi tutti la sua grande incubatrice.

La chitarra suonava
ogni nota passava straziante dal petto e dal cuore
era un urlo di rabbia
però stranamente era anche un canto d'amore
era un ritmo così sconvolgente
per il corpo e per la mente
e la sala scoppiava di gente e di grande allegria
quella notte era mia.
La chitarra suonava
era un magico amplesso
era uno dei rari momenti in cui vivi davvero
e ti senti te stesso
ti senti te stesso
ti senti te stesso.

Lui, Lui dall'alto mi guardava
e osservava compiaciuto la mia vita, la mia storia.
E in quel momento che io credevo solo mio
mi apparve l'ineffabile sorriso di un'altra sua vittoria.

Il mercato è uno squalo gigante
sempre più onnipotente
così bieco e spietato
non ha impedimenti morali
ha travolto il nemico nella furia del suo gioco
uno alla volta si è sbranato gli altri squali.

Il mercato è un ordigno innescato
un circuito completo
è la grande invenzione
è l'atomica dei più potenti
è una competizione tra le più disumane
senza pietà per il massacro dei perdenti.

La mia moto correva
il mio corpo vibrava felice più forte del vento
è una grande emozione
sentirsi immortali
anche fosse in un solo momento
era un senso di strano furore
che è difficile da spiegare
io volavo e mordevo l'asfalto, era come in balia
di una grande euforia.

La mia moto correva ero solo al comando
era uno dei rari momenti in cui dentro ti senti
il padrone del mondo
il padrone del mondo
il padrone del mondo.

Lui, Lui dall'alto mi guardava.
e osservava sorridendo
le mie effimere passioni.
E in quel momento
che io credevo solo mio
sentii la sua mostruosa onnipresenza
in tutte le mie azioni.

[parlato:] Lui. Lui, il mercato è dovunque. È avido e insaziabile, non si accontenta mai.
Lui per crescere ha bisogno di noi, ma stranamente non ha bisogno di gente che sceglie. È Lui che sceglie per noi e determina la nostra vita con la sua quotidiana, invisibile presenza.
Ma se un giorno, di colpo, Lui sparisse? Se di colpo ci trovassimo esclusi da questo meccanismo perfetto così al di fuori di qualsiasi morale?
In fondo è Lui che ci procura benessere e ricchezza. Che condiziona la nostra vita. La vita di ogni paese.
Non c'è niente da fare. Oggi come oggi chi rifiuta la sua logica rischia di non mangiare; chi l'accetta con allegria subisce gravi danni alle sue facoltà mentali, cioè l'annientamento totale delle coscienze.
Insomma, un uomo oggi non ha neanche la possibilità di schierarsi a favore o contro di Lui. Incredibile.
Ma forse se lo si sa, se ne si è consapevoli sì può praticare questa realtà senza pretendere di risolvere le cose con un sì o con un no.
Ecco la grande sfida: allenarsi a vivere senza certezze con la certezza che qualcosa possa nascere da questa nostra contraddizione.
Allora forse, magari a fatica, troveremo altre risorse, allora forse si ritorna a pensare e a sognare...
...perché l'individuo non muore, resiste fra tanto frastuono

e si muove nel dubbio
che in fondo è da sempre il destino dell'uomo.
E pian piano ritorni ad esser vivo
più presente più reattivo
la tua mente rivede affiorare in un mondo sommerso
un percorso diverso.

L'individuo non muore
cerca nuovi ideali
e riprova l'antica emozione di avere le ali
di avere le ali…

Il mercato è il demonio
il mercato è Dio.

…di avere le ali
di avere le ali
di avere le ali!



I barbari

[parlato:] La fine di una civiltà non è quasi mai avvertita da coloro che la vivono direttamente.
La fine di una civiltà si rivela dallo scadere dei vecchi principi su cui si reggeva, ma anche dagli atteggiamenti più banali della nostra quotidianità.
La fine di una civiltà prevede da sempre l'invasione di orde barbariche che si insinuano nelle strutture portanti e a poco a poco occupano tutti i posti di potere.
Tanto più l'uomo cosiddetto civile è stanco ed esangue, tanto più è certa e inevitabile la vittoria dei barbari.

Il fascino di un atelier pieno di mèche, di profumi e sorrisi
Armani, Dolce e Gabbana, Valentino.
Il mito di una rock-star coi suoi successi sempre più famosi
e voi tutti in piedi col vostro accendino.

E intanto i barbari... arrivano i barbari.
E intanto i barbari... arrivano i barbari.

Passare una serata allegra
nel clima intimo della tua casa
assistere a un programma trucido col pianto in gola.
Oppure in un grande stadio
all'ultimo minuto della ripresa
arriva finalmente il goal e parte la "ola".

E intanto i barbari... arrivano i barbari.
E intanto i barbari... arrivano i barbari.

Il lotto, il totogol, il gratta e vinci, ma che emozione
la vita è un uovo di Pasqua, una lotteria.
Il gusto di un corpo sano, mangiare poco ed allenarsi bene
coi vostri massaggi
e l'omeopatia.

E intanto i barbari... arrivano i barbari.
Ma chi sono i barbari... dopo ve lo dico... i barbari.

E voi spensierati con niente da fare, con niente da dire
avete capito che anche l'aspetto si può migliorare.
Vi fate il viso, le mani, i piedi, vi fate i capelli
ma l'ansia cresce, vi fate le tette, il culo e le cosce... che cosce!
E devo dir che siete bravi, bravi, siete proprio bravi, bravi
che date il vostro contributo
il vostro aiuto festoso e originale
alla caduta dell'Impero Occidentale.

In questa allegra esibizione
ognuno è artista come può, come gli viene.
Immergersi in un computer e rincoglionirsi con un bel giochino
un video pieno di ostacoli, senza fine.
In genere si finisce in un gradevole ristorantino
una gran bella mangiata
e tutto va bene.

E intanto i barbari... arrivano i barbari.
E intanto i barbari... arrivano i barbari.

L'insolita emozione di una domenica un po' speciale
commossi tra la folla a vedere il Papa.
C'è un senso di euforia, di grandi mutamenti nel sociale
fra poco cambia tutto
entriamo in Europa.

E intanto i barbari... arrivano i barbari.
Ma chi sono i barbari... dopo ve lo dico... i barbari.

E voi spensierati con niente da fare, con niente da dire
un idromassaggio, mezz'ora di stretching e via a ballare.
Un po' di palestra, la tua pasticchina, ma senza eccesso
un po' di orecchini, la lampada al quarzo e un pelo di sesso... che sesso!
E devo dir che siete bravi, bravi, siete proprio bravi, bravi
che date il vostro contributo
il vostro aiuto festoso e originale
alla caduta dell'Impero Occidentale.

E intanto i barbari... arrivano i barbari
e intanto i barbari... ma che paura i barbari
arrivano i barbari
da come noi viviamo... i barbari
da quello che facciamo... i barbari
sì... ma chi sono i barbari
adesso ve lo dico... i barbari
i barbari
i barbari.
Eccoci qua, eccoci qua, eccoci qua...



Quello che perde tutto

No, niente. L'altra sera sono andato al cinema... che poi non so neanche bene perché ci vado. Ogni volta che esco dal cinema mi sento più stupido e più cattivo. Non importa… ci vado lo stesso. Mi siedo e: PIM...PUM...PAM... calci, pugni, scontri... PIM...PUM...PAM... esplosioni, sangue, effetti speciali… E ritmo, ritmo, ritmo... tanto di quel ritmo che, secondo me... manca il ritmo.
Non importa. Vado a casa, prendo la macchina, infilo le chiavi... Non scoppierà mica? Lì scoppiavano tutte... BRUMMM… è andata bene.
Dunque, via Londonio, arrivo lì... non c'è più la casa, ho perso la casa. Avrò sbagliato strada. Fammi vedere: 24, 26... maledizione, manca il 28. Non sarà mica un effetto speciale, eh?... Ho perso la casa. Avevo appena finito di pagare il mutuo.
Un momento, calma, ricapitoliamo: sono uscito di casa... e c'era, sono andato al cinema, in macchina no... Non posso averla persa, la lascio sempre lì. Dove l'ho messa?!...
È vero, sono un po' distratto... non trovo mai niente, ma la casa è bella grossa, duecento metri quadrati di casa, non è mica un bruscolino...
Me lo dice sempre la mia mamma che sono disordinato. Ha ragione. Ha ragione la mamma. A proposito, la mamma... Dove l'ho messa?!.. Ho perso anche la mamma. Possibile?
Devo fare la denuncia. Sì, tanto i carabinieri le mamme non le trovano mai... Non era neanche assicurata. Peccato. Peccato, non tanto per il valore, è che era un ricordo.
E adesso come faccio senza la mamma? È chiaro che mi ci vuole. Non c'è niente che sostituisca la mamma, nemmeno un'amicizia, un gruppo, un'appartenenza, una patria... l'Italia!
L'Italia... Dove l'ho messa?!... Ho perso anche l'Italia. Questa è grave...
L'Italia di Mazzini, di Cavour, l'inno di Mameli, il tricolore che sventola! La mia Italia. Chissà dove l'ho lasciata. Che poi se uno la trova mica te la dà indietro. Se la tiene. No, magari puoi recuperare i documenti, le carte, la burocrazia, i partiti... ma l'Italia... FIII, FIUUU… (fischia, come a dire 'non c'è più')
Sì, lo so, è duro riconoscere di avere perso tutti questi antichi valori. Ma questo secolo tanto indaffarato e ormai esausto ci lascia così, senza nulla che ci appartenga veramente, e soprattutto con la dolorosa sensazione che noi non apparteniamo a nulla.
.



Canzone dell'appartenenza

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

Uomini
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare
la forza di un culto così antico
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita
ma piano piano il mio destino
é andare sempre più verso me stesso
e non trovar nessuno.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.

Uomini
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire questo è il mio posto
dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi.



Mi vedo

[parlato:] Troppo spesso la nostra vita è pervasa da tenera nostalgia. Questi rimpianti sono i nostri personali 'mezzi toni' della coscienza e creano un paesaggio malinconico che serve solo a indicare il progressivo tramonto di quello che eravamo.
Non si deve piangere per le cose perdute, ma per quelle non trovate.

Mi vedo
mi vedo
mi vedo
quando eravamo in tanti a correr dietro ad un pallone
senza alcuna ragione
ed a scambiarci spinte sorridendo
così lontani dal mondo.

Mi vedo
quando di pomeriggio c'è una festa in qualche casa
quell'atmosfera precisa
balli ritmati e poi canzoni lente
a luci basse o meglio spente.

Mi vedo
quando rubando un'ora allo studio del latino
io le corro vicino
coi nostri scherzi e i frettolosi baci
in intervalli rapidi e felici.

Mi vedo...

Ma tu cosa fai la sera
a parte stare a casa, se c'hai qualcosa
un gioco, qualche amico, una ragazza
qualcuno che sia della tua razza.
Ma tu che fai...
Se hai un progetto insieme agli altri
se c'è qualcosa che ti fa star bene
se provi ancora un sentimento o un'emozione.
Ma tu che fai...
che fai...

Mi vedo…
quando nelle osterie discutevamo ore e ore
per riuscire a capire
a penetrare proprio fino in fondo
le cose vere del mondo.

Mi vedo…
quando lasciando i libri io comincio a lavorare
con un po' di timore
per una strada scomoda e in salita
che poi è il senso della vita.

Mi vedo…
dietro a una ragazzina conosciuta un po' per caso
un amore improvviso
che sta crescendo giorno dopo giorno
in un abbraccio che mi sembrava eterno.

Mi vedo...

Ma tu cosa fai la sera
o il giorno che magari tu non lavori
hai ancora voglia di parlare, di ascoltare
hai ancora l'energia per qualche amore.

Ma tu che fai...
Ti sei mai posto la domanda
se questo mondo non sia un po' un mistero
con l'inquietante sensazione del futuro.

Ma tu che fai...
Sai immaginare un individuo
che stranamente sappia diventare
un uomo nuovo che non ha paura
di vivere e morire.

Ma tu che fai...
ma tu...



Che bella gente

Che bella gente.
Che bella gente al tempo della liberazione
gente che torna a voler bene
volti provati dal dolore
ma solidali e sinceri
o anche avversari ma con dentro il cuore tutta un'Italia da ricostruire.
Che bella gente con l'entusiasmo di chi rinasce
e insieme cresce con le miserie e le canzonette
coi nonni ladri di biciclette e il pensionato e il mendicante…
Che bella gente.
Che bella gente che ha immortalato gli anni '60
gente che ride e balla e canta
le notti allegre, la luna piena e il frigorifero in cucina
e quel sorriso incerto e un po' paterno del leggendario Mike Bongiorno.
Che bella gente con le ragazze piene di ardore
con certe cosce e un sederino che fa impazzire
che dopo tutto del mendicante non te ne importa quasi niente.
Che bella gente.
Che bella gente che ha rinnovato tutto il costume con una gran rivoluzione
capelli lunghi nel maschietto dal proletario al baronetto
e poi esplode la minigonna che è anche l'inizio della nuova donna.
Che bella gente col proprio ego sempre più vivo
dal nuovo divo al milionario al grande artista
che vanno tutti da un analista più interessato che interessante.
Che bella gente.
Che bella gente che ha inaugurato gli anni '70
con una sfida non violenta fatta di fiori nei cannoni e di buonissime intenzioni
gente che arriva al proprio orgasmo
tra un tiro d'erba e un po' di femminismo.
Che bella gente col desiderio di cose nuove
che insieme vive il grande sogno con qualche eccesso
e c'era anche Frank Zappa al cesso che sconvolgeva il benpensante.
Che bella gente.
Che bella gente che brulicava in ogni piazza come se fosse un'altra razza
con il coraggio di un progetto per ribaltare proprio tutto
sia nel sociale sia nel sesso con Che Guevara e il fazzoletto rosso.
Che bella gente negli anni tragici del terrore
gente che muore e fa morire senza ragione
e nelle case tutto un paese nella tensione più agghiacciante.
Che bella gente.
Che bella gente che pascolava negli anni '80
senza lasciare mai un'impronta
con l'ottimismo dell'italiano che ci ha portato così lontano
un paradiso dove quasi tutti avevan gli occhi dei ricchi.
Che bella gente che scopre l'arte del rubacchiare
col disinvolto trionfare di qualche genio
che al suo confronto il grande Arsenio è diventato un dilettante.
Che bella gente.
Che bella gente quella di ora
coi suoi modelli, i gran tatuaggi e i vari anelli
un po' abbrutiti fuori e dentro
con la pretesa di essere contro
a imitazione dei rocchettari
che losan tutti che sono miliardari.
Che bella gente che ogni giorno c'ho di fronte
con quell'aspetto quasi innocuo, indifferente
con dei problemi così meschini che ti potrebbero fregare
o per invidia o per vanità o per poche lire.
Che bella gente che ogni sera c'ho di fronte
ipnotizzato da uno schermo fluorescente
con dei giochini tra i più cretini e il conduttore così allegro e commosso
che più è imbecille, più è schifoso, più ha successo.
Che bella gente che io incontro, raramente
in un teatro, a una mostra, a un ristorante
sono capaci di cose atroci, son così bravi a non scoprirsi e a lasciar tracce
ma è tutto scritto nei loro gesti e nelle loro facce.
Che bella gente che son costretto ad ascoltare, voglio dire
gli intoccabili maestri del potere
che mi raccontano con orgoglio che grazie a loro l'Italia va sempre meglio
proprio loro così invischiati con dentro un'anima repellente e con in testa niente.
Che bella gente.
Che bella gente.
Che bella gente.
Che bella gente con le miserie del mondo intero
che sta vivendo il suo futuro
con le speranze e l'ideale di un incantesimo virtuale
assaporando la poesia di un nuovo mondo pieno d'idiozia.
E se fuggite in una casa
in cima a un monte
scegliete un posto che sia davvero disinfestante
che per errore potrebbe entrare un po' di odore del presente.
Che bella gente.
Che bella gente.



Spettacolo Puro

Con tutte le contraddizioni e le incertezze del destino umano
la vita va vissuta sempre come fosse un dono.
A volte si ha la sensazione di un presente ostile, di un futuro orrendo
ma in fondo son contento
di appartenere al mondo.

[coro:] Piango di qua
qualche volta piango dì là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.


La morte di un attore molto amato
Le chiacchiere del dopo terremoto
Godeva tutto il funerale quando lui ha cantato
L'arresto di un politico famoso
La favola del bacio misterioso
La chiesa si converte al rock piuttosto all'improvviso.
lo prego e piango di qua
qualche volta piango di là.
L'Europa ci regala un'altra tassa
Il gran rilancio della mafia russa
Si incaglia in mare un'ammiraglia c'era l'acqua bassa.
La crisi si è risolta sghignazzando
Bambino stupra anziano reverendo
Il pianto di una Madonnina, non le piace il mondo.

E anch'io… piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Nel gioco del falso e del vero
qualsiasi dolore del mondo è spettacolo puro.
È come se fosse un libro di avventure
che mi fa bene e male al cuore
un libro che non chiudo mai.

Piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

È sempre più sicuro il pendolino
Leghista vende il Duomo di Milano
Tribù che mangia missionario pare molto buono
A volte la Ferrari ci fa male
D'Alema sembra sia un sentimentale
Tra poco ci sarà del sesso sempre più virtuale.
Io amo e piango di qua
Qualche volta piango di là.
Stravince con la moto un bel bambino
Pannella spaccia droga al mercatino
Scambiava la fontana antica per un trampolino
Cossiga quasi sempre torna in ballo
Emilio Fede clona il suo cervello
La grande svolta dell'Italia parte dal Mugello.

Io svolto e piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.


Nel gioco del falso e del vero
qualsiasi dolore del mondo è spettacolo puro.
È come se fosse un film di sentimento
che mi coinvolge proprio tanto
un film che non finisce mai.

[coro:] Piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Uccide sette coppie e non gli basta
La mistica Pivetti è via di testa
Il caso della mucca pazza in cerca di analista
Il costo giornaliero di un pentito
Adesso la massaia fa il soldato
Andava in giro per Venezia col suo carroarmato.

Per forza… piango di qua
qualche volta piango di là.

La carica dei topi in ospedale
Il vecchio incatramato al Quirinale
Si spara chiuso dentro un cesso alla Bicamerale
Purtroppo Bertinotti non concorda
La nostra maggioranza è un po' bastarda
La guerra delle quote latte fatta con la merda.

Io osservo e piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Nel gioco del falso e del vero
nel gioco del falso e del vero persino la vita e la morte
è spettacolo puro
La vita e la morte spettacolo puro.
La vita e la morte spettacolo puro.
La vita e la morte spettacolo puro.
Spettacolo puro!



La democrazia

Dopo anni di riflessione sulle molteplici possibilità che ha uno Stato di organizzarsi sono arrivato alla conclusione che la democrazia è il sistema più democratico che ci sia.
Dunque, c'è la democrazia, la dittatura… e basta. Solo due. Credevo di più.
La dittatura in Italia c'è stata e chi l'ha vista sa cos'è, gli altri si devono accontentare di aver visto solo la democrazia.
Io, da quando mi ricordo, sono sempre stato democratico, non per scelta, per nascita. Come uno che quando nasce è cattolico, apostolico, romano. Cattolico pazienza, apostolico non so cosa vuol dire, ma romano io?!...
D'altronde, diciamolo, come si fa oggi a non essere democratici? Sul vocabolario c'è scritto che "democrazia" significa "potere al popolo". Sì, ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c 'è scritto.
Però si sa che dal 1945, dopo il famoso ventennio, il popolo italiano ha acquistato finalmente il diritto al voto. È nata così la "Democrazia rappresentativa" che dopo alcune geniali modifiche fa sì che tu deleghi un partito che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri ti dice giustamente: "Lei non sa chi sono io!". Questo è il potere del popolo.
Ma non è solo questo. Ci sono delle forme ancora più partecipative. Il referendum, per esempio, è una pratica di "Democrazia diretta"... non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. Solo che se mia nonna deve decidere sulla Variante di Valico Barberino-Roncobilaccio, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo "Sì" se vuol dire no, e "No" se vuol dire sì. In ogni caso ha il 50% di probabilità di azzeccarla. Ma il referendum ha più che altro un valore folkloristico perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati… tutto resta come prima e chi se ne frega.
Un'altra caratteristica fondamentale della democrazia è che si basa sul gioco delle maggioranze e delle minoranze. Se dalle urne viene fuori il 51 vinci, se viene fuori il 49 perdi.
Dipende tutto dai numeri. Come il gioco del Lotto.
Con la differenza che al gioco del Lotto, il popolo qualche volta vince, in democrazia... mai!
E se viene fuori il 50 e 50? Ecco, questa è una particolarità della nostra democrazia. Non c'è mai la governabilità.
È cominciato tutto nel 1948. Se si fanno bene i conti tra la Destra – DC, liberali, monarchici, missini… – e la Sinistra – comunisti, socialisti, socialdemocratici, ecc. – viene fuori un bel pareggio. Da allora è sempre stato così, per anni!
Eh no, adesso no, adesso è tutto diverso. Per forza: sono spariti alcuni partiti, c'è stato un mezzo terremoto, le formazioni politiche hanno cambiato nomi e leader. Adesso… adesso non c'è più il 50% a destra e il 50% a sinistra. C'è il 50% al centro-destra e il 50% al centro-sinistra. Oppure un 50 virgola talmente poco… che basta che uno abbia la diarrea che salta il governo.
Non c'è niente da fare. Sembra proprio che il popolo italiano non voglia essere governato. E ha ragione. Ha paura che se vincono troppo quelli di là, viene fuori una dittaturadi Sinistra. Se vincono troppo quegli altri, viene fuori una dittatura di Destra. La dittatura di Centro invece... quella gli va bene.
Auguri!!!



Il conformista

Io sono
un uomo nuovo
talmente nuovo che è da tempo
che non sono neanche più fascista
sono sensibile e altruista
orientalista
ed in passato sono stato
un po' sessantottista
da un po’ di tempo ambientalista
qualche anno fa nell'euforia mi son sentito
come un po' tutti socialista.

Io sono
un uomo nuovo
per carità lo dico in senso letterale
sono progressista
al tempo stesso liberista
antirazzista
e sono molto buono
sono animalista
non sono più assistenzialista
ultimamente sono un po' controcorrente
son federalista.

Il conformista
è uno che di solito sta sempre
dalla parte giusta, il conformista
ha tutte le risposte belle chiare
dentro la sua testa
è un concentrato di opinioni
che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
e quando ha voglia di pensare
pensa per sentito dire
forse
da buon opportunista
si adegua senza farci caso
e vive nel suo paradiso.

Il conformista
è un uomo a tutto tondo che si muove
senza consistenza, il conformista
s'allena a scivolare
dentro il mare della maggioranza
è un animale assai comune
che vive di parole da conversazione
di notte sogna e vengon fuori
i sogni di altri sognatori
il giorno
esplode la sua festa
che è stare in pace con il mondo
e farsi largo galleggiando
il conformista
il conformista.

Io sono
un uomo nuovo
e con le donne c'ho un rapporto straordinario
sono femminista
son disponibile e ottimista
europeista
non alzo mai la voce
sono pacifista
ero marxista-leninista
e dopo un po' non so perché mi son trovato
cattocomunista.

Il conformista
non ha capito bene
che rimbalza meglio di un pallone
il conformista
aerostato evoluto
che è gonfiato dall'informazione
è il risultato di una specie
che vola sempre a bassa quota in superficie
poi sfiora il mondo con un dito
e si sente realizzato
vive
e questo già gli basta
e devo dire che oramai
somiglia molto a tutti noi
il conformista
il conformista.

Io sono
un uomo nuovo
talmente nuovo che si vede a prima vista
sono il nuovo conformista.



L'ingenuo (Seconda parte)

Tu sei un ingenuo.
Tu sei un ingenuo perché credi che la politica possa risolvere i problemi.
Cercare oggi di cambiare le condizioni di vita del Paese con qualsiasi tipo di politica, è come fare un po' di pulizie a bordo del Titanic che sta affondando.
Tu sei un ingenuo, anche quando credi che un po' di misticismo di seconda mano ti possa salvare.
E allora tu mi dirai: "Non c'è speranza".
No, questo non si può dire. Le risorse dell'uomo sono imprevedibili.
Si potrebbe forse cominciare a pensare o anche a operare nel senso di un cambiamento sostanziale dell'animale uomo.
Una specie di… mutazione antropologica.



Una nuova coscienza

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.
Nel frattempo la vita non si arrende
e la gente si dà un gran da fare
tanti impegni tante storie
con l'inutile idea di colmare
la mancanza
di una nuova coscienza
di una vera coscienza.

[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.

La decadenza
che viviamo
è un malessere
che ci prende pian piano.
È una specie di assenza
che prevede una sosta obbligata
è la vita che medita
ma si è come assopita.
Siamo vivi
malgrado la nostra apparenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più. In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri... verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.
Praticamente un affare.

La decadenza
che subiamo
è uno scivolo
che va giù piano piano.
È una nuova esperienza
che ti toglie qualsiasi entusiasmo
e alla lunga modifica il tuo metabolismo.

Siam lì fermi malgrado la grave emergenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo. Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.
Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.
Subito. Qui e ora.
Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.
Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.
Perché non c'è nessuno che dia un senso
alle cose più semplici e vere
alla vita di ogni giorno
all'urgenza di un uomo migliore.

Io vedo un uomo
solo e smarrito
come accecato da false paure.
Ma la vita non muore
per le bombe
per la plastica o le acque del mare
e le ansie un po' inventate
son pretesti per non affrontare
la mancanza di una vera coscienza
che è la sola ragione
della fine di qualsiasi civiltà.



La stanza del bambino

Non si fuma nella stanza del bambino.
Ecco probabilmente si potrebbe immaginare pensiero allucinazione forse sogno in questo dolce chiamiamolo così mondo in questa luce si potrebbe dire morbida lenzuola rosa azzurre senza mai rompere certo, la tradizione sì, la culla apine farfalline DLIN DLON DLAN farfalline come dire, il festival sì, del Giappone - e poi ciucci tettarelle peluches GMEH GMEH i peluches e il latte l'odorino la cacca che in genere fa diciamo così schifo ipotesi cancellata meravigliosa morbida giallina complimenti.
Rieccola la stanza sì, del bambino sempre uguale no, diversa un lettino con le sbarre certo, movibili un girello un passeggino due passeggini non si sa mai la carrozzina, già, è vero, la carrozzina cabriolet ipotesi cancellata ombrellino cappottino salopette scarpette n° 25, 26, 27 si tiene tutto può venir buono non si sa mai e poi tute tutine con Minnie - Pluto Topolino Ronaldo.... Ronaldo! e poi casine castelli fortini soldatini e 'pasol', 'pasol', 'pasol', voglio dire puzzle, puzzle, puzzle.
E poi la stanza sì, del bambino certo, invasione i parenti gli zii i cugini i cugini dei cugini senza offesa mai visti ammiccamenti - paroline risatine smorfie scimmiesche del bambino ipotesi cancellata degli adulti vocine strane affettate anche il nonno diciamo così vecchio stile sì, il notaio CIP CIP CIP PIO PIO PIO la bocchina sì, a culo s'avvicina pernacchietta pernacchietta bis ha detto mamma! ha detto mamma! ipotesi cancellata ha detto UÀ UÀ geniale.
E poi ancora la stanza sì, del bambino cambiata certo, col tempo giochi giochini un mese una settimana il giorno dopo già scordati abbandonati una montagna voglio dire un cimitero braccia gambe calpestate diciamo così mai più usate inutili disgustose sazietà – opulenza nausea sì, chiamiamola proprio così nausea.
Ecco probabilmente si potrebbe immaginare in questo assurdo chiamiamolo così - mondo - pensiero allucinazione forse sogno lampo improvviso canzone gioco di bambini oggetti oggettini rifiutati sì, con violenza grande fuoco incendio sì, doloso in questo lurido chiamiamolo così mondo grande fuoco grande fuoco incendio gioco di bambini intuizione precoce purificazione situazione mondo certo, immaginiamo tutta quella roba che brucia brucia brucia fazzoletti pannolini omogeneizzati pupazzi, pupazzetti trenini carrozzine Barbie Mazzinga altri mostri certo, un sogno meraviglioso impossibile mai sognato invasione tutto qui - macchinine pile luci suonini cani gatti coniglietti coccodrillini robottini e ancora Barbie Barbie che lava che stira che si spoglia Barbie che piscia che caga e spade corazze razzi kalashnikov che sparano uccidono distruggono e mostri mostri orrendi di plastica lucidi argentati spaventosi e tutta tutta quella valanga di merda che farebbe diventare diciamo così imbecille anche il giovane Albert Einstein.
Però non si fuma nella stanza del bambino.



La legge

[parlato:] La legge italiana è assai educativa
è dolce e paterna, è un po' permissiva
ma quando abbandona le buone maniere
a volte fa piangere e a volte…. godere.

[parlato:] Le legge italiana che è ricca e abbondante
è molto distratta e assai tollerante
ma quando si sveglia colpisce a piacere
si dà un gran da fare e diventa…. potere.

La legge in un paese antico
in cui allo Stato ci si crede poco
dove esplodono i valori nazionali
soltanto in occasione dei mondiali
dove si avverte la coscienza vaga
del "vivi", del "godi", del "chissenefrega"
*che è l'invenzione degli italiani
ma sempre nel rispetto del valori cristiani.* (1)

Ne ha parlato anche Scalfaro. (2)

La legge in un paese amato
dà per scontato il furto al supermercato
e cerca anche di non disturbare
l'onesto lavoro del contrabbandiere
e non metter le cinture è un grave errore
soltanto se il vigile ha voglia di scherzare.

La legge c'è, la legge non c'è.
La legge c'è, la legge non c'è.

La legge in un paese da capire
con tante coste e con tanto mare
dove arrivano persino coi pattini
milioni e milioni di clandestini
dove i nostri operai sono poco pagati
grazie al buon lavoro dei sindacati
dove il geniale impegno del governo
è sviluppare il non-lavoro nel Mezzogiorno.

Ne ha parlato anche Scalfaro. (3)

La legge in un paese un po' in ribasso
dove le tasse sono un paradosso
dove chi paga tutto proprio tutto
è visto con stupore e con sospetto
dove è implicita l'antica usanza
di fare un buon accordo con la finanza.

La legge c'è, la legge non c'è.
La legge c'è, la legge non c'è.

La legge in un paese poco serio
dove non manca niente tranne il necessario
e l'idea del vero non ci sfiora affatto
e sui giornali si può scrivere di tutto
*dove si cerca da sempre il mandante vero
delle stragi di Stato e del delitto Moro.* (4)

Ne ha parlato anche Scalfaro. (5)

La legge in un paese birichino
*in cui ultimamente si vota di meno* (6)
dove ci sono i giochi del gran capitale
che è una specie di mafia però è più legale
che noi senza perdere neanche una guerra
potremmo un giorno trovarci col culo per terra.

La legge c'è, la legge non c'è.
La legge c'è, la legge non c'è.

*La legge in un paese solidale* (7)
dove s'è ingorgato lo stato sociale
dove i diritti del pensionato e del malato
non li sa né il funzionario né l'impiegato
figuriamoci l'interessato
dove le carceri son così accoglienti
che non c'è più posto per altri delinquenti
*dove si indaga con coraggio anche in caserma
purché sia salvo l'onore dell'Arma.* (8)

Ne ha parlato anche Scalfaro. (9)

La legge in un paese alla deriva
fa sì che la giustizia sia un po' riflessiva
e se vuoi far valere le tue ragioni
dovrai aspettare due o tre generazioni
e nei tribunali in archivi segreti
c'è la storia d’Italia di tutti i partiti
e siccome nessuno è senza peccato
si può ricattare tutto lo Stato.

Di questo Scalfaro non han parlato. (10)

Lo Stato c'è, lo Stato non c'è.
Lo Stato c'è, lo Stato non c'è.
Lo Stato c'è, lo Stato non c'è.
Lo Stato c'è, lo Stato non c'è.
 



L'incontro

E quando sei lì, al mare, sdraiato a goderti il sole, su una spiaggia qualsiasi... Arriva, il negro, voglio dire, l'uomo di colore. Ahi! Che faccio? Quello di far finta di dormire è un vecchio trucco che non funziona mai... "Ehi! Amigo! "
Madonna com'è grosso e com'è nero... voglio dire, colorato... colorato di nero, però. Dicono che quelli neri-neri siano i migliori, i meno aggressivi. D'altronde l'idea di uno scontro fisico non è certo da prendere in considerazione. Lui è lì, pieno di cinture, sciarpe, cappellini, borse, valige, tappeti, asciugamani e maglioni. Insomma, tutto quello che otrebbe portare un camioncino di medie dimensioni... e PUTUTUTUPUM!... tutto in terra. E ora prova tu a non comprare niente. Guarda come suda. Povero Cristo. Chissà da dove viene... in fondo anche lui deve mangiare. Magari con un sacco di figli, quattro o cinque mogli... giovani... però, che salute!
Dopo un po', alle ore quattordici, sotto il sole cocente di agosto, mi rimetto sdraiato con la gioia di aver acquistato alcuni oggettivi utili tra cui una sciarpa di lana finto cashmire e un bel giaccone di montone. Benissimo!
E quando sei lì, tranquillo, in un ristorante qualsiasi, in compagnia dei tuoi pensieri migliori, sei lì, in attesa della seconda portata sbriciolando dolcemente... Arriva, il sordomuto... voglio dire l'audioleso. Viene avanti col suo passo felpato. In un silenzio imperturbabile posa sul tuo tavolo un piccolo pupazzo e un biglietto con su scritto: 'sordomuto'. L'avevo capito.
Generalmente non ce la fai a ridarglielo subito, il pupazzo, perché il felpato se n'è già andato. Solo chi frequenta poco i ristoranti può pensare che sia un gentile omaggio seguito da un poetico addio. Io, no. Io lo so che torna e sbriciolo un po' più nervosamente.
No, non è per i soldi. È che non se ne può più. Adesso quando torna gliene dico quattro. Ma cosa gli dico?... Non si può neanche litigare.
Rieccolo, il felpato. Certo che, poveraccio, se è proprio vero che è sordomuto... "Ecco, tenga". Un cenno di ringraziamento e si allontana.
Rimango da solo di nuovo, sempre in attesa della seconda portata, e mi viene in mente che una volta ho visto un film. Non mi ricordo bene la storia. Non mi ricordo neanche le intenzioni del regista. So che quando uscivi, solo per il fatto di non essere sordomuto, ti sentivi una merda. Benissimo.
E quando sei lì, tranquillo, a un incrocio qualsiasi, a bordo della tua macchina pulita, appena lavata... Arriva, il marocchino, voglio dire... il lavavetri. Maledizione, non l'avevo visto, se no mi fermavo prima, o cambiavo strada. Lui viene avanti col suo bastone, e io... "No, grazie..." col ditino, due volte, e alla fine: "NOOO!".
Ce l'ho fatta. Sono stato un po' cattivo, ma efficace. E proprio in quel momento... SCIAFF!... La spugna sul vetro. E tutta l'acqua che cola sulla tua macchinina pulita, appena lavata. Che male! E lui col tampone WOM-WOM! Due passate. Va un po' meglio, sono rimaste solo un paio di righine orizzontali, credevo peggio... ma appena mette giù i tergicristalli... SSSCCC!... Tutte le goccioline... che poi mi rimangono le righine verticali. Che male!
Non t'incazzare, non t'incazzare, non t'incazzare che poi sei anche razzista.
C'avessi qui un mille lire... che più rapido è e meno si soffre. Macché, il portafoglio... perché dev'essere così incastrato... non c'ho le mille lire neanche nel portafoglio.
Cinquemila, "Cinquemila, tenga pure."
A questo punto lui è raggiante e, dato che io ho il finestrino abbassato, mi appoggia una mano sulla spalla... "No, grazie, questa l'ho già lavata".
Quando arriva il verde, riparto con la mia macchina pulita, appena lavata, e col vetro pieno di righine orizzontali e verticali… Benissimo!
Eh, sì! È vero, troppe volte accade di non sentirsi perfettamente a nostro agio. L'esistenza di qualcuno che sta male è una specie di tabù, qualcosa che non vorremmo vedere.
È come se dentro di noi ci fosse uno strano senso di colpa che non sappiamo spiegare e allora, forse per riparare, abbiamo bisogno della nostra buona azione quotidiana.
No, intendiamoci, ben venga qualsiasi slancio che possa alleviare le sofferenze di altre persone. C'è solo da sperare che la nostra bontà sia il più possibile pulita. Perché anche la bontà se è compiaciuta, finta o addirittura interessata, non serve certo a procurarsi un posto in paradiso.
Sono esigenti i guardiani del cielo. La sola moneta che vogliono è l'amore.



Il potere dei più buoni

La mia vita di ogni giorno
è preoccuparmi di ciò che ho intorno
sono sensibile ed umano
probabilmente sono il più buono
ho dentro il cuore un affetto vero
per i bambini del mondo intero
ogni tragedia nazionale
è il mio terreno naturale
perché dovunque c'è sofferenza
sento la voce della mia coscienza.

Penso ad un popolo multirazziale
ad uno stato molto solidale
che stanzi fondi in abbondanza
perché il mio motto è l'accoglienza
penso al disagio degli albanesi
dei marocchini, dei senegalesi
bisogna dare appartamenti
ai clandestini e anche ai parenti
e per gli zingari degli albergoni
coi frigobar e le televisioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
son già iscritto a più di mille associazioni
è il potere dei più buoni
e organizzo dovunque manifestazioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
è il potere... dei più buoni...

La mia vita di ogni giorno
è preoccuparmi per ciò che ho intorno
ho una passione travolgente
per gli animali e per l'ambiente
penso alle vipere sempre più rare
e anche al rispetto per le zanzare
in questi tempi così immorali
io penso agli habitat naturali
penso alla cosa più importante
che è abbracciare le piante.

Penso al recupero dei criminali
delle puttane e dei transessuali
penso ai giovani emarginati (1)
al tempo libero dei carcerati
penso alle nuove povertà
che danno molta visibilità
penso che è bello sentirsi buoni
usando i soldi degli italiani.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
costruito sulle tragedie e sulle frustrazioni
è il potere dei più buoni
che un domani può venir buono
per le elezioni.

È il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
è il potere... dei più buoni...



Il pelo

No, io no. Io sono un uomo felice. Beh, forse la felicità non esiste, diciamo che sono un uomo sereno. Mi basta veramente così poco. Pensate, io non ho niente!

Coro 1: Io non ho niente.
Coro 2: Io non ho niente.
Coro 3: Io ho un pelo!

G: Eh già, lui ha un pelo. Chissà poi cosa se ne fa di un pelo. Lui ha un pelo, e io non ho niente...
Però bisogna ammettere che un pelo... è un pelo. E c’è chi ce l’ha, e c’è chi non ce l’ha... io per esempio non ce l’ho... che a pensarci bene un pelo mi sarebbe anche utile! Eh sì, oggi come oggi uno che non ha un pelo... Bisogna che me lo procuri.
Sì, io devo avere un pelo!
Uhaaaa!!!

Io ho un pelo!

Coro 1: Io ho un pelo.
Coro 2: Io ho un pelo.
Coro 3: Io ho dieci peli!

Beato lui che ha dieci peli! No per carità, io non mi lamento, io il mio pelo ce l’ho...
Certo che uno che ha dieci peli è già in un’altra posizione. Uno con dieci peli ha praticamente risolto... dieci peli sono già una peluria, eh! Bisogna che me li procuri.
Sì, io devo avere dieci peli!
Uhaaaa!!! Dieci.

Io ho dieci peli!

Coro 1: Io ho dieci peli.
Coro 2: Io ho dieci peli.
Coro 3: Io ho cento peli!

Maledizione! Lui ha cento peli, cento, e io sono stanco, distrutto, non ce la faccio più, ma resta il fatto che lui ha cento peli e io ne ho dieci, e dieci peli oggi cosa sono... non sono più niente, sono una miseria.

Coro in sottofondo: Noi abbiamo cento peli. Noi abbiamo mille peli. Noi abbiamo centomila peli. Noi abbiamo un milione di peli.

Devo farcela, devo reagire, anch’io devo avere tanti peli, per me, per i miei figli. Anch’io avrò tanti peli...
Anch’io...
Sì, sì...



La pecora Dolly

Non so a voi, ma a me la pecora Dolly incuriosisce, affascina, e mette addosso uno strano brividino che non riesco a decifrare e che a buon diritto potrei chiamare paura.
Eppure è così bella, liscia, mansueta, e posso anche immaginare che un giovane caprone impazzisca per lei.
In una notte piena di passione, in una notte calda, anche per la lana, lui la possiede con tutta la forza e l'interezza di un amore intenso e animalesco. Beato lui.
È evidente che il giovane caprone non ha sentito alcun bisogno di informazioni genetiche più approfondite sulla sua partner.
E questo non perché non sia sensibile. Probabilmente non avvertendo nessuna differenza fra Dio e il professor Jan Wilmut, si è accoppiato tranquillamente.
Io sono meno tranquillo perché ho la certezza che un domani anche anche l'uomo… Ma che dico un domani, oggi! Forse sono già qui. Maledizione! Ci fosse almeno, che ne so, un segnetto di riconoscimento, qualcosa, nei tratti somatici.
Per dire, io non sono mica sicuro che Aldo Biscardi sia vero. No, dico, è pericoloso, non solo per il calcio. Pensa un po' se ognuno potesse clonare chi vuole, chi gli piace. Non so, per dire, Bossi. Bossi clona Alberto da Giussano, a Pontida. Borrelli?… Borrelli clona Robespierre. E la Pivetti? La Pivetti clona Giovanna D'Arco, prima, poi, improvvisamente, Liala. Buttiglione… Buttiglione clona l'orso Yoghi. E Andreatta? Andreatta clona Pippo… non Baudo. Pippo, Pluto e Paperino. E D'Alema? D'Alema clona Trotzkj, geniale… poi lo segue in Messico e… CRACK! Sulla testa. E la Bindi?… una santa, Maria Goretti. Che preferisce morire piuttosto che farsi violentare dal mostro. Di Bella. E Berlusconi? Berlusconi clona Emilio Fede. Un altro, perché uno non gli basta. E Prodi? Prodi, Prodi colona Don Abbondio che ha paura dell'Innominato… Bertinotti.
No, dico, al di là delle esagerazioni e dei paradossi è spaventoso pensare alle possibilità che oggi ha l'uomo. Per carità, io non c'ho niente contro gli scienziati. Però la pecora Dolly, che è già una realtà, è per me una presenza molto, molto misteriosa.
Voglio dire che la guerra, la violenza, la bomba atomica, le conosciamo e ci fanno paura. Ma quello che a poco a poco ci si insinua dentro non è paura di un nemico preciso. Non è neanche paura del futuro. Perché in fondo chi lo ha mai conosciuto, il futuro. È un allarme, l'allarme di un'emozione umanamente incontenibile e che suggerisce uno strano desiderio di lontananza e di silenzio.
È come se questo secolo tanto insensatamente indaffarato ci lasciasse così, senza nulla che ci appartenga veramente. Ma soprattutto con la dolorosa sensazione che noi non apparteniamo a nulla.



Spettacolo puro

Con tutte le contraddizioni e le incertezze del destino umano
la vita va vissuta sempre come fosse un dono.
A volte si ha la sensazione di un presente ostile, di un futuro orrendo
ma in fondo son contento
di appartenere al mondo.

[coro:] Piango di qua
qualche volta piango dì là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.


La morte di un attore molto amato
Le chiacchiere del dopo terremoto
Godeva tutto il funerale quando lui ha cantato
L'arresto di un politico famoso
La favola del bacio misterioso
La chiesa si converte al rock piuttosto all'improvviso.
lo prego e piango di qua
qualche volta piango di là.
L'Europa ci regala un'altra tassa
Il gran rilancio della mafia russa
Si incaglia in mare un'ammiraglia c'era l'acqua bassa.
La crisi si è risolta sghignazzando
Bambino stupra anziano reverendo
Il pianto di una Madonnina, non le piace il mondo.

E anch'io… piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Nel gioco del falso e del vero
qualsiasi dolore del mondo è spettacolo puro.
È come se fosse un libro di avventure
che mi fa bene e male al cuore
un libro che non chiudo mai.

Piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

È sempre più sicuro il pendolino
Leghista vende il Duomo di Milano
Tribù che mangia missionario pare molto buono
A volte la Ferrari ci fa male
D'Alema sembra sia un sentimentale
Tra poco ci sarà del sesso sempre più virtuale.
Io amo e piango di qua
Qualche volta piango di là.
Stravince con la moto un bel bambino
Pannella spaccia droga al mercatino
Scambiava la fontana antica per un trampolino
Cossiga quasi sempre torna in ballo
Emilio Fede clona il suo cervello
La grande svolta dell'Italia parte dal Mugello.

Io svolto e piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.


Nel gioco del falso e del vero
qualsiasi dolore del mondo è spettacolo puro.
È come se fosse un film di sentimento
che mi coinvolge proprio tanto
un film che non finisce mai.

[coro:] Piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Uccide sette coppie e non gli basta
La mistica Pivetti è via di testa
Il caso della mucca pazza in cerca di analista
Il costo giornaliero di un pentito
Adesso la massaia fa il soldato
Andava in giro per Venezia col suo carroarmato.

Per forza… piango di qua
qualche volta piango di là.

La carica dei topi in ospedale
Il vecchio incatramato al Quirinale
Si spara chiuso dentro un cesso alla Bicamerale
Purtroppo Bertinotti non concorda
La nostra maggioranza è un po' bastarda
La guerra delle quote latte fatta con la merda.

Io osservo e piango di qua
qualche volta piango di là.
Piango di qua
qualche volta piango dì là.

Nel gioco del falso e del vero
nel gioco del falso e del vero persino la vita e la morte
è spettacolo puro
La vita e la morte spettacolo puro.
La vita e la morte spettacolo puro.
La vita e la morte spettacolo puro.
Spettacolo puro!