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Testi E Pensare Che C'era Il Pensiero

Canzone della non Appartenenza

[parlato:] Quando mi è capitato di nascere, la maggior parte dei miei
simili si era allontanata da Dio. E per colmare questo vuoto aveva scelto come nuovo culto l'umanità con tutti i suoi ideali di libertà e di eguaglianza. Tuttavia non so se per coscienza o per prudenza, non riuscendo ad abbandonare completamente Dio, né ad accettare
fino in fondo l'umanità, siamo rimasti come alla deriva del mondo in quella distanza aristocratica da tutto comunemente chiamata decadenza. Insomma siamo nati troppo tardi per Dio e troppo presto per gli uomini.

La grande intesa tra me e l'universo
è sempre stata un mistero
il grande slancio verso la mia patria
non è mai stato vero
il tenero attaccamento al paese natio
mi sembra l'enfasi pietosa di un mio vecchio zio
tutto quello che ho, tutto ciò che mi resta
è solo questa mia famiglia che non mi basta.

Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una gran dose di egoismo
magari un po' attenuato
da un vago amore per l'umanità.

La mia anima è vuota e non è abitata
se non da me stesso
non so bene da quando l'amore per il mondo
mi sembra un paradosso
ma soffrire per gente di cui non si sa l'esistenza
mi sembra il segno un po' preoccupante di qualche carenza
tutto quello che provo è una vana protesta
è solo questa mia coscienza che non mi basta.

Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una parvenza di altruismo
magari compiaciuto
che noi chiamiamo solidarietà.

Ma se guardo il mondo intero
che è solidale e si commuove in coro
i filmati di massacri osceni
con tanti primi piani di mamme e bambini
mi vien da dire che se questo è amore sarebbe molto meglio
non essere buoni.

Se provo a guardare il mondo civile
così sensibile con chi sta male
il cinismo di usare la gente
col gusto più morboso di un corpo straziante
mi vien da urlare che se questo è amore io non amo nessuno
non sento proprio niente.

E invece siamo nati per amare proprio tutti
indiani, russi, americani, schiavi, papi, cani e gatti
è proprio il mondo della grande fratellanza
per nuove suffragette piene d'isteria
o peggio ancora è, quella sporca convenienza
come sempre mascherata dalla grande ipocrisia
la nostra ipocrisia.

Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una gran dose di egoismo
magari un po' attenuata
da un vago amore per l'umanità.

E non ci salva l'idea dell'uguaglianza
né l'altruismo o l'inutile pietà
ma un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
che fa del bene a sé e all'umanità.

Un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
di fare il bene dell'umanità.



Destra Sinistra

[Incipit parlato con sottofondo musicale, solo nello spettacolo della stagione 1995-'96:] Le parole definiscono il mondo. Se non ci fossero le parole, non avremmo la possibilità di parlare di niente. Ma il mondo gira e le parole stanno ferme. Le parole si logorano, invecchiano, perdono di senso, e tutti noi continuiamo ad usarle senza accorgerci di parlare… di niente.

Tutti noi ce la prendiamo con la Storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
quasi tutte le canzoni son di destra
se annoiano son di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La patata per natura è di sinistra
spappolata nel purè è di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
son di merda più che sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

L’ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l'ossessione della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa
dove non si sa.

Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La tangente per natura è di destra
col consenso di chi sta a sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

L’ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è, se c'è chissà dov'è.

Canticchiar con la chitarra è di sinistra
con il karaoke è di destra
i collant sono quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Tutti noi ce la prendiamo con la Storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.

Destra-sinistra
destra-sinistra
destra-sinistra
destra-sinistra…
Basta!



E pensare che c'era il Pensiero

Il secolo che sta morendo
è un secolo piuttosto avaro
nel senso della produzione di pensiero.
Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
un mare di parole
un mare di parole
ma parlan più che altro i deficienti.

Il secolo che sta morendo
diventa sempre più allarmante
a causa della gran pigrizia della mente.
E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
per il vero, che non ha coscienza del suo stato
un mare di parole
un mare di parole
è, come un animale ben pasciuto.

E pensare che c'era il pensiero
che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote.
Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Va' pensiero su l'ali dorate
va' pensiero su l'ali dorate.

Nel secolo che sta morendo
si inventano demagogie
e questa confusione è il mondo delle idee.
A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
un mare di parole
un mare di parole
io penso dunque sono un imbecille.

Il secolo che sta morendo
che sembra a chi non guarda bene
il secolo del gran trionfo dell'azione
nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
proprio niente, dove si rimanda ogni problema
un mare di parole
un mare di parole
e anch'io sono più stupido di prima.

E pensare che c'era il pensiero
era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.

Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.



Falso Contatto

(Interno – notte)
"Eh sì... vivo da solo... Si vede, eh... C'è un po' di confusione, ma c'è tutto. Sono contento che tu sia salita un attimo. Non l'avrei mai sperato. No, non fraintendermi... con una donna come te non lo farei mai... Cioè, sì, lo farei... cioè... che casino... voglio dire... non siamo qui per questo. Siediti. Ci ho anche del whisky. Ne vuoi un po'?"
E lei: "No. Voglio fare l'amore con te."
"Come? Cos'hai detto?"
"Sì..." ripete tranquilla, "voglio fare l'amore con te."
Avevo capito bene. E la Madonna! Ma è una meraviglia. Un miracolo. Bisogna afferrarli al volo, i miracoli. Mica te lo chiedono due volte. Ecco, non le do neanche il tempo di finire la frase. La prendo tra le braccia e la stringo fortissimo. Sono troppo eccitato. La trascino in camera. Mi slaccio la camicia. Mi tolgo le scarpe, i pantaloni, le mutan...
Oddio! Non sono pronto. Eppure mi piace da impazzire... Niente. Come mai? No, non facciamo scherzi... proprio stasera. Non mi succede mai. Comunque le mutande le tengo. Lei è già sotto il lenzuolo. Chissà se è completamente nuda. Speriamo di no, cioè magari... un po' di seta...
Mamma mia, che faccio? Ecco, mi sdraio vicino a lei e prendo tempo. Silenzio. Cerco di comunicarle quanto sia emozionante l'attimo in cui non è ancora successo niente... Le faccio: "Il sabato del villaggio." E lei, abbracciandomi: "Caro!... "Ma come 'caro'? Mi chiamava Giorgio fino a un minuto fa... Per loro è facile. Sono subito pronte. lo invece... che faccio? La strada della tenerezza, certo... che poi è proprio quella che a un certo punto... Sì, mi piace, mi dà fiducia. Basta non preoccuparsi. Ma sì, così; con calma. L'accarezzo esplorandola dolcemente in ogni punto del corpo con la punta delle dita. La pelle è sottile. Poi premo leggermente con sensibilità lenta, lentissima, orientale. Niente. Neanche l'Oriente mi aiuta. Sono disperato.
Provo a buttarmi su di lei con ardore. Il resto verrà da sé. Infatti, lo sapevo. Meno male... È bellissima, sì, sì. L'abbraccio, la stringo, la bacio, poi le accarezzo il viso, la guardo negli occhi, e la ribacio, la bacio, la bacio, la bacio...
Sì, ma non posso mica andare avanti a baciarla tutta la notte! Calma. Lei non si è ancora accorta di niente. Vedi quando si dice 'una donna meravigliosa'... 'una santa'?!
"Come sei bella!"
E lei: "Sì, ma fermati, fermati. Non preoccuparti. Non ti devi sforzare."
Ahi, aveva capito tutto... 'la santa'. Mi discosto sfiduciato, in silenzio. Lei si rannicchia dolcemente con la testa sulla mia spalla e mi accarezza piano, quasi distrattamente. Sta cercando di aiutarmi. E ci riesce... Brava, ci sta riuscendo... così, così... miglioro, miglioro. Ora scende, sì, con grande delicatezza gioca con l'elastico delle mie mutande. Che fa? Me le toglie? Nooo! Errore! Fine del miglioramento.
In questi casi... o uno sprofonda, o fa dello spirito. È il mio genere: "Sono belli gli amori spirituali, eh... Non si corre il rischio della volgarità." Genialità sprecata. Non è disposta a certe intuizioni. Mi fa solo: "Spero non sia colpa mia..." Lasciamoglielo credere, lasciamoglielo credere! Che poi è anche vero. Non si dice in quel modo "Voglio fare l'amore con te." Non è mica un annuncio economico. E poi, poi non ci si spoglia così: TRAC! La colpa è sua. Sì, va bene, è bellissima... ma la colpa è sua. Ma che credeva di fare? Si è anche tutta profumata, come una...
Ecco, quest'idea della troia mi piace... più di quella della santa. Perché non ci ho pensato prima? Ci sono dei pensieri che fanno effetto. Sì, sì, sento che succede qualcosa... finalmente, finalmente. In un attimo sono sopra di lei. Ci siamo. Questa volta me la prendo, me la prendo. Sì, sento affluire il sangue da tutte le parti. Affluire, affluire, affluire... No, non da tutte le parti.
Mi ritiro piano piano nel mio angolino. Lo so, lo so, l'unica cosa è non preoccuparsi, ma... a un certo punto... si preoccupa lei, la santa. Bisogna distrarla. "Vuoi una sigaretta?" È sempre così. Negli intervalli tra un tentativo e l'altro si fumano tre pacchetti di sigarette e si parla anche di Gheddafi.
Durante la conversazione lei strofina un po' il suo corpo contro il mio. Poi un po' di più. lo continuo con la Libia. Non le dispiace mica il Medio Oriente. È che a furia di sfregarsi a un certo punto la santa ha una voglia di scopare tale che non si riesce a immaginare neanche in uno scimmione. Mi salta addosso letteralmente. Ora è sopra di me. Sono in sua balia. Non mi dà tregua. Che faccio? Dovrebbero aspettare, le donne, per dio! Dovrebbero star lì buone... che poi magari tutt'a un tratto scatta. E invece ti aiutano cioè, credono di aiutarti... e ti toccano... ahi! maldestre, anche. Allora, sì... che fare? lo mi difendo come posso. Cerco di facilitare la sua passione... che arrivi al massimo. Certo, faccio qualcosa con le mani... così alla rinfusa, con le ginocchia mi agito, tocco, stringo, struscio, sgambetto... Lei morde, geme. Poi si calma, si calma... Si calma... Dev'essere andata bene. Scivolo da sotto di lei sempre più furtivo. Lei resta immobile a pancia in giù. Un attimo di silenzio. Ho capito. È il momento della dolcezza. Le passo una mano sui capelli e la guardo pieno di comprensione...
Niente. Dorme come un sasso.
Devo aver dormito un po' anch'io. Dalla finestra chiusa male filtra un po' di luce, azzurra, discreta, silenziosa. È mattino. Strano come dopo certe stanchezze e stravolgimenti capiti qualche volta al mattino una specie di superattività insensata delle funzioni genitali. E, ai soggetti che per tutta la notte sono stati, diciamo così, frigidi, gli viene come una potenza insospettabile, una vera e propria 'fame d'amore'... Che poi, più che fame d'amore, è un irrigidimento meccanico da stato febbrile.
Fa lo stesso. Occorre approfittare. Lei sta dormendo ignara. Devo svegliarla. Questa volta ho le carte in regola. "Svegliati, cara, svegliati!" Lei apre gli occhi a fatica. È ancora mezza addormentata. E io, sottovoce: "Voglio fare l'amore con te." Non mi sembra entusiasta. Ma come? Dopo avermi violentato per tutta la notte... Non importa. Mi ci butto addosso... tutto nudo, spettinato, con la barba lunga, ma eccitatissimo. Lei mi guarda spaventata. lo la aggredisco facendole sentire tutta la mia potenza. Non si diverte niente. Possibile? Mai vista una cosa del genere... cioè, in una donna... certo, sono sempre pronte, loro. Non può sfuggirmi così. Ora l'aiuto io. Le passo una mano sui seni. Non può sfuggirmi così. Scendo, scendo... forse ci siamo. Le afferro le mutande. Lei se le tiene. Ma che modi sono?! Certo, la sera leoni, eh... Te lo faccio vedere io, avanti, così, buona... Macché! Non ci sta. Si divincola, stringe le gambe. "Ma io ti violento, scema! che volevi fare tu, stanotte? Sì, sì, ti violento... così!.." Mica facile però, se lei non ci sta. Come faranno, come faranno. Ecco, così, brava, finalmente, sull'ala dello slancio cede, cede, cede. L'ho distrutta. Non ha più energie. Non partecipa, ma cede. Mi lascia fare. Me ne frego. Vado, vado da solo. La prendo con forza, con gesti bruschi, rapidi, isterici, pazzi. Un guizzo nervoso. Un guizzo da lucertola. È roba di secondi. Parlo, bacio, urlo. mugolo, muoio... È la fine... Amore, amore, amore!!!
'Amore'... Che strana parola.
Sono ancora sopra di lei, immobile. Le stringo forte una mano, ma siamo separati dappertutto. Stringere una mano così disperatamente è l'amore al suo stadio più finale. E il silenzio è il suo fissativo. Quando il silenzio si è insediato fra due persone è difficile farcelo uscire. Il silenzio penetra nei muri, nelle stanze, nei mobili... Ovunque è presente. Sotto di esso la vita continua, ma non si sente. Assopita, immobile... come noi, ora.



Giovani si fa per dire

Giovani, si fa per dire
eternamente innamorati della vita
col gusto di chi sfida il tempo e vive alla giornata
giovani un po' cresciuti che non sanno ancora bene cosa fare
ma sono sempre e comunque in attesa di un grande avvenire.

Giovani, non tanto giovani
allegri ragazzoni, senza offesa
eroi di quell'età un po' vaga e anche un po' difettosa
carichi di un potenziale che per adesso non si è ancora espresso
in termini di doti straordinarie e anche di sesso.

[parlato:] L'importante è mantenersi informa, mettersi addosso una cosa qualunque, basta che stia bene. L'importante è fare un po' gli scemi con le ragazzine.

E intanto la pancia cresce
adagio ogni giorno cresce
è già più rotonda, aumenta pian piano
ieri sembrava un millimetro meno.

Giovani, come siamo giovani
giovani, che bello essere giovani
giovani, siamo tutti giovani
giovani, giovani, giovani, giovani...

Giovani, sì fa per dire
felicemente immuni da pensieri
si nutrono di sentimenti, meglio se provvisori
giovani un po' trasgressivi che alla carriera non ci pensan mai
filosofi sempre 'on the road' che tanto i soldi glieli diamo noi.

[parlato:] L'importante è prendere la vita come un gran divertimento. L'importante è ridere e scherzare su qualsiasi argomento. Che temperamento!

E intanto la pancia cresce
e il giovane si stupisce
e intanto un capello lì sul cuscino
ahi, che sorpresa, che dolorino.

E intanto la pancia cresce
e intanto le cosce mosce
e intanto allo specchio: Dio, che sgomento
mi sta venendo anche un po' il doppio mento.

Giovani, come siamo giovani
giovani, che bello essere giovani
giovani, siamo tutti giovani
giovani un po' da invecchiare
giovani un po' da rifare
si fa per dire…



Il Miracolo

[incipit parlato presente solo nel libretto di scena:] L'occhio umano, come credo anche l'occhio bovino, è l'organo per la reazione degli stimoli della luce che vengono immediatamente trasmessi ai centri nervosi. Basta un minimo sforzo, una piccola fessura per impressionare i nostri sensi che sono già molto nervosi.


Schermo fluorescente unica fonte di magia
sera di televisione
luce soffusa nella mia casa, voce che fa compagnia
ma improvvisamente...
Un po' d'ncertezza fin quando
la mano si ferma sul telecomando
e s'illumina il mondo.
Schermo fluorescente unica fonte di energia
ma improvvisamente...

E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente come in un film di fantascienza
che questo vetro luminoso potrebbe anche finire
nella totale indifferenza
se ti venisse da pensare per un attimo soltanto che non esiste
lo spettatore
e se guardando la bocca
di un attore, un giornalista o un presidente ti venisse in mente
che all'ascolto non c'è più nessuno
che sono usciti tutti, sono andati via
e in primo piano c'è soltanto quella bocca
e la sua follia...
Miracolo!
Miracolo!

E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente che quella bocca colorata
gira per le stanze invano
il gran faccione è lì che parla
e non sì sente neanche il suono.
Se tu vedessi la tua casa vuota
come vista da lontano, sempre più lontano
c'è soltanto la televisione e nei palazzi
nessuno
se ti venisse in mente che niente ha resistito
la massa è morta dolcemente e l'individuo
si è svegliato...
Miracolo!
Miracolo!

La grande fluorescenza non incanta più nessuno
un miracolo!
la dolce ammaliatrice non seduce più nessuno
un miracolo!

E fuori nelle piazze e nelle strade
la vita
ritorna ad esser quella vera
e l'aria è fresca, e si respira
E fuori nelle piazze e per le strade
la vita!



Il tempo quanto tempo

Il tempo, quanto tempo
e dopo tanto tempo rincontrarti
e i nostri cuori non so se smemorati o incerti
e con addirittura la paura di non sapere
come salutarti.

Il tempo, quanto tempo
e poi chissà da dove son passate
in tutti questi anni le nostre vite
chissà che facce abbiamo
forse siamo due persone sconosciute.

Eppure la luce del viso è sempre la stessa
lo stesso sguardo, tu così diversa
ma forse è solo qualche ruga nei tuoi occhi
da animale in fuga.

E io che non mi vedo e non so niente del mio viso
di fronte a te sono confuso e un po' a disagio
fa un po' male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.

Il tempo, quanto tempo
e dopo tanto tempo non ci viene
nemmeno una parola o un'emozione
ci siamo un po' perduti come tutti
non per cattiveria, ma per distrazione.

Eppure la voce è la stessa, così familiare
la stessa donna, tu così cambiata
che ora un po' lontana e assente
mi saluta educatamente.

E io, io mi domando cosa resta di un amore
qualche rimpianto e un angolino di dolore
ma fa male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.



Io come persona

In un tempo di rassegnata decadenza
serpeggia la paura nascosta dall'indifferenza.
In un tempo così caotico e corrotto
in cui da un giorno all'altro ci può succedere di tutto.
In un tempo esasperato e incongruente
con tanta, tanta informazione che alla fine
uno non sa niente.

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.

In un tempo dove il mito occidentale
nel momento in cui stravince è nella crisi più totale.
In un tempo che è forse peggio di una guerra
dove gli ordigni nucleari pian piano invadono la terra.
In un tempo dove milioni di persone
si massacrano tra loro
e non sappiamo la ragione.

Io come persona
io come persona
io come persona, completamente fuori dalla scena
io come donna o uomo
che non avverte più nessun richiamo
io che non capisco
e che non riesco a valutare e a credere
io che osservo il tutto
con il sospetto di non sceglier mai, di non sceglier mai, di non sceglier mai…

In un tempo sempre più ostile allo straniero
tutti i popoli del mondo stanno premendo sull'Impero.
In un tempo indaffarato e inconcludente
si alza minaccioso il sole rosso dell’oriente.
In un tempo senza ideali né utopia
dove l'unica salvezza è un'onorevole follia.

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.

In un tempo dove tutto ti sovrasta
e qualsiasi decisione passa sopra la tua testa.
In un tempo dove il nostro contributo
la nostra vera colpa è solamente un voto.
In un tempo che non ti lascia via d'uscita
dove il destino o qualcuno ha nelle mani la tua vita…

Io come persona, io come persona
io coi miei sentimenti
coi miei traguardi quasi mai raggiunti
io con la mia fede che si disperde in infinite strade
io, stordito e spento, con lo gomento di dover assistere
io, confuso e vuoto, e rassegnato a non schierarmi mai
a non schierarmi mai, a non schierarmi mai

[parlato:] In un tempo tremendo piano piano ti allontani dal mondo, ma con fatica, senza arroganza, come un uomo sconfitto che riesce a vivere solo rifugiandosi nel suo piccolo mondo. Ma la salvezza personale non basta a nessuno. E la sconfitta è proprio quella di avere ancora la voglia di fare qualcosa e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente.
È lì che si muore, fuori e dentro di noi. Sei come un individuo innocuo, senza giudizi e senza idee. E se non ti si ferma il cuore è perché il cuore non ha mai avuto la pretesa di pensare. Sei come un individuo impoverito e trasportato al capolinea, un individuo sempre più smarrito e più impotente, un uomo al termine del mondo, ai confini del più niente.

Ma io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora
io coi miei sentimenti ci sono, io coi miei sentimenti ci sono ancora
io con la mia rabbia ci sono, io con la mia rabbia ci sono ancora
io con la mia voglia di cambiare ci sono, io con la mia voglia di cambiare ci sono ancora.

Io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora
io con le mie forze ci sono, io con le mie forze ci sono ancora
io con la mia fede, io con la mia fede ancora
io come donna o uomo ci sono, io come donna o uomo ci sono ancora.

Io ci sono, io ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono
io come persona ci sono, io come persona ci sono ci sono, ci sono, ci sono.



Isteria amica mia

Sono giù di morale
questo mondo fa male
con lira che oscilla, che sbanda ogni giorno
un inferno
io non so cosa fare, l'Italia è allo sbando
io voglio morire
aiuto sprofondo nel buio più nero.

Sono finto o sono vero…
boh!

Sono giù di morale
l'ho già detto, ma è uguale
per fortuna ho trovato il mio schieramento
son contento
io lo so, mi conosco, se credo al partito
mi esalto, rinasco, ritrovo il mio slancio, do sfogo al mio istinto.

Sono vero o sono finto…
boh!

Oddio, oddio son sempre più sgomento
nel mio cuore c'è uno schianto
si sputtana il Parlamento
ho anche pianto.
Oddio, oddio lo Stato è disastrato
come sono preoccupato
per la mia democrazia!

Isteria
per piccina che tu sia
isteria
siam rimasti solo noi, amica mia.

Sono giù di morale
ma ho risolto il mio male
chi la pensa in un modo diverso si sbaglia
che gentaglia.
Io li faccio a pezzetti, li stritolo tutti
li prendo a cazzoti, gli cambio il cervello
li lobotomizzo.

Sono vero o sono finto…
sono schizzo.
Non son mica pazzo…

È che il mondo nascente mi fa vomitare
non capisco più niente
ma mi devo schierare.

Com'è bello ritrovarsi in tanti a lottare fianco a fianco, oh sì!
Com'è bello avere dei nemici chiari, precisi, sicuri, oh sì!
Com'è bello sapere con certezza quali sono gli uomini che fanno veramente il bene del nostro paese, oh sì!
Dio come sono politico!

Isteria
per piccina che tu sia
isteria
siam rimasti solo noi, amica mia.

Isteria, amica mia.
Isteria, amica mia.
 



L'abitudine

Lei dorme ancora
chissà dove saranno i suoi pensieri ora
la dolce cabala dei sogni, i suoi bisogni
la sua vita vera.
Io sto spiando il suo respiro
mi accosto ai suoi segreti
lo strano errare di pensieri
di desideri addormentati.
La sfioro teneramente
con due baci indiscreti
poi mi domando se sian baci
o inadeguatamente
i miei gesti consueti.

L'abitudine
l'abitudine.

Lei si risveglia
con gli occhi semichiusi mi guarda poi sbadiglia
avverto quasi all'improvviso sul suo viso
un'assonnata voglia.
E con gran naturalezza
noi facciamo l'amore
poi mi discosto col sorriso
di chi ha un leggero pudore.
Non mi domando nemmeno
cosa c'è sul mio viso
se c'è l'amore di un uomo
oppure l'abbandono
di un corpo in riposo.

L'abitudine
l'abitudine.

Io ripenso al mio passato
e vedo scorrere
i frammenti di una storia
come fosse un film.
Ho affrontato tante cose
le più tristi e dolorose
con un'imprevedibile energia.
Ma sono i gesti abituali
che mi fanno paura
questa mia vita ripetuta
è diventata
la mia seconda natura.

[parlato:] Non ci si può liberare dell'abitudine buttandola fuori dalla finestra, bisogna farle scendere le scale un gradino alla volta.

L'abitudine
l'abitudine.



L'America

(citazione musicale jazz)
A noi ci hanno insegnato tutti gli americani.
Se non c'erano gli americani... a quest'ora noi eravamo… europei. Vecchi, pesanti, sempre pensierosi, con gli abiti grigi e i taxi ancora neri.
Non c'è popolo che sia pieno di spunti nuovi come gli americani. E generosi. E buoni, e giusti.
Non c'è popolo che sia più giusto degli americani. Anche se sono costretti a fare una guerra, per cause di forza maggiore, s'intende, non la fanno mica perché conviene a loro. Nooo! È perché ci sono ancora dei posti dove non c'è né giustizia, né libertà. E loro… Eccola lì… PUM! Te la portano. Sono portatori, gli americani. Sono portatori sani di democrazia. Nel senso che a loro non fa male, però te l'attaccano.
L'America è un arsenale di democrazia. E quello che mi ha sempre colpito degli americani è questo gran desiderio, questo gran bisogno di esportare, di divulgare il loro modo di vivere, la loro cultura… no, non la cultura… le innovazioni, i fatti di costume… sono portatori sani di cose nuove.
Sempre nel senso che a loro non fanno male, però te le attaccano.
Alla fine della seconda guerra mondiale sono arrivati qui e hanno portato: jeep, scatolette, jeans, cultura… no, non la cultura… movimenti dinoccolati, allegria, progresso, cultura… non la cultura… la Coca-cola, il benessere, la tecnologia, lo sviluppo…
E di colpo l'Europa, la vecchia, cara Europa, coi suoi lampioncini fiochi, le sue tradizioni, i fiumi, i violini, i valzer...
(citazione musicale bolgie-woogie)
E poi luci, e neon, e vita, e colori, e poi ponti, autostrade, televisioni, grattacieli, aerei… chewing-gum!
Non c'è popolo più stupido degli americani.
(citazione musicale "Stranger in the night")
La cultura non li ha mai intaccati. Volutamente. Sì, perché hanno ragione di diffidare della nostra cultura vecchia, elaborata: Leonardo, Shakespeare, Voltaire, Hegel, Schopenauer…
Ma certo, più semplicità, più immediatezza... Loro hanno sempre creato così, come andare al cesso!
(citazionemusicale "Tutti frutti")
*Loro hanno inventato il bottone. Ah, su questo bisogna lasciarli stare!... Schiacci un bottone: TAC… fatto. Tutto fatto. E dopo un po' eccoci qui. Un calcolo logaritmico… anche noi, schiacci un bottone. TAC… fatto. La storia degli Aztechi… Anche noi, schiacci un bottone: TAC… fatto. Il progetto di una sopraelevata… anche noi, schiacci un bottone: TAC… fatto. Un'astronave su Marte… anche noi, schiacci un bottone: TAC… fatto. La pittura, la letteratura, la musica… anche noi, schiacci un bottone: TAC… la cultura, fine.
L'America è un paese di giovanotti. Gli americani sono gli unici al mondo che a Disneyland non si sentono idioti neanche per un attimo. No, io non ce l'ho mica con l'America, anzi, mi piace. Ce l’ho con gli americanisti di tutto il mondo, eh! L'America, si sa, è stato un errore di navigazione. Mica andare, ci siamo cascati. Ecco cos'è l'America: è uno scivolo, una buca, un’enorme buca con il risucchio: SSSCCCVRUMMM! No, un momento, mica ci sono cascati tutti subito, eh! All'inizio c'era anche il vento dell'Est che tirava, come dice la parola, un po' più in là. Sì, l'Unione Sovietica, con le sue promesse, il suo senso di uguaglianza, di giustizia, l'Internazionale Socialista, la sua cultura… no, la cultura anche lì…
E l'Italia con le sue macerie, ma già con le sue prime luci al neon… oscillava, VVV…: "Meglio di qua… no, meglio di là…". Chi faceva il tifo per l'uno, chi per l'altro… insomma, si discuteva, ci si dibatteva tra due culture… Ma no! Quali culture… Tra due bulldozer!
Poi, a un certo punto, senza preavviso, senza nemmeno che un colonnello dell'aviazione ce lo dicesse, il vento dell'Est smette. E da quel momento: SSSCCCVRUMMM! Tutti in buca.
Ma come? Non eravamo diversi? Non si oscillava? Non si dibatteva?...
Macché, più niente. Tra un imbucato e l'altro non si riconosce più nessuno.
Quelli di destra, maledizione, mi diventano sempre più democratici. Quelli di sinistra sempre più liberali, e… SSSCCCVRUMMM! Quelli di centro… no, quelli di centro niente da dire: sono sempre stati bucaioli, loro. Ma dagli altri, non me l'aspettavo.
E ora tutti a dire: "Che bella la buca… Ma che bella la buca… Non c'è niente di più democratico della buca… A me piace la buca di Reagan… no, io sono per quella di Clinton, kennediano… Eh già, perché c'è buca e buca… Viva la buca! ".
(citazione musicale inno americano)
La buca è l'ineluttabile destino dell'umanità. È lo sviluppo incontrollato e selvaggio, è la spietata legge del più forte intesa come selezione naturale della specie. È l'eroico sacrificio di qualsiasi giustizia sociale. È la vittoria totale del mercato. È il trionfo dell’unica visione del mondo. La buca è l'America!
Ed eccoci qui, anche noi: liberi, liberali, liberisti, siamo per la rivoluzione liberale ma con la solidarietà, siamo liberistici e per il liberalesimo, siamo liberaloidi, libertari, libertini, libertinotti. Liberi tutti!
(citazione musicale in sottofondo "We shall over come")
A me l'America non mi fa niente bene... troppa libertà. Non c'è niente che appiattisca l'individuo come quella libertà lì. **Nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro.
Come sono geniali gli americani! Te la mettono lì: la libertà è alla portata di tutti, come la chitarra. Ognuno suona come vuole e tutti suonano come vuole la libertà.
 



L'Equazione

E quando fuori dalla tua finestra il cielo si fa più grigio...
e quando dentro ai tuoi pensieri si insinua un senso di amarezza...
e quando avverti una crescente mancanza di energia...
e quando ti senti profondamente solo...
ecco, quello è il giorno dell'appuntamento col bilancio della tua vita.
Generalmente non è un bel giorno. E non tanto perché il cielo si fa un po' più grigio... quanto perché tu ti fai un po' più schifo.
Dunque: il lavoro. Beh, il lavoro… non manca. Voglio dire: c'è anche chi ce l'ha. Ma, in genere, non gode.
Impegno sociale, morale, civile… mi viene da ridere.
La salute, finché uno ce l'ha non ci pensa. Non resta che l'amore, la sfera degli affetti, dei sentimenti, che forse dentro è la cosa che conta di più, e poi, quella almeno, ce la scegliamo da noi… un disastro!
Ma se si fallisce sempre, ci sarà una ragione. Dov'è che si sbaglia, eh? Colpa mia... colpa tua... No, io a quelle cose lì non ci credo. L'errore dev'essere 'prima'. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino: un errore che ha influenzato tutta la nostra vita affettiva; chi lo sa, forse il famoso Edipo, forse "mamma c'è n'è una sola". Anche troppa. Oppure nonni, zii, fratelli... insomma, figure, fotografie dell'infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.
Sì, un errorino, certo, impercettibile, che poi col tempo si è ripetuto, moltiplicato, ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile.
Già, ma perché l'errore si ingigantisce? Dev'essere un po' come quando a scuola facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto, una svista, un più o un meno, chi lo sa... È che poi te lo porti dietro, e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. E dici: va be', tanto poi si semplifica. E poi numeri sempre più brutti, più grossi, sgraziati anche. Addirittura enormi, incontenibili, schifosi.

E alla fine: x = 472.827.324 fratto, radice quadrata di 87.225.035 + c

E ora prova un po' a semplificare!
Non c'è niente da fare. La matematica deve avere una sua estetica: x = 2. Bello!
La semplicità.
Forse, per fare bene un'equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d'amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.



L'Equilibrio

.Il mondo è una palla rotonda leggermente schiacciata ai poli. Ed essendo palla che fa? Rotola. È chiaro, che la terra si muova non è una novità. L'ha detto qualcuno che tra l'altro deve essere anche finito in galera. Sì, ma ultimamente sta succedendo un fenomeno strano. Molto strano. Si sente. Si sente che si muove. Si ha proprio come la sensazione che il terreno sia alquanto malfermo. Sì, è un movimento direi sismico, continuo. Ondulatorio o sussultorio? Va be', non andiamo nel difficile. Insomma si fa fatica a stare in piedi. Manca proprio l'equilibrio.
All'inizio credevo che fosse un fatto mio, personale. Ero un po' preoccupato. Poi guardandomi più attentamente in giro mi sono accorto che la gente non è perfettamente in asse. Sono tutti un po' traballanti. Tutto un'umanità che dondola, sbanda, slitta, cerca di stare in piedi in qualsiasi modo. Riuscire a stare in piedi su un terreno instabile, insicuro, non è cosa facile. Ma dopo un po’ ce la si fa.
Certo non si può pretendere che uno concentrato com'è per stare in piedi possa occuparsi degli altri, del mondo. Insomma, possa pensare. Nooo. Ma a parte questo, la gente non ci fa neanche molto caso. Ma sì, l'uomo si abitua a tutto. Ognuno c'ha il suo traballio: chi a destra, chi a sinistra... il centro non c'è più. La gente si incontra per la strada, normale, si saluta, le solite frasi di circostanza:
"Come va, signora?"
"Eh, insomma, ci si barcamena"
"Eh, beata lei che ci ha il culo basso!"
Dopo un po' si riesce anche a darsi la mano. Tac! Centrata!
"Vuole un caffè? È già mischiato".
Ma sì, basta abituarsi. Basta non cercare punti fermi che tanto non ci sono. Dopo un po' diventa tutto come prima. Per forza: l'abitudine è il surrogato della normalità. Gli amori continuano a nascere, teneri e traballanti. Anche gli amplessi sono meno faticosi. Basta sintonizzarsi col dondolio e tutto va da se. La riproduzione della specie è salva.
Alcuni poi, non so se più incoscienti, più spensierati o non so cosa, non si sono proprio accorti di nulla, stanno benissimo. Per forza, l'ignoranza è il surrogato della felicità.



La Chiesa si rinnova

Il mondo ha fretta continua a cambiare
chi vuol restare a galla si deve aggiornare.
Anche la chiesa che sembra non si muova
ogni tanto ci ripensa e ne inventa una nuova.
E dimostrando un notevole tempismo
ha già tirato fuori un nuovo catechismo.
Dove tutto è più aggiornato, dove tutto è più moderno
e anche a vincere un appalto si rischia l'inferno.
Dov’è condannata ogni forma di magia
ma è un grande peccato anche l’astrologia.
Dove il senso di giustizia è ancora più forte
e talvolta è anche gradita la pena di morte.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

In questo clima di sgomento per il popolo italiano
viene fuori l'acutezza del pensiero vaticano.
E tutti hanno capito che il Papa era un genio
quando ha detto che la mafia è figlia del demonio.
Ma quello che spaventa è il coraggio della CEI
che ha già riabilitato Galileo Galilei.
E adesso se divorzi ti puoi anche risposare
a patto che stai buono e non ti metti a scopare.
Ma il nuovo sacramento per essere senza macchia
va fatto di nascosto e in un'altra parrocchia.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

Da oggi il praticante ha un'altra prospettiva
più allegra e disinvolta direi quasi alternativa
la pillola per ora non può essere accettata
ma è ammessa se prevedi di esser violentata.
E piuttosto che fare uso dei preservativi
è meglio diventare tutti sieropositivi.
E va bene i militari, e va bene i dottori
adesso abbiamo anche i farmacisti obiettori.
D'altronde per la chiesa l'ideale è l'astinenza
che è un po' come l'invito all'autosufficienza.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

Da Roma il Santo Padre ci invia il suo messaggio
è lì ogni domenica a parte quando è in viaggio.
Lui voleva andare in Bosnia l'aveva stra-annunciato
ma all'ultimo momento c'ha un po' ripensato.
Perché l'uomo è santo e pio ma è anche molto scaltro
lui lo sa che morto un Papa se ne fa subito un altro.
E allora ha scritto un libro che è diventato un grosso evento
sarà anche un po' acciaccato ma non sta fermo un momento.
Per il suo decisionismo si può dire, senza offesa
che papa Woitila è il Berlusconi della chiesa.
Una chiesa sempre all’erta, che combatte, fa scintille
e per questo è giusto darle un bell’otto per mille.
Anche se i traffici loschi della Santa Sede
sono parte integrante dei misteri della fede.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.



La Masturbazione

Lei comincia a divincolarsi, ma i suoi sforzi rendono più sensibile la sua debolezza e nello stesso tempo fanno ondulare il suo corpo contro il mio. Ora la trascino verso la camera, ma strada facendo mi fermo un po' per obbligarla a stringersi di nuovo contro di me, in modo da sentire bene il tenero strofinio dei suoi seni attraverso la seta sgualcita della camicia. Poi, sempre tenendola, costringo la piccina a inginocchiarsi. Le immobilizzo i polsi dietro la schiena con una sola mano che preme contro l'incavatura della vita e la schiaffeggio più volte, senza fretta, con l'aria di punirla. Lei sa che ha bisogno di una punizione. Dopo le accarezzo con le mani il viso, e anche la bocca, ma siccome non si dimostra compiacente quanto voglio, la schiaffeggio ancora senza spiegazioni. Punita per la seconda volta mi bacia senza reticenza. Allora la faccio stendere servile, sottomessa, a pancia in giù. È la posizione che preferisco ... ferma, cara, indifesa. Le faccio risalire la camicia poi le spingo giù i pantaloni, dolcemente. Con la punta delle cinque dita sfioro la pelle nei punti dove è più delicata, non tanto per interessare la prigioniera...
Non tanto per interessare la prigioniera...
Questo pensiero rischia di farmi sfuggire l'immagine.
Non tanto per interessare la prigioniera...
Accendo la luce e guardo il cuscino... la prigioniera.
Ecco cosa c'è di bello nella masturbazione.
Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi dell'altra persona.
Però guai a distrarsi, guai. I ragionamenti intermedi sono fallimentari. Fra la tensione del pensiero e il corpo non deve esistere niente. La masturbazione… credo proprio che sia la prima vera forma di interezza. E non solo quello. Nessuno ha mai parlato di questo modo di amare. Ma ti rendi conto? In due, sempre in due. L'amore in due... manca di intimità. Figuriamoci in tanti. Mamma mia che stronzata in tanti! L'amore in uno è il più perfetto. Non ha mai sfasature. È l'unico amore in cui una persona faccia veramente i conti con il proprio sesso. Purtroppo non lo puoi raccontare a nessuno, il tuo sesso. Quanto sia acuto, profondo, illimitatamente libero... si va fino in fondo, fino alle oasi più vergognose, che sono poi quelle più vere. Mi fanno ridere quelli che la chiamano disperata solitudine. Ah, ah, ah! La masturbazione è una scienza privata e universale. È il rilancio dell'individuo. Ti libera dall'untuosa ideologie del sociale. Ti libera dai sofismi della conservazione della specie e ti porta verso l'immagine pura. È il più alto dovere dei poeti. O la capisci o non la capisci. O ce l'hai o non ce l'hai. Non ci si può accedete con la logica. È una verità del cuore. Come la mamma, come la patria!
Mi sono esaltato.
Va be', passiamo oltre. Tu guarda che casino c'è in giro… cartacce, mozziconi, giornali da tutte le patti, il letto sfatto... Però è bello tornare a casa la sera da soli, infilarsi sotto le coperte... e sapere già come andrà a finire.
Quasi, quasi, questa sera resisto. Così domani è anche più bello. Dicono che faccia male. Anche quella lì non l'ho mai capita.
Ma chissà quante saranno quelle persone che da grandi continuano... Non lo saprò mai. E chi te lo racconta!
Non so se dormire o se tornare ai miei filmini.
Dunque, lei era prigioniera. Era prigioniera con le mani dietro la schiena... Non la vedo più. No, ecco la Lucianina non mi va più bene. Probabilmente il pensiero è diventato debole, e quando il pensiero si indebolisce.. si indebolisce tutto.
Ma chissà quanti sono quelli che da grandi... No, sarei curioso di sapere che tipo di tecnica... Secondo me esistono due tendenze: quella della donna astratta, stupenda, completamente inventata, piena di fianchi, di cosce, di tette... No, io sono realista, preferisco una donna che c'è... che ho già visto. Una di cui conosco la madre, il fratello, il cugino, il marito... ummm... le mogli degli amici... le faccio parlare proprio con la loro voce, sono precisissimo nell'immaginare i loro gesti. Ognuno il suo carattere. Mai, mai far fare cose che una non farebbe. Magari che non ha mai fatto... Ma che io so che farebbero. Con me le farebbero!
Guarda la Barbara... così dolce.. ispirata. Chi lo immaginerebbe che sotto quel viso di Madonna... quei fianchi morbidi, rotondi... Dice che è timida, dice che ha vergogna del suo corpo. Ha vergogna del suo corpo e mette su delle gonne che si incollano al culo... Altro che Madonna, è una troia! È che lei non lo sa di essere così. E allora perdo la concentrazione. Mi si indebolisce il pensiero. Mi svanisce il culo della Barbara, mi si intreccia con quello di qualcun altro... con quello del postino... No, il postino no, per carità! Con quello della Cornelia. Ecco, va già meglio. Anche se devo cambiare tutto perché… è tremenda la Cornelia, isterica, fredda come il ghiaccio, aristocratica, mai un gesto fuori di posto. Bisognerebbe smuoverla, lei, così seria, controllata, piena di dignità. Sarebbe bello vederla fondere, la tua dignità. Ti scavo nel cervello, Cornelia. Te lo tirannizzo. Ecco, così, così, così!...
Non è andata mica male. Con la Cornelia non c'ero mai riuscito. No, è brava... è riuscita a tenermi con lei fino alla fine. Il guaio è quando il postino viene fuori all'ultimo momento e tu non sei più in tempo a tornare indietro. Che fai? Ormai sei lì... lo ami!
C'è di buono che un attimo dopo, penso subito a qualcos'altro...
Pensare?... Più che pensare, c'è come una specie di disagio, di amarezza.
Non ho mai capito perché io per eccitarmi abbia bisogno di certe fantasie strane e contorte. probabilmente la nostra vita sessuale è irrimediabilmente corrotta. Spesso anche con una donna, è un amore tutto mentale. Si va avanti da soli. Si, è un amore "monosessuale"... Come la masturbazione.
Ma è possibile che nell'amore, come anche nella vita, si debba essere sempre così egocentrici e soli.
Mai, mai un gesto che sia veramente oltre noi stessi.
No, non è di altruismo che intendo parlare. I nostri atteggiamenti altruistici li conosco bene, e forse servono più che altro a garantirci un posto in paradiso.
Ma per un posto nella vita… ci vuole altro.
Bisognerebbe inventare il miracolo... sì, bisognerebbe arrivare al punto dove il nostro egoismo possa magicamente coincidere con la felicità degli altri.



La
Realtà è un uccello

Da quando è nato l'uomo è un cacciatore
affascinato da prede sempre nuove
alla ricerca di qualcosa da scoprire
un cacciatore che spara al mondo che si muove.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

È un uccello strano che mi gira intorno
è da tanto tempo che gli do la caccia
ma non ha abitudini questa bestiaccia
non conosce regole, né fedeltà.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

Sono affascinato da un uccello strano
che non è mai vecchio, che non ha passato
devo anticiparlo, devo inseguirlo
altrimenti muoio di normalità.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

Va la mia realtà
come una storia che va avanti
e quando credi di afferrarla è già più in là.
È proprio vero che la vita è permalosa
se mi fermo lei si offende, si nasconde
e non è più la mia realtà.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

È un uccello strano, fuori dagli schemi
non conosce regole, né fedeltà.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.


[parlato:] La realtà che passione! Ma che cos'è questa cosa che l'uomo insegue disperatamente come un cacciatore? Sì, sì, lo so, tutto è realtà. Voglio dire se per strada mi cade un vaso di fiori sulla testa, certo che è reale! Ma non è importante. Oddio, la botta in testa, insomma... Voglio dire, la realtà è quel vaso lì? No, quella è una disgrazia che è capitata a me. E non so, se un amico mi racconta che sua moglie è scappata con l'idraulico. Molto caro e neanche bravo. Il mio amico è rimasto sconvolto per mesi, poi ha trovato un altro idraulico. Ma la realtà è la donna del mio amico? No, non conta. Quella è una disgrazia che è capitata a lui. Conta solo quello che riguarda tutti, quello che riguarda il mondo. Ah, ma allora la realtà è la politica! No, quella è una disgrazia che è capitata a tutti. E non se ne esce, eh! È più facile smettere di fumare che smettere di leggere i giornali. Anche ridurre gradualmente è difficilissimo. Io da dieci quotidiani al giorno ero passato a sette. Stavo già meglio. Poi una sera, una cena, una discussione, gli amici... il giorno dopo, quindici. Anche l'Osservatore Romano. E così, se perdi un telegiornale sei rovinato.
"Il decreto: è passato, non è passato, o ci hanno ripensato?"
"Ma, non lo so, sono rimasto indietro di un giorno, è cambiato tutto... hanno litigato eh?"
"No, hanno fatto la pace". Peccato.
C'è gente che sa tutto. Conosce a memoria qualsiasi formazione di governo comprese le possibili riserve e te la snocciola lì come niente: Berlusconi, Pivetti, Scognamiglio. Fini sulla fascia destra. Pannella libero. Mica tanto. Biondi stopper, D'Alema sulla sinistra, tornante su Buttiglione che svaria al centro. Arbitro Di Pietro. Bossi fuori. Di testa.
La realtà che passione e che tifo! La gente sente che deve partecipare, non può mancare a un appuntamento così importante. Ci mette dentro tutto il suo vigore, il suo impegno, la sua energia. Perché sente che qui si tratta delle sorti del Paese, del nostro futuro. Si insulta, litiga, si accapiglia. Perché qui si tratta della nostra vita, della nostra realtà!
La realtà, che parola, eh... così semplice e così piena di sfaccettature e di ambiguità che spesso si rischia di non capire bene di che cosa ci stiamo occupando. Più si va avanti e più si ha la sensazione che la politica non abbia niente a che vedere con la sfera della morale. Non ci sono buoni e cattivi nella politica. È sempre stata e sarà sempre una questione di rapporti di forza, un volgarissimo gioco di potere, che quasi mai c'entra con la vita.
Ma è possibile che la nostra visione del mondo non vada oltre a queste miserie, a queste opinioni interessate, a questo chiacchiericcio inutile, a questi bisticci isterici e senza senso. Forse, forse quella che noi oggi consideriamo realtà è soltanto una grande confusione deviante, dove ogni soggetto, ogni aggregazione, ogni cultura, ormai non riesce più né a pensare, né a vedere, né a parlare se non con il linguaggio di quella confusione deviante che non ci permetterà mai di capire il vero valore delle cose.
La realtà, che passione!

La realtà è, un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

È un uccello strano fuori dagli schemi
che non è sensibile ai miei richiami
il suo volo è pieno di contraddizioni
e non ha problemi di moralità.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

Io mi nutro solo di un uccello strano
è da tanto tempo che gli do la caccia
vivo per colpire questa bestiaccia
altrimenti muoio di inutilità.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

Va la mia realtà
come la vita che mi sfugge
ed io mi aggrappo come un naufrago qua e là.
Il mio destino è questo affanno
questa corsa verso il vero per scoprire
quel mistero che è da sempre la realtà.

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.

Noi crediamo ancora all'amore vero, agli eterni sentimenti…
La realtà è più avanti!
Noi crediamo ancora alla gente onesta, agli uomini efficienti…
La realtà è più avanti!
Noi crediamo ancora alle facce nuove, ai partiti giusti…
Siamo di destra, siamo di sinistra
siamo democratici, siamo progressisti…
La realtà è più avanti!
Siamo sempre indietro.
La realtà è più avanti!
Siamo sempre indietro…

La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.



La sedia da spostare

[Al centro della scena buia una sedia illuminata. Voce fuori campo:]
a) Secondo me quella sedia lì va spostata.
b) Anche secondo me quella sedia lì va spostata.
a) Facile dirlo quando l'han detto gli altri.
b) Se è per questo sono anni che lo dico e nessuno mi ascolta.
a) Da una approfondita analisi storica e sociologica viene fuori che quella sedia pesa dai nove ai dieci chili.
b) Non sono d'accordo. Dai sondaggi il 2% degli intervistati dice che pesa dai cinque ai sei chili, il 3% dai sei ai sette chili, il 95% non lo so e non me ne frega niente. Basta che la spostiate.
a) Secondo me per spostarla bisognerebbe prenderla con cautela per la spalliera e la metterla da un'altra parte. (*)
b) Eccesso di garantismo. Al punto in cui siamo non resta che affidarsi a una figura autorevole e competente, forse un tecnico. Magari di destra appoggiato dalle sinistre. (*)
a) Un tecnico? No, un tecnico non può garantire la stabilità della sedia e poi costituisce un'anomalia antidemocratica e anticostituzionale. (*)
b) Se è così cambiamo la Costituzione.
a) Non è una cosa che si può fare da un giorno all'altro. Nel frattempo propongo di indire un referendum.
b) Non si troveranno mai 500.000 firme per spostare una sedia.
a) E allora non c'è scelta: elezioni anticipate.
b) No, le elezioni oggi no. Sarebbe troppo grave per il Paese. Forse domani.
a) Rimane il problema urgente della sedia da spostare.
b) Su questo sono d'accordo. Può essere un punto di incontro.
a) Parliamone.
b) Parliamone.
a) Parliamone.
b) Parliamone.



Mi fa male il mondo I parte

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

Mi fa male più che altro credere
che sia un destino oppure una condanna
che non esista il segno di un rimedio in un solo individuo
che sia uomo o donna.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

Mi fa male più che altro ammettere
che siamo tutti uomini normali
con l'illusione di partecipare senza mai capire
quanto siamo soli.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

È un malessere che abbiamo dentro
è l'origine dei nostri disagi
un dolore di cui non si muore
che piano piano ci rende più tristi e malvagi.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male, mi fa male, mi fa male...

Mi fa bene comunque credere
che la fiducia non sia mai scomparsa
e che d'un tratto ci svegli un bel sogno e rinasca il bisogno
di una vita diversa.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

Mi fa bene comunque illudermi
che la risposta sia un rifiuto vero
che lo sfogo dell’intolleranza prenda consistenza
e ridiventi un coro.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

Ma la rabbia che portiamo addosso
è la prova che non siamo annientati
da un destino così disumano
che non possiamo lasciare ai figli e ai nipoti.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male, mi fa male, mi fa male…



Mi fa male il mondo II parte

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo…
e non riesco a trovar le parole
per chiarire a me stesso
e anche al mondo
cos'è che fa male...

[parlato:] Mi fa male... mi fa male essere lasciato da una donna... non sempre.
Mi fa male l'amico che mi spiega perché mi ha lasciato.
Mi fanno male quelli che si credono di essere il centro del mondo e non sanno che il centro del mondo… sono io.
Mi fa male... quando mi guardo allo specchio.
Mi fa male anche quando mi dicono che mia figlia mi assomiglia molto fisicamente. Mi fa male per lei.
Mi fanno male quelli che sanno tutto, e prima o poi te lo dicono.
Mi fanno male gli uomini esageratamente educati, distaccati, formali. Ma mi fanno più male quelli che per essere autentici ti ruttano in faccia.
Mi fa male essere così delicato, e non solo di salute.
Mi fa male anche il fatto che basta che mi faccia male un dente... che non mi fa più male il mondo.
Mi fanno male gli architetti, gli avvocati, i commercialisti!
Mi fa male l'IVA, le trattenute, il 740, mamma mia come mi fa male il 740!
Mi fanno male le marche da bollo, gli sportelli, gli uffici, le code. Mi fa male quando perdo la patente e gli amici mi dicono 'condoglianze'. E i funzionari... che quando vai lì e non alzano nemmeno la testa. E poi quando la alzano s'incazzano, certo, perché gli fai perdere tempo. Ti trattano male, giustamente, siamo noi che sbagliamo: l'ufficio è sempre un altro, un altro ancora, e poi le segretarie, i vicedirettori, i direttori, i direttori generali... Mi fa male l'apparato, la sua mentalità, la sua arroganza, la sua idiozia!
Come sono delicato!
Mi fa male il futuro dell'Italia, dell'Europa, del mondo.
Mi fa male l'immanente destino del pianeta Terra minacciato dal grande buco nell'ozono, dall'effetto serra, e da tutte quelle tragedie che al momento poi... a dir la verità... non mi fanno mica tanto male.
Mi fanno male gli spot.
Non è la pubblicità che mi fa male, in sé.
Mi fanno male, Dio bono, i culi nudi, le tette, le cosce, e tutti quei figoni sprecati per il Campari Soda!
Mi fanno male i fax, i telefonini, i computer, e la realtà virtuale... anche se non so cos'è.
Mi fa male l'ignoranza, sia quella di andata che quella di ritorno.
Mi fa male la carta stampata, gli editori... tutti.
Mi fa male che qualsiasi deficiente scriva un libro. E poi lo promuove, firma la copertina, entra in classifica: I°, 2°, 3°... Borges 37°!
Mi fanno male le edicole, i giornali, le riviste coi loro inserti: un regalino, un opuscolo, una cassetta, un gioco di società… "un cappuccino e una brioches".
Mi fanno male quelli che comprano tutti i giornali.
Non mi fa male la libertà di stampa. Mi fa male la stampa!
Mi fa male che ci sia ancora qualcuno che crede che i giornalisti si occupino di informare la gente.
I giornalisti, che vergogna! L'etica professionale, il sacrosanto diritto all'informazione. Cosa mettiamo oggi in prima pagina. "Ma sì, i morti della Bosnia, è un po' che non ne parla nessuno!" Tutto, tutto così, mica scelgono le notizie più importanti, no, quelle che funzionano, che rendono di più... per le loro carriere, per i loro meschini tornaconto, i loro padroni, padroncini... Mi fanno male le loro facce presuntuose e spudorate. Mi fa male che possano scrivere liberamente e indisturbati tutte le stronzate che vogliono! È questa libertà di stampa che mi fa vomitare.
Come sono delicato!
Mi fa male chi crede che ci sia ancora qualcuno che pensa agli altri.
Mi fanno male quelli che dicono che gli uomini sono tutti uguali.
Mi fanno male anche quelli che dicono che 'il pesce più grosso mangia il pesce più piccolo'. Mi farebbe bene metterli nella vaschetta delle balene.
Mi fa male la grande industria, la media industria mi fa malino, la piccola non mi fa praticamente niente.
Mi fa male non capire perché a parità di industriali stramiliardari, un operaio tedesco guadagna 2.800.000 lire al mese ed uno italiano 1.400.000. Ma l'altro 1.400.000, dov'è che va a finire?
Mi fanno male i ladri, quelli privati ma anche quelli di Stato. Mi fa bene quando li prendono, quando li arrestano, quando viene fuori tutto quello che sapevamo! Dopo un po' però mi annoio.
Mi fa male che l'Italia, cioè noi, cioè io, abbiamo due milioni di miliardi di debito. Questo lo sappiamo tutti. Ce lo sentiamo ripetere continuamente. Sta cambiando la nostra vita per questo debito che abbiamo.
Ma con chi ce l'abbiamo? A chi li dobbiamo questi soldi? Questo non si sa. Questo non ce lo dicono. No, perché se li dobbiamo a qualcuno che non conta... va be', gli abbiamo tirato un pacco ed è finita lì. Ma se li dobbiamo a qualcuno che conta... due milioni di miliardi! Prepariamoci a pagare in natura.
Mi fa male… mi fa male accendere la televisione, stare lì davanti e non riuscire a spegnerla, vedere fino a che punto... non c'è fondo, non c'è fondo. La gente che telefona, gli sponsor, i giochini demenziali, i presentatori che ridono. E le dentiere, gli assorbenti, preservativi, i Gabibbi, belli spigliati, spiritosi, tutti completamente a loro agio... che si infilano le dita nelle orecchie e che si grattano i coglìoni. Sì, tutti questi geniali opinionisti... che litigano, gridano, si insultano... questi coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli!
Mi fa male, mi fa male che si parli fino alla nausea di quante reti... una a te, una a me.... pubbliche, private... e le commissioni, i garanti, i regolamenti... senza mai parlare di quella valanga di merda che ogni giorno mi entra in casa!
Che poi io sono anche delicato, l'ho già detto!
Mi fa male la violenza. Mi fa male la sopraffazione, la prepotenza, l'ingiustizia.
A dir la verità mi fa male anche la giustizia. Un paese che ha una giustizia come la nostra non sarà mai un paese civile. Una giustizia che fa talmente schifo che se una volta in cinquan'anni per caso, o per chissà quale magica ragione, i magistrati fanno il loro normale dovere diventano tutti… Giuseppe Garibaldi.
Mi fanno male anche i collaboratori di giustizia, i pentiti… gli infami, insomma… che dopo aver ammazzato uomini, donne e bambini fanno l'atto di dolore: tre Pater Ave e Gloria e chi s'è visto s'è visto.
Mi fa male la Sicilia. Magari mi facesse male solo la Sicilia. Mi fa male anche la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, il Veneto. Roma!
Mi fa male che 'tutto' sia mafia.
Mi fa male non capire perché animali della stessa specie si ammazzino tra loro.
Mi fa male chi muore in Jugoslavia. Chi muore in Somalia, in Ruanda, in Palestina. Mi fa male chi muore.
Mi fa male chi dice che gli fa male chi muore e fa finta di niente sul traffico delle armi che è uno dei pilastri su cui si basa il nostro amato benessere.
Mi fa male la mafia bianca, quella dei dottori, delle medicine, degli ospedali, dei professori, dei primari.
Mi fa male chi specula sulla vita della gente. Sì, quelle brave persone che ti fanno fare le analisi, anche se non ne hai bisogno, e ti mandano dall'amico specialista, tutto un giro, uno scambio d'affari, una grande abbuffata di pazienti. Sì, tutti quegli avvoltoi che si buttano sui moribondi per tirargli fuori gli ultimi spiccioli: i chirurghi dal taglio facile e redditizio... quelli che tagliano tutto, gambe, braccia... e quando non ne hanno abbastanza... testicoli, ovaie, seni, uteri! Che gliene frega di un utero in più o in meno!
Certo, mi fa male il cancro. Ma mi fa più male che il cancro sia il più grosso affare economico del secolo.
Mi fa male chi crede che ci sia ancora qualcuno che pensa agli altri.
Mi fa male qualsiasi tipo di potere, quello conosciuto, ma anche quello sconosciuto, sotterraneo, che poi è il vero potere. Mi fanno male le oscillazioni e i rovesci dell'alta finanza. Più che male mi fanno paura, perché mi sento nel buio, non vedo le facce. Nessuno ne parla, nessuno sa niente: sono gli intoccabili. Personaggi misteriosi che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi da farci sentire legittimamente esclusi. È lì, in chissà quali magici e ovattati saloni che, a voce bassa e con modi raffinati, si decidono le sorti del nostro mondo: dalle guerre di liberazione, ai grandi monopoli, dalle crisi economiche, alle cadute dei muri, ai massacri più efferati.
Mi fa male quando mi portano il certificato elettorale.
Mi fa male la democrazia, questa democrazia che è l'unica che io conosco.
Mi fa male la prima repubblica, la seconda, la terza, la quarta.
Mi fanno male i politici, più che altro… tutti, sempre più viscidi, sempre più brutti. Mi fanno male gli imbecilli, i ruffiani. E come sono vicini a noi elettori, come ci ringraziano, come ci amano. Ma sì, io vorrei anche dei bacini, dei morsi sul collo... per capire bene che lo sto prendendo nel culo. Tutti, tutti, l'abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica.
E mi fa male che ci sia qualcuno che crede ancora che 'loro' facciano qualcosa per noi, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. No, non c'è una scelta, una scelta politica che sia fatta pensando a cosa serve al Paese. No, solo quello che conviene di più al gruppo, al partito... Per contare di più, per avere più potere. Certo, lo fanno solo per se stessi, per il loro schifosissimo interesse personale. Farebbero qualsiasi cosa, venderebbero i colleghi, gli amici, i figli. Cambierebbero colore, nome, nazionalità, darebbero delle coltellate ai compagni di partito pur di fottergli il posto. Non c'è più niente che assomigli all'esilio, alle lotte, alla galera. C'è solo l'egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, il potere, l'avidità più schifosa!
E voi credete ancora che contino le idee? Ma quali idee...
La cosa che mi fa più male è vedere i nostri figli con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno.
E mi fa ancora più male sentire che la colpa è anche nostra. Sì, abbiamo lasciato in eredità forse un normale benessere, ma non abbiamo potuto lasciare quello che abbiamo dimenticato di combattere e quello che abbiamo dimenticato di sognare.
Una sconfitta definitiva?... No, non credo proprio. Se è vero che questa è la nostra realtà, guardarla in faccia non può far male a nessuno. Basta non farsi prendere dalla stupidità dello sconforto. È la non consapevolezza che crea malesseri nascosti e uccide per delega. Se un uomo conosce con chiarezza il suo male, qualsiasi esso sia, ha anche la forza per combatterlo.
Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dalle insofferenza comuni, dal nostro rifiuto. Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo.

Mi fa male il mondo
mi fa male il mondo.
Mi fa male il mondo
mi fa male il mondo...

Mi fa bene comunque credere
che la fiducia non sia mai scomparsa
e che d'un tratto ci svegli un bel sogno
e rinasca il bisogno di una vita diversa.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo...

Mi fa bene comunque illudermi
che la risposta sia un rifiuto vero
e che lo sfogo dell'intolleranza
prenda consistenza e ridiventi un coro.

Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.

Ma la rabbia che portiamo addosso
è la prova che non siamo annientati
da un destino così disumano
che non possiamo lasciare ai figli e ai nipoti.

Mi fa male il mondo, mi fa male...
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo...

Mi fa bene soltanto l'idea
che si trovi una nuova utopia…
litigando col mondo.



Non so più

Non so più se ho voglia o non ho voglia
di essere qualcuno.
Non so più se credere un po' a tutti
o a nessuno.
Non so più se la democrazia
sia un'allegra forma di idiozia.
Non so più, non so più, non so più…
se tutto ciò che accade
mi turba e mi sgomenta più di Emilio Fede.

Non so più chi posso non odiare
sono tutti orrendi.
Non so più se è meglio Buttiglione
o Rosy Bindi.
Non so più se c'è peggior sciagura
del faccione laido di Ferrara.
Non so più, non so più, non so più…
se allearmi un po' con tutti
o trasferirmi a Cuba insieme a Bertinotti.

Non so più se far di tutto per stare a galla
e andare nel pallone come Pannella.
E non so perché se parla Fini sembra il più corretto
ma io so che, sotto sotto, c'è il mitico "A noi!"

Berlusconi quanto bene che ci fai
ahi, ahi, ahi, ahi…
Berlusconi quanto bene che ci fai
ahi, ahi, ahi, ahi…

Non so più se faccio ancora il tifo
per i cambiamenti.
Non so più se sono peggio i ladri
o i deficienti.
E se tutti i giovani bigotti
sian dei geni come la Pivetti.
Non so più, non so più, non so più…
se Bossi avrà un futuro
mi sembra un po' ammosciato
non ce l'ha più duro…

Non so più se per la quercia sia un problema
avere stabilito che il 'massimo' è… D’alema.
E non so se questo presidente è meglio di Cossiga
ma so che porta sfiga anche più di lui…

Berlusconi quanto bene che ci fai
ahi, ahi, ahi, ahi…
Berlusconi quanto bene che ci fai
ahi, ahi, ahi, ahi…
sei venuto da lontano
ci hai parlato di un miracolo italiano
che tu sia come Gesù lo credi solo tu.



Qualcuno era comunista

Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire... non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.
La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo, non ho ammazzato nessuno, figuriamoci!... Qualche atto impuro ma è normale no?
Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe... non vado neanche a caccia!
Uh? Ah, voi parlavate di prima! Ah... ma prima... ma prima mi sono comportato come tutti.
Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora, un po’ più… sì, jeans, maglione, l’eskimo. Perché? Non va bene? Era comodo.
Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Devo parlar più forte? Sì, “Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”, però in coro eh!
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visti anch’io gli Inti Illimani... però non ho pianto!
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia…
Manifesti? Non mi pare... Forse uno, piccolo proprio... Che Ghevara. Ma che cos’è, un processo questo qui?
No, no, no, io quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh insomma, una volta ma… un pugnettino, rapido proprio…
Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Volete sapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte, ohhh!
Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.



Quando sarò capace d'amare

Quando sarò capace d'amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l'amore con mia madre in sogno.

Quando sarò capace d'amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d'amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.

E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.

Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.

Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare.



Sogno in due tempi

Non si capisce perché quasi sempre i sogni, proprio nel momento in cui, come specchi fedeli dell'anima, stanno per svelare al soggetto i suoi intendimenti nascosti, si interrompono.
Ero lì, in una specie di zattera... un naufragio, chi lo sa... Insomma, sono lì su un relitto di un metro per un metro e mezzo circa, e, stranamente tranquillo in mezzo all'oceano, galleggio.
Cosa vorrà dire... Va be', vedremo poi. A dir la verità avevo già sognato di essere su una zattera con una dozzina di donne stupende... nude. Ma lì il significato mi sembra chiaro.
Ora sono qui da solo, ho il mio giusto spazio vitale, mi sono organizzato bene, il pesce non manca, ho una discreta riserva d'acqua, i servizi… è come avreli in camera... ho anche un robusto bastone che mi serve da remo.
Non è un sogno angoscioso, ma cosa vorrà dire? Fuga, ritiro, solitudine, probabilmente desiderio di sfuggire la vita esterna che ci preme da ogni parte. Si diventa filosofi, nei sogni.
Oddio, oddio cosa vedo? Fine della filosofia. No, non può essere una testa. Forse una boa. Non so per cosa fare il tifo. La boa fa meno compagnia, ma è più rassicurante.
No, no... si muove, si muove. Mi sembra di vedere gli spruzzi. Non è possibile che sia un pesce. È qualcosa che annaspa, sprofonda, riappare, lotta disperatamente con le onde.
(con enfasi decrescente) È un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo!
E ora che faccio. La zattera è un monoposto, ne sono sicuro. Per il pesce non ci sarebbe problema, ma la zattera in due non credo che tenga.
(al naufrago) "Non tiene!"
Macché, non mi sente. Sarà a cento metri. Che faccio? Ma come 'che faccio'... Sono sempre stato per la fratellanza, per l'accoglienza, l'ospitalità. Ho lottato tutta la vita per questi principi. Sì, ma non mi ero mai trovato... Ma quali principi? Questa è la fine. Qui in due non la scampiamo. E lui avanza verso di me, fende le onde. Sarà a settanta metri, cinquanta, trenta... Madonna, come fende!
Quasi quasi gli preparo un dentice. E se non gli piace il pesce? Se gli piace solo la carne?... umana. E no, calma, io devo pensare a me, alla mia sopravvivenza: mors tua vita mea. Oddio... non dovrò mica ucciderlo?
Ma che dico, sto delirando! Lo devo salvare. Poi in qualche modo ci arrangeremo, fraternamente, ci sentiremo vicini. Per forza, non c'è spazio... stretti, uniti, corpo a corpo...
Guarda come nuota... è una bestia! Ma io lo denuncio! Ormai sarà dieci metri. Mi fa dei gesti, mi saluta... mi sorride, lo schifoso. Ma no, poveretto, cosa dico, per lui sono la salvezza, la vita, eh!
Che faccio? Che faccio? Potrei prendere il bastone, potrei allungarglielo per aiutarlo a salire... Potrei darglielo con violenza sulla testa. Siamo al gran finale del dramma. Il dubbio mi divora. L'interrogativo morale mi corrode. Devo decidere. L'uomo è a cinque metri, quattro, tre... prendo il bastone e...
E a questo punto mi sono svegliato. Maledizione! Non saprò mai se nel mio intimo prevale il senso umanitario dell'accoglienza o la grande paura della minaccia. Devo saperlo, devo saperlo, non posso restare in questo dubbio morale, devo sapere come finisce questo sogno!
Cerco di riaddormentarmi, mi concentro... voglio dire, mi abbandono. Qualche volta funziona.
Ecco, ecco... sì, ce l’ho fatta: l'acqua, l'oceano, le onde... giusto. Un uomo su una zattera... giusto. Un altro che nuota, arranca, annaspa disperato, sento il cuore che mi scoppia. Oddio... che succede? Sono io... sono io quello che nuota. No, io ero quell'altro, eh! Non è giusto, non è giusto! A me piaceva di più stare sulla zattera. Ma quale dubbio morale... Ho le idee chiarissime. Sono per l'accoglienza!
Un ultimo sforzo, la zattera è a cinque metri, quattro, tre... Alzo la testa verso il mio salvatore... Eccomi!
PUMMM! Dio, che botta!
A questo punto mi sono svegliato di nuovo. Mi basta così. Non voglio sapere altro. Spero solo che non sia un sogno ricorrente.
Però una cosa l'ho capita. No, non che se uno chiede aiuto gli arriva una legnata sui denti, questo lo sapevo già. Ho capito quanto sia pieno di insidie il termine 'aiutare'. C'è così tanta falsa coscienza, se non addirittura esibizione nel volere atutti i costi aiutare gli altri che se, per caso, mi capitasse di fare del bene a qualcuno, mi sentirei più pulito se potessi dire: non l'ho fatto apposta. Forse solo così tra la parola 'aiutare' e la parola 'vivere' non ci sarebbe più nessuna differenza.
 



Questi nostri tempi

In uno dei miei rari momenti di lucidità, mi sono guardato allo specchio e mio sono accorto che il mio pensiero aveva bisogno di un lifting. Al momento ho attribuito questa mia defaiance a un mio precoce rincretinimento senile. Poi mi sono guardato intorno e… non è che mi sia sentito intelligente, però mi sono consolato.
Ecco, ho capito che un uomo oggi meno esprime il suo pensiero meglio è. Tutt'al più può esprimere un parere. Ma i pareri, si sa, son come i coglioni: ognuno c'ha i suoi.
E così, a poco a poco, in me è maturata l'idea che il mondo occidentale europeo, antica culla della civiltà, avrebbe proprio bisogno di un nuovo pensatore, fresco e pieno di vigore.
No, per carità, non intendo candidarmi. Non sono né fresco né pieno di vigore e soprattutto non sono un pensatore.
Ho soltanto la sensazione che in questi nostri tempi pensare voglia dire vivere in un cimitero.
Eh, sì, bisognerebbe ridar vita alla filosofia, che è morta, poverina. Certo, una nuova filosofia che sappia illuminare la mente e riscaldare il cuore dell'uomo del Duemila.
Solo che filosofare oggi, così ridotti come siamo, è come in una gelida giornata d'inverno farsi addosso una pisciatina per sentire un po' di teporino…



Se io sapessi

Una logica ormai acquisita
è che l'uomo è provvisorio
e che ha un senso un po' precario della vita.
Ma morire è un gesto innaturale
che di solito è accettato
per un dato più statistico che razionale.

Se io sapessi cosa mi fa bene
se io sapessi cosa mi fa male
nella marea di cose e di persone che c'ho intorno
se non tradissi le mie pulsioni vere
potrei sul serio diventare
un uomo pluricentenario
forse eterno.

[parlato:] Forse aspirare all'immortalità è un po' eccessivo. Ma quando uno si innamora di una teoria, a volte, si lascia prendere la mano.

Se io sapessi quanto sono strani
i miei pensieri e le emozioni
se avessi letto un po' meglio il mio libretto di istruzioni
se io sapessi, d'un tratto io sapessi, se quando sono nato
i miei han ringraziato Iddio o hanno imprecato
se io sapessi uscire allo scoperto
se io mi fossi accorto
che mio fratello o qualcun altro mi voleva morto
se io sapessi al di là delle parole
che il mio inferno infantile
sarà sempre presente al mio fianco, al mio capezzale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.

Se io sapessi perché la mia salute
fa delle cose un po' insensate
e io non riesco nemmeno a spiegarmi una banale gastrite
se io sapessi, che bello se sapessi
se quando soffro per amore
mi convenga toccare il fondo o andarmene a ballare
se io sapessi scegliermi un'amante
se io sapessi veramente
distinguere un delirio idiota da uno intelligente
se io sapessi se sia meglio essere fedele
e in ossequio alla morale
rinunciare tranquillamente a una scopata celestiale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.

Se io sapessi le mie fatiche umane
e le commedie quotidiane
se fossi certo che almeno io mi voglio un po' di bene
se io sapessi, magari io sapessi
se ho dato ai figli il giusto amore
o sono stato, come quasi tutti, un padre di mestiere
se io sapessi se lei che è così forte
e condivide la mia sorte
sarà schierata comunque e per sempre
dalla mia parte
se io sapessi se nel nostro convivere civile
in questo abbraccio generale
c'è anche chi piangerà veramente al mio funerale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.



Un uomo e una donna

E poi e poi e poi
e poi e poi
faccio fatica anche a parlare
non ne ho voglia
non so neanche decifrare
questo gran rifiuto che io sento
non so se è un odio esagerato
o un grande vuoto
o addirittura un senso di sgomento
di disgusto che cresce
che aumenta ogni giorno
mi fa male tutto quello che ho intorno.

E poi e poi e poi
questo gran parlare
che mi viene addosso
bocche indaffarate,
volti da rubriche di successo
eterne discussioni
sono innocue esibizioni, ma fa effetto
questo gusto, questo sfoggio
di giocare all'uncinetto con le opinioni
sono stanco vorrei andarmene lontano
ma purtroppo mi ci invischio
ogni volta mi accanisco
è una droga, non ne posso fare a meno.
E poi e poi e poi
e poi e poi...

Ci siamo noi, un uomo e una donna
con tutte le nostre speranze, le nostre paure
che a fatica ogni giorno cerchiamo di capire
cos'è questa cosa che noi chiamiamo amore.

E poi e poi e poi
è un gran bombardamento di notizie
la vita è piena di ingiustizie
di soprusi veri
devi dare una mano
non puoi tirarti fuori
devi andare a votare, poco convinto
devi fare il tuo intervento
devi partecipare
a questo gioco di potere
sempre più meschino e scaltro
e tutto quello che io sento
è qualcos'altro
è qualcos'altro.
E poi e poi e poi
e poi e poi...

Io e lei, un uomo e una donna
in cerca di una storia del tutto inventata
ma priva di ogni euforia e così concreta
che intorno a sé fa nascere la vita.

E poi e poi e poi
non saremmo più soli io e lei
finalmente coinvolti davvero
potremmo di nuovo guardare il futuro
e riparlare del mondo
non più come condanna
ma cominciando da noi
un uomo e una donna.

E riparlare del mondo
non più come condanna
ma cominciando da noi
un uomo e una donna.