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Testi Polli D'allevamento

Introduzione

Nella penombra della scena la sveglia suona come sempre.
L’attore ha un sobbalzo. Non ha bisogno di vederci, sa già dov’è la suoneria che deve arrestare.
Leggi antichissime regolano minutamente i suoi gesti.
La sedia è a 80 centimetri: mezzo giro a destra, due passi avanti.
Ogni secondo si stampa uguale, perfetto, senza sbavature.
Tra pochissimo anche gli altri personaggi prenderanno posto senza intaccare minimamente l’ordine prestabilito.
Lui lo sa benissimo.
Il meccanismo regolato e perfettamente oleato della sua vita non muta.



Timide Variazioni

Quando ero giovane mi piacevano tanto le donne e le filosofie
ero un ragazzo attento e mi buttato, mi verificavo nei rapporti aperti
e gocciolavo amore da tutte le parti, amore.

Quando ero giovane mi piacevano molto le notti e le periferie
mi coinvolgevano le innovazioni, le arti e i grandi mutamenti
e vedevo il nuovo da tutte le parti, il nuovo.

Non c'è niente da fare, dev'essere vero che sto invecchiando
non c'entra niente con l'età
il sintomo più chiaro è che guardo nel mondo
non mi interessano e non mi sorprendono le novità.

Eppure mi hanno detto che succede di tutto
che ci son cose interessanti e anche originali
che ci son cose veramente strane, veramente nuove
grandi cambiamenti, grandi innovazioni...

peccato che a me sembrano soltanto timide e modeste variazioni
che nella loro velleità hanno l'aria e la pretesa di sfacciate novità.

Quando ero giovane mi attiravano molto la sofferenza e la sociologia
quando hai vent'anni non ti puoi risparmiare devi occuparti del mondo
che è lì che aspetta la tua spinta per cambiare, il mondo.

A vent'anni tutti scrivono fantastiche, rabbiose poesie
a vent'anni tutti fanno decisivi, importantissimi interventi
dopo i vent'anni li fanno solo i deficienti, li fanno.

Non c'è niente da fare il mondo è noioso, si sta ripetendo
o sono io che son distratto
sarà che sono anziano o forse presuntuoso
ma ho l'impressione di avere già capito tutto.

Eppure effettivamente ogni giorno succede qualcosa
e sono cose molto appariscenti e anche fastidiose
e sono cose veramente gravi e c'è un gran casino
di sconvolgimenti, non si può ignorare.

Sì, ma io volevo dire la mia vita, la tua vita, insomma la vita
ho il sospetto che rimanga sempre uguale
e qualsiasi cambiamento che sembrava così enorme e sconvolgente
riguardato alla distanza non è altro che esteriore ed apparente
va a finire che in sostanza è davvero tutto uguale.

Oppure sono io che non capisco più un cazzo!



Chissà nel Socialismo

[parlato:] Scienze politiche, mi veniste incontro una sera di maggio ed io convinto che il mio mestiere fosse il bandolo del vero, non disgiunto da un rigorosissimo intervento, vi abbracciai e appoggiai il capo sulle vostre vigorose, rassicuranti mammelle.
Da voi trassi la forza per sferrare l'attacco contro il nemico tremendo che reprimeva da tutte le parti, che poi, diciamo la verità, era previsto che si facesse anche di più, ma che vuoi, quando sei lì ti manca la voglia, non c'è neanche il treno favorevole a un certo punto cominci a scazzare e allora basta...

Scegliere un lavoro è il mio problema
ma è colpa del sistema
la mia immobilità...

Non mi sono ancora realizzato
nel senso che ho sprecato
le mie capacità.

E pensare che io, fosse per me chissà cosa farei
io che ho sempre fallito, con tutte quelle doti che c'avrei.
Io sarei così adatto per fare un bel mestiere da amatori
chissà nel socialismo... che lavori!

Non riesco nemmeno a fare l'amore
non ho più la fantasia
con tutto quello che c’ho d'intorno
non è colpa mia, è solo un fatto esterno.

Non riesco neanche a muovere un dito
non si può fare più niente
sono tutto compresso, attorcigliato
sono quasi impotente.

E pensare che io, fosse per me chissà come sarei
con la voglia di amare, col potenziale erotico che avrei.
Non mi sono mai espresso, non ho mai avuto donne innamorate
chissà nel socialismo... che scopate!

E giustamente sono anche cattivo
mi deve avere sciupato
l'indifferenza di una mamma ostile
c’ho l'Io devastato da trauma infantile.

È solamente mancanza di amore
io sono buono, non c'entro
se vi faccio del male non reagite
sono debole di dentro.

E pensare che io, fosse per me lo so cosa vorrei
una mamma ideale come l'immagine che ho già di lei.
Una donna stupenda che strappa il suo bambino dalle fiamme
chissà nel socialismo... che mamme!

Scegliere la vita è il mio problema
ma è colpa del sistema
la mia immobilità...



Prima Dell'Amore

Io sono uno che in tutte le cose ha bisogno di trovare quello scatto, quello slancio iniziale, quell’energia che specialmente nell’amore può essere esaltante solamente a condizione che avvenga e si realizzi in quell’istante che precede la conoscenza e stimola, stimola, stimola, arricchisce, nutre e incuriosisce.
Riassunto: mi piace l’avventura.
Io e lei, interno notte. Primo incontro, leggero imbarazzo.
"Fa caldo oggi", mi fa notare giudiziosamente.
Un gran silenzio.
La gente dovrebbe avere a portata di mano più frasi: le considerazioni atmosferiche non sono più sufficienti.
Meno male sapeva tutto sulla coltivazione del cacao. Bell’argomento!
Prima di fare l’amore siamo dei grandi ascoltatori. Dopo meno. Ma prima si ascolta tutto: ...e il padre all’estero, ingegnere agronomo, ...e i cavalli normanni...
Mi avvicino e la guardo: un grosso sbaglio perché lei smette di parlare.
Silenzio.
Devo dire qualcosa, non ha importanza cosa. La prima frase che mi viene in mente:
"Frangean la biada con rumor di croste"
Tutto può fare intimità!
Me l’ha detto un amico: "Di’ quello che senti, di’ quello che senti, vedrai va benissimo!"
"Frangean la biada con rumor di croste"...
Tutto facile al bar. Non sono mica come te: una stupidata qualsiasi e... e giù raffiche di baci.
Ma quando uno sente l’esaltazione dell’inizio, quando uno scoppia d’emozione...
Quando uno scoppia d’emozione… non scopa mai.
Rimango lì, in una situazione da limbo. Sempre incerto tra la paura e l’apoteosi. Mi piace questo stato e spesso non faccio proprio niente. Per lo più non sono capito.
Qualche volta mi salvano i particolari, quando sono in forma. A volte mi basta una caviglia: il nudo integrale non mi dice un cazzo!
E poi è difficilissimo spogliarsi: c’è sempre qualcosa che rimane incastrato. E le cerniere? Pensa te, uno dovrebbe "scernierare" senza aver l’aria di farlo. Così distrattamente... ’CRRRRR!’ Ignorante, la cerniera... volgare.
Ma perché non fanno ’DIN DON DIN DAN’?
Dio, però com’è bella; ha una spalla così liscia. Se mi concentrassi molto sulla sua spalla potrei anche riuscire a fare l’amore. Non bisogna trascurare nessuna possibilità.
A questo punto dovrei spogliarmi anch’io. Il copione lo prevede. Mi fa piacere perché sono sciolto.
Dunque: blue-jeans... via!
Chi non ha mai commesso l’errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpe, costui non sa niente dell’amore!
Rimango lì, in una situazione... non da limbo. Questa è una situazione di merda, proprio!
Tenti un’operazione rapidissima sulle scarpe... calma, per carità, non perdiamo la testa.
E lei "Ti è venuto il nodo, eh?"
Ma insisti, lotti disperatamente e finalmente…via!
Ohhhh... Io quando sono nudo, tendo sempre un po’ a...
"È perché non ti sei accettato!" dice lei.
Bisogna stare attentissimi, se ne accorgono subito.
Addirittura individuano i punti: "Tu non erotizzi le ginocchia".
Com’è vero!
In questo momento, a dire la verità, il fatto di non erotizzare è decisamente generalizzato.
E allora lei mi accarezza la schiena, le spalle, le ginocchia e tutto anche.
Tranquillamente. Come fosse un lavoro.
E dato che io sento molto, ma non sento quello che dovrei sentire, allora le parlo un po’ della coppia. Un bel problema! E lei si dimostra molto interessata e dice, tra l’altro, delle cose molto sensate. Ma il suo lavoro ne soffre... quello delle carezze.
Che strano! D’un tratto mi viene incontro l’eccitazione. Così, senza che la cercassi. Tutto diventa più facile: il meccanismo faticoso della scena si scioglie e siamo allacciati. Smanioso, rimastico frasi incomprensibili, inframmezzate da esclamazioni e da gesti abbozzati pesantemente. Il mio monologo si fa più oscuro e tra un respiro e un affanno, una parola, che mi sembra sia "amore", ricorre più volte, senza una ragione visibile.



L'Esperienza

Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.
Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.

Io non ho mai avuto difficoltà
a lasciare le madri, le mogli, le case, i miei cani.
Io che mi muovo e mi sento vitale di fronte a qualcosa di nuovo
quel tanto che basta a non farmi morire
rinascere sempre ogni volta cambiare
quel tanto che basta…

Mi sono innamorato di un'altra ragazza
di un'altra situazione, di un'altra mia vita
ho condiviso l'odio di chi rifiuta tutto
come se fosse nata una nuova razza
e c'ho creduto tanto, c'ho creduto da impazzire
ero disposto a perdere un pezzo di vita…
insomma, si fa per dire.

Aggrapparsi alle cose, una nuova emozione, una fede feroce
sentire che cresce e diventa esplosione
un momento felice, si avvera, ti nutre, ti sfiora veloce
dura ancora un istante, vorresti fermarlo ma è tardi
è già tra i ricordi…

Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.
Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.

Io non ho mai avuto difficoltà
a lasciare i miei studi, gli ambienti, gli sport, i lavori.
Io dovrei avere l'età di mio nonno nel senso che ho fatto un po’ tutto
quel tanto che basta alla mia conoscenza
e poi ho già bisogno di un'altra esperienza
quel tanto che basta…

Mi sono innamorato di tanta altra gente
di storie personali e di rivoluzione
di gruppi d'avanguardia o del cielo dell'oriente
sempre come se fosse una soluzione.
Era una mia esigenza o la paura di morire
era una insofferenza, una sfida alla vita...
insomma si fa per dire…

Aggrapparsi alle cose, una nuova emozione, una fede feroce
sentire che cresce e diventa esplosione
un gran senso di vita che dura, si muta, resiste, si acquieta
ora è già meno forte, poi poco, poi meno, poi niente
di nuovo la morte…

Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.
Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.



La Paura

E camminando di notte nel centro di Milano semi deserto e buio e vedendomi venire incontro l'incauto avventore, ebbi un sobbalzo nella regione epigastrico-duodenale che a buon diritto chiamai paura, o vigliaccheria emotiva.
Sono i momenti in cui amo la polizia. E lei lo sa, e si fa desiderare.
Si sente solo il rumore dei miei passi. Avrei dovuto mettere le Clark.
Cappello in testa e impermeabile chiaro che copre l'abito scurissimo, l'uomo che mi viene incontro ha pochissime probabilità di essere Humprey Bogart. Le mani stringono al petto qualcosa di poco chiaro. Non posso deviare. Mi seguirebbe. Il caso cane-gatto è un esempio tipico: finché nessuno scappa non succede niente. Appena uno scappa, quell'altro… sguishhh. Ed è giusto, perché se uno scappa deve avere una buona ragione per essere seguito. Altrimenti che scappa a fare? Da solo? In quel caso si direbbe semplicemente 'corre'… E se poi lui non mi seguisse non ho voglia di correre come un cretino alle due di notte per Milano… senza le Clark.
Continuo per la mia strada. Non devo avere paura. La paura è un odore e i viandanti lo sentono. Sono peggio delle bestie questi viandanti… è chiaro che lo sentono.
Ma perché sono uscito? Non si è mai abbastanza paurosi. Avrei dovuto chiudermi in casa e scrivere sulla porta: "Non ho denaro" a titolo di precauzione, per scoraggiare ladri e assassini. E lo strangolatore solitario? Quello se ne frega dei soldi. Dovrei andare a vivere in Svizzera. Non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente.
Ma l'importante ora è andare avanti, deciso. Qualsiasi flessione potrebbe essere di grande utilità al nemico. La prossima traversa è vicina e forma un angolo acuto. Nessuno sa cosa c'è dietro l'angolo. Questa qui dell’angolo m'è sempre sembrata una cazzata e invece è importante, vedi?! Però sento che lo potrei raggiungere, l'angolo. Ma il nemico avanza, allunga il passo… o è una mia impressione?
Ricordati del cane e del gatto. Anche lui ha paura di me, è una legge. Devo puntargli addosso come un incrociatore, avere l'aria di speronarlo… ecco, così. È lui che si sposta… disegna una curva. No, mi punta. Siamo a dieci metri, tengo gli occhi bassi ma lo vedo benissimo: è un uomo enorme, misterioso, le mani al petto stringono un grosso e pesante libro. Oh oh oh… un libro! Guarda come lo tiene… Chi crede di fregare. Una bomba… certamente una bomba, confezionata dentro un breviario. Uhhh, come son furbe le forze del male! Eccolo, è a cinque metri, due metri, addio è finita, sono un eroe nazionale… [segue lentamente con lo sguardo una persona che gli passa accanto]… [con un sospiro di sollievo] Era un pastore anglicano.
[esplode furibondo] Mi sono sempre stati sul cazzo i pastori anglicani! Presuntuosi, imponenti, spavaldi! Viva la chiesa cattolica! Viva il papa!



La Pistola

Questi nostri tempi di sconvolgimenti
sono tempi assai degni di storia ma non di memoria
lo stato non agisce e tanto meno cautela
ci vorrebbe una pistola.

La violenza urbana è una cosa seria
è quel senso di ostile che avverto e che gira nell’aria
è giusto che la gente si difenda da sola
io mi compro una pistola.

[parlato:] 7 e 65, automatica, fuori ordinanza, calcio scuro con quadrettature, canna corta, grilletto cromato con scatto dolce… clic…clic…clic!

Al momento la porto in giro la domenica
che la gente è più distesa e va in giro coi cani
e non sa niente dell’oggetto più fedele e più perfetto
che rigiro tra le mani.

La sento che scende, tira e pesa come un grosso sasso
sento l’importanza della sua presenza
ci si sente a posto quando si porta in tasca
una di quelle cose che al momento giusto
possono esplodere e fare un gran rumore

Figuriamoci io che neanche agli uccellini
non sparo mai!

Io nel nostro tempo non ci vedo chiaro
c’è un enorme sviluppo, una gran libertà di pensiero
davvero interessante però non mi consola
porto sempre la pistola.

[parlato:] 7 e 65, l’ho già detto, certo il grilletto, c’ho già un rapporto stupendo: dolce, sensibile… clic…clic… clic!

Me la sento un po’ dura in tasca ai pantaloni
mi fa sempre un certo effetto così gelida e liscia
l’accarezzo con la mano e la sento che si scalda
a contatto della coscia.

Cammino tutto irrigidito ma mi sento bene
come se fossi eternamente in erezione
ogni tanto entro in un orinatoio
un attimo per guardare l’oggetto stupendo
nessuno può sapere che cosa sto facendo

Figuriamoci io che negli orinatoi non piscio mai!

[parlato:] Loro pisciano, pisciano tutti, vengono qui apposta e così credono di me. Mi vedono solo la nuca e le gambe, le tengo un po’ divaricate e me la guardo: bella, il calcio con le quadrettature… c’è ne ho uno accanto, lo so cosa fa, gli vedo le gambe e la nuca, ben pasciuto l’omaccione, la piega della nuca mi sorride come fosse una grossa bocca… che fa, prende per il culo? Non piscio mai negli orinatoi! Dunque il calcio, le quadrettature e il grilletto dolce e sensibile come una piccola palpebra, tenera, socchiusa, clic… clic…[SPARO]

Questi nostri tempi di sconvolgimenti, questi nostri tempi…



Il Vecchio

Esterno giorno.
Sul muro di cinta della scuola tre manifesti rossi, tre esemplari identici incollati l’uno accanto all’altro. Un discorso stampato in caratteri piccolissimi ma con un titolo enorme: "Attenzione cittadini!", un genere di letteratura che nessuno legge mai, salvo di tanto in tanto un vecchio signore che si ferma, mette gli occhiali, decifra riga per riga, fino alla fine.
Poi si fa un po’ indietro scuotendo la testa. Rimette gli occhiali nell’astuccio, rimette l’astuccio nel taschino e riprende il cammino con perplessità chiedendosi se l’essenziale non gli sia sfuggito.
Ogni tanto infatti spicca, come un fanale illuminante, qualche parola a lui sospetta e la frase che questa parola illumina sembra per un istante nascondere molte cose o nessuna affatto.
Il meccanismo perfettamente oleato della vita continua, l’omino è già lontano…



I Padri Miei

I padri miei, i padri che c’ho avuto io
erano seri e prudenti
gli abiti grigi, i modi calmi e misurati
persino nei divertimenti.

Parlavano con le donne di casa
con quell’aria da vecchi padroni
quel tanto di distacco e di superiorità.

I padri miei, appassionati di poesia
nei loro antichi appartamenti
sotto le lampade di vetro a sospensione
dietro discreti paraventi
parlavano e discutevano
come vecchi europei ammuffiti
imprigionati dal glicine e dalla stupidità.

I padri miei, i padri che c’ho avuto io
in un’Italia un po’ strana
non han potuto fare a meno di sognare
l’Africa orientale italiana.
Nei padri miei c’è un’aria che assomiglia
alle foto dei vecchi bersaglieri
che mostrano a colori la loro dignità.

I padri miei non ispiravano allegria
chiudevano le porte a tutto
e per i giovani vivaci, esuberanti
non avevano nessun rispetto.
Punivano, perdonavano
come vecchi maestri di scuola
suggestionati dal cuore e dalla moralità.

Ma avevano una certa consistenza
e davano l’idea di persone
persone di un passato che se ne va da sé.



I Padri Tuoi

I padri tuoi, i padri tuoi
i padri come potrei essere io
non sono austeri e riservati
si vestono più o meno come voi
sono padri colorati.

I padri tuoi
si sentono vicini ai tuoi problemi
parlandone così da pari a pari
senza fare i signori, senza falsa dignità.

I padri tuoi
di cosa mai li puoi rimproverare
non certo di una assurda incomprensione
nemmeno di cattiva educazione o di abuso di potere.

I padri tuoi
che sembrano studenti un po’ invecchiati
non hanno mai creduto nel mito
del mestiere del padre e nella loro autorità.

I padri tuoi…

In un’immagine sfuocata, un po’ allungata
viene fuori senza alone di errori…
viene fuori, viene fuori, viene fuori

i padri tuoi
son sempre più sensibili e corretti
non hanno la mania di intervenire
puoi fare tutto quello che ti pare, sono sempre più perfetti.

I padri tuoi
nel ruolo di moderni animatori
son tutti diventati libertari
collezionano invenzioni, innovazioni, attualità.

I padri tuoi…

In un’immagine sfuocata, un po’ allungata
viene fuori senza alone di errori…
viene fuori una figura pulita e inconsueta
corredata di nuovissimi umori
viene fuori, viene fuori, viene fuori

i padri tuoi, i padri tuoi
i padri come potrei essere io
come potrei essere io, come potremmo essere noi.

Spalanchiamo le porte a tutto per il progresso del mondo
noi che non siamo certo padri fascisti, padri autoritari
liberi e permissivi non rappresentiamo vecchie istituzioni.

Spalanchiamo le porte a tutto per il risveglio del mondo
noi così impegnati, così pieni di rigore
allegramente noi compriamo biciclette da cross per i nostri figli.

Spalanchiamo le porte a tutto per l’esultanza del mondo
del solito mondo, del solito…
noi che continuiamo a regalare centinaia di palloni
biliardini e macchinine giapponesi.

Spalanchiamo le porte a tutto per lo sviluppo del mondo
noi che non facciamo nessuna resistenza
e che ci stravacchiamo nel benessere e nella mascherata della libertà.

Spalanchiamo le porte a tutto per il trionfo del mondo
del solito mondo, del solito mondo, del solito mondo, del solito…

In un’immagine sfuocata, un po’ allungata
viene fuori senza alone di errori…
viene fuori una figura pulita quasi bianca, dissanguata
una presenza con pochissimo spessore che non lascia la sua traccia
una presenza di nessuna consistenza che si squaglia, si sfilaccia
viene fuori, viene fuori una figura disossata
che a pensarci proprio bene nell’insieme dà l’idea di libertà…

viene fuori, viene fuori, viene fuori
i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi.



Gli Oggetti

Nel frattempo gli oggetti erano andati al potere. La loro prima vittoria era stata il superamento del concetto di utilità. Piano piano avevano occupato anche gli spazi più nascosti delle nostre case e da lì ci spiavano. Nessuno se n’era accorto all’inizio, anzi la loro silenziosa presenza sembrava piacevole e confortante, era difficile intuirne il senso sovversivo. Dopo anni di schiavitù gli oggetti tentavano la strada del dominio…
Non si sa da quali strati sia cominciata la rivolta.
Negli anni sessanta il disco a 45 giri fu una specie di "Spartaco", ma già da tempo nei nostri salotti dominava la presenza dell’oggetto "Sapiens", mentre le sorelle Candy, più stupide e viscerali, occupavano sgarbatamente le cucine e le stanze da bagno. Nessuno aveva compreso il loro piano diabolico. Appostati dietro le vetrine gli oggetti ci sceglievano selezionandoci in base al reddito. Nessuna riforma fiscale avrebbe mai consentito un’individuazione più precisa. Anche i più poveri che finalmente, per la prima volta nella storia, erano i privilegiati e forse gli unici a potersi salvare, avevano accumulato una gran serie di cazzate inutili.
Non c’era più speranza per nessuno. La resistenza dell’uomo era sporadica e soggettiva, sì, troppo individuale… handicappato nel fisico, stupidamente biodegradabile, debole, fatto male, coi polpacci al posto sbagliato che non riparano, mai capito perché non gli hanno messi davanti, che quando picchi con gli oggetti, ‘STUCK’, lo stinco!
Cosa poteva pretendere l’uomo così fragile, così disfunzionale. Anche la riproduzione: bambino, delicato, nove mesi di tempo, parto, magari difficile, forcipe. Loro ‘PLUM’, fatto! Bel vantaggio! Senza contare gli altri vantaggi: sentimentalismo quasi niente, assoluta certezza ontologica, visione del mondo chiarissima, visione oggettiva. La Candy ha la stessa percezione di me che ha anche il tostapane, temendo, tutti d’accordo, avevano vinto.
Anche la mia vecchia tabacchiera che per anni mi aveva seguito come un maggiordomo fedele, andava con loro. No, no da lei non me lo sarei mai aspettato, dal tostapane sì, ’TUCK’, antipatico, da lei così sensibile vederla partecipare a questa enorme sfilata di oggetti inanimati che avanzava vittoriosa dietro il suo leader naturale, la Candy!
La gente per la strada li osservava preoccupata, gli schieramenti politici purtroppo avevano cose più importanti a cui pensare, era la fine, avevano vinto!
La Chiesa, sempre sensibile agli strani sconvolgimenti del tempo, come già aveva fatto molti anni prima con la donna, decise di concedere l’anima anche agli oggetti e come allora aveva rivalutato la figura della Madonna, ora aggiungeva al suo calendario una nuova festività: il Candy Day!



La Festa

E poi mi sono alzato quasi bene
con un’allegria molto cittadina
con quegli strani struggimenti
da domenica mattina.

L’odore del giornale è sempre un’emozione
non leggo le notizie, non c'ho testa
aspetto il pomeriggio con furore
del resto anche aspettare fa parte della festa…

e questa allegria solitaria
si espande alla gente, alle cose
si mescola nell’aria.

Son proprio dei poeti gli uomini
son proprio teneri e incantati
non riesci più a strapparli alle loro speranze
ci sono incollati!

Seduti in assolati ristoranti
che hanno le terrazze proprio sopra il mare
c’è come un’atmosfera più leggera
che si unisce al gusto del mangiare

oppure in una fiera
felici come si ringiovanisse
coi pesciolini rossi
e con le solite montagne che non sono russe...

coi fuochi artificiali e le paste
tutto ritorna fuori
sono rutti di gioia le feste.

Son pieni di energia gli uomini
son proprio sani e scatenati
non riesci più a strapparli alla loro allegria
ci sono incollati!

E poi c’è l’orgia delle discoteche
dove ti butti e balli come un matto
è irresistibile e persino chi non vuole
si dimena, si dondola tutto.

La musica da ballo
è l’unico linguaggio che riunisce il mondo
c’è chi ci gode smisuratamente
e c’è chi si lamenta della vita sgambettando

e oltre alle note si avverte
il senso dell’aria senza note
che è l’aria della morte!

Son pieni di risorse gli uomini
sono animali liberati
non riesci più a strapparli alle loro emozioni
ci sono incollati!

E poi c’è il salariato del piacere
che propina storie colorate e grasse
un bel film con dentro tutti gli ingredienti
che piacciono alle masse

che stanno lì inchiodate
e si divoran tutto senza protestare
gli si potrebbe dare in premio
un bel barattolo di merda per duemila lire
e senza esitare un momento
sarebbero pronti a scannarsi
per quel divertimento!

Son proprio deficienti gli uomini
ormai son proprio devastati
non riesci più a strapparli alla loro idiozia
ci sono incollati…
 



Situazione Donna

Ecco - probabilmente - senza offesa - si potrebbe dire - in questo tremendo mondo - in questo porco buco che si chiama - sì - mondo - senza mai volerlo - senza mai desiderarlo - in questo che si chiama – non importa - situazione donna - certo - antenati sconosciuti - terribile impatto - non importa - senza nessun passato - lampo improvviso - passato rifiutato - come se si trattasse - certo, di un castigo - lampo improvviso dei suoi peccati - ipotesi cancellata - non ne aveva - ma li doveva espiare - essendole sempre stato insegnato - in questo porco - sin da bambina - sì - a patire - destino tremendo - rifiutato - certo - lampo improvviso - la rottura - che poi era la fine - appena il tempo di - non importa - nessun affetto - senza poter più credere - sì, nell'importanza (risatina) - della famiglia (risata grassa)….



Eva Non è Ancora Nata

Che strano
non sa neanche cuocere due uova
e poi la vedo quando studia
coi capelli corti e le sue passioni
e avverto il senso di una donna nuova.

Però se guardo
in certe strane discrepanze
allora non capisco e mi spavento
com'è insensata, misteriosa e buffa la sua scelta
di un paio di sandali d'argento.

Come son giusti gli uomini
coi loro indumenti maschili
con le loro camicie, le loro scarpe.
Come son giusti gli uomini
l'impegno civile, le idee
l'odore di tabacco inglese e le barba rasata...
Eva non è ancora nata.

Come son giusti gli uomini
che sanno giocare a biliardo
che fanno i commenti sull'ultima partita.
Sono affezionatissimi alle loro innocenti manie
e parlano alla propria donna con aria annoiata...
Eva non è ancora nata.

Noi abbiamo fatto del nostro meglio
per peggiorare il mondo.
Noi così cortesi, così lontani
due secoli di baciamani...

Come son giusti i giovani
insieme alle loro ragazze
coscienti che questa polemica è superata.
Come son più sensibili
di fronte a una nuova realtà
le idee sono buone ma la costola è malandata...
Eva non è ancora nata.

Che strano
non capisco un sandalo d'argento
e non capisco certe irrequietezze
che non mi appartengono e che non amo.
Può anche darsi che ci sia qualcosa
forse il sintomo di un mutamento...
aspettiamo.



Dopo L'Amore

E quando la stanza è al semibuio in un silenzio teso, assoluto, impressionante... ghinnn! Un gatto, non importa non è mica un giallo! E quando in un pomeriggio caldo… pomeriggio? Mah, non importa… e quando sei lì sopra di lei, fermo, rilassato; anche lei ferma, non si sa se rilassata. Riassumiamo: io avevo avuto l'orgasmo… ghinnn! Niente a che vedere con quelli che mi organizzo da solo, eh! Ma un discreto orgasmo per essere in due. E quando sei li sopra di lei con lo sgardo intelligente dell'uomo soddisfatto… pensi: avrei voglia di fumare, non puoi, perché c'è questo senso bello dei due corpi l'uno sopra all’altro, e senti il tuo poggiare dolcemente con tutti i muscoli rilassati: 65 chili! E pensi: le peserò troppo? È qui ti rovesci sul fianco esattamente un minuto dopo, soltanto un minuto, dopo l'uomo normale e tenti anche una carezza… ghinnn! Per indagare. Già, se lei fosse stata bene, in un certo senso… Riassumiamo: io ho avuto l'orgasmo, lei… non si sa. Del resto non si sa mai! Maledizione. Un complotto. Un uomo va con una donna una volta, due volte, dieci volte e non sa mai se lei… Difficile anche da chiedere, eh! Generalmente la domanda è: sei stata bene?... Più piano, con dolcezza, eh (sottovoce): sei stata bene? E di là: sì certo... Certo cosa? Come mi fa incazzare la gente che non vuol capire. Mi spiego meglio, scusa, no, voglio dire, per l’uomo è chiaro no? Cioè, si vede, quando arriva al massimo, come dire è evidente, c'è la prova! Sì, ma lei… voglio dire, le donne, come funzionano? Maledizione, non c'è la prova! È per questo che si sta qui nudi come un cretini a domandarci com'è andata: e allora viene fuori la naturalezza, la tecnica, e il gesto stonato, e il non tener conto dell'altro e ti-tic e ti-tic e ti-tic… e i tempi diversi, e la sintonia e la pienezza, e Wilhelm Reich e ti-tic e ti-tic… e l'abbandono e il perdersi… "E io mi perdo e tu non ti perdi"… e ti-tic e ti-tic…
Un lavoro di coscienza, di precisione, è la partita doppia degli orgasmi!
Intanto la luce filtra appena dalla finestra, una luce bianca, silenziosa, bellissima… non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie, dài!
E ti-tic e ti-tic e ti-tic…
La rivincita?! No, per carità, non potrei… già, e perché prima potevo?… che mistero.
Lei potrebbe ancora, potrebbe sempre… anche quella lì è bella eh?!
Silenzio, silenzio di tomba, non può durare questo silenzio. Si sente un gorgoglìo: blo-blo-blo-blob, ah non è niente, una pancia, blo-blo-blo-blob, sono liquidi che si muovono, si spostano, normalissimo, non mi fanno paura le cose scientifiche, blo-blo-blo-blob. Però una pancia che brontola è sempre un po' fastidiosa, eh: non si sa mai se è la sua o la mia. Bisognerebbe amarla una pancia, voglio dire… dentro, invece di restare sempre in superficie. Bisognerebbe amare tutto di una persona, il fegato, lo stomaco, la coratella! Bisognerebbe esporle le cose, farle vedere. Guarda le stelle marine, sempre con lo stomaco di fuori. Poi mica discorsi eh! Mai viste far teorie sull'amore, le stelle marine. Bisognerebbe parlare di meno e andare in giro con tutto di fuori. Oddio, Non so se lei mi piacerebbe col fegato in mano. Mancanza di abitudine, bisognerebbe studiare un po' d’anatomia, si fa per dire, invece di fare l'amore così a cazzo!
L'ho sempre detto: se vuoi sciupare l’amicizia con una persona… facci all'amore.
E dopo? Ci vuole troppa comprensione per trasformare in dolcezza una cosa venuta male.
Ti rimetti la camicia, lentamente, ti allacci una scarpa e questa operazione ti sembra che duri tutto il pomeriggio. Pomeriggio? Non importa… ti-tic ti-tic ti-tic ti-tic…



L'Uomo Non è Fatto Per Stare Solo

Io non tocco niente, non tocco gli animali, le piante
le maniglie delle porte, figuriamoci la gente...
Io guardo molto, guardo tutto ma non tocco mai!

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

È una cosa strana, irrazionale e commovente
che può chiamarsi addirittura amore per la gente
ma questa voglia di stare insieme continua a dilagare
e si espande anche quando non c'è più niente da dire.
Quando non c'è più l'urgenza e nemmeno una vera ragione
è proprio lì che vien fuori il bisogno di aggregazione.

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

È una cosa strana, allegramente contagiosa
un'esigenza che si insinua un po' pericolosa.
La gente si regala tutto, si trasmette il peggio
restando incollata con rinnovato coraggio.
Con la scusa di scambiarsi le loro energie
va a finire che si attaccano le malattie.

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

L'uomo non è fatto per stare solo
l'uomo non è fatto per stare solo
l'uomo non è fatto per stare solo…

[parlato:] È capita, è cosa capita! Allora sai cosa ti dico? Ho ragione io, che in fatto di amicizie apprezzo molto quello che si perde e non quello che si trova. Purtroppo con questa storia dei contatti non si trova la forza di rompere con tutti, tutti! Senza lasciare il tempo che ti diano le loro qualità. Ti si mettono accanto: BSSS, BSSS, vogliono comunicare, BSSS, BSSS, è come un bisogno di dare, di scambiare, BSSS, pericolosissimo!
La compenetrazione, il grande contagio, è capita?
Anche tra i sessi, che scambio: uomo, donna, pochissima differenza ormai, un buon lavoro, devo ammattere, gli uomini hanno preso dalle donne e le donne dagli uomini... hanno preso tutte le cazzate! È capita?
Le cose buone non fanno epidemia, è un fatto biologico, niente da fare.
Io c'avevo un fratello, gracile poverino ma geniale, intelligente, e io gli stavo vicino, come dire... ora anch'io: BSSS, BSSS, BSSS.
Niente! L'intelligenza non si attacca... la scarlattina sì!
Secondo me le persone che si aggregano c'hanno come incorporato una specie di distillatore che, FFFTTT, FFFTTT, FFFTTT, filtra, elimina tutto il buono attraverso un tubicino di scappamento, POH-POH, via il buono, POH-POH-POH, poi filtra il resto, distilla, e lascia passare... FFFTTT, FFFTTT, la merda pura! È capita?
Ecco perché sono così generosi e ti trasmettono, ti trasmettono, ti mandano anche in silenzio, sì, senza parlare, i vasi comunicanti, FFFTTT, e come ci si concentrano, distributori di sentimenti, di idee, scialacquatori, scialacquatori di energie, di energie, di energie, che poi...

Io non tocco niente, nemmeno la gente profumata
che si pulisce, si riguarda, figuriamoci la merda
io forse posso anche capire ma toccare mai.

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

È una cosa strana, una mania di sicurezza
che può chiamarsi addirittura istinto di salvezza.
Quando ho paura di sprofondare, mi attacco a qualche spalla
con la speranza e la consolazione di stare a galla.
E ogni volta che entro nel giro di un collettivo
dopo un po' mi ritrovo più stupido e più cattivo.

L'uomo non è fatto per stare solo
e il suo bisogno di contatto è naturale
come l'istinto della fame.

L'uomo non è fatto per stare solo
l'uomo non è fatto per stare solo
l'uomo non è fatto per stare solo
l'uomo non è fatto per stare solo.



L?Ingenuo

Tu sei un ingenuo. Tu credi a tutto e ti butti con troppa facilità perché sei un ingenuo.
Tu sei avido e vorace di conoscenza e abbocchi a tutti i mangimi. Ma stai attento, non c'è niente che sia meno nutriente dei mangimi.
Tu sei troppo suggestionabile. Il tuo cervello aderisce subito, come trovi una bella idea ti ci butti come su un osso. Ma attenzione, non c'è niente che sia meno nutriente delle idee.
Le idee sono come quei legnetti bucati che nelle spiagge si tirano ai cagnolini per farseli riportare, e tutti ci corrono dietro, le mordono, le supacchiano, le portano in giro scodinzolando e te le rimettono davanti tutte biascicate.
Tu viaggi troppo. Ma attenzione, non c'è niente che sia meno nutriente dei viaggi, ti basta un paese nuovo e il cuore ti si emoziona, la testa ti gira, un infinito si apre nuovo per te, un ridicolo piccolo infinito, e tu ci caschi dentro.
Il viaggio è la ricerca di questo nulla, di questa piccola vertigine per ingenui.



Polli Di Allevamento

Cari, cari polli di allevamento
coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni
cari, cari polli di allevamento
nutriti a colpi di musica e di rivoluzioni.
Innamorati dei colori accesi
e delle grandi autostrade solitarie
dove si possono inventare le americhe
più straordinarie.

Con le mani sui grandissimi volanti
l'odore dell'incenso e tanta atmosfera
spingendo sull'accelleratore
col vento tutto addosso
finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore...

Tra un'allegria così forte
e un bel senso di morte
uno strano DLIN-DLAN DLIN-DLAN-DLIN DLIN-DLAN

Cari, cari polli di allevamento
scattanti come le palline dei vostri giochini
cari, cari polli di allevamento
che inventate come le palline i percorsi più strani
che se qualcuno vedesse dall'alto
le sponde dove state rimbalzando
penserebbe che serve solo a questo
la superficie del mondo.

DLIN-DLAN DLIN-DLAN-DLIN-DLAN

Siete voi che continuate a rimbalzare
da un paese all'altro da una donna all'altra
inseguendo una forza che sembra lo slancio di impazzire
finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore...

Cari, cari polli di allevamento
che odiate ormai per frustrazione e non per scelta
cari, cari polli di allevamento
con quella espressione equivoca che è sempre più stravolta.
Immaginando di passarvi accanto
in una strada poco illuminata
non si sa se aspettarsi un sorriso
o una coltellata.

DLIN-DLAN DLIN-DLAN-DLIN-DLAN

Questa vostra vita sbatacchiata
che sembra una coda di lucertola tagliata
per riflesso involontario vi agitate
continuate ad urlare
finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore...

Tra un'allegria così forte
e un bel senso di morte
uno strano DLIN-DLAN DLIN-DLAN-DLIN DLIN-DLAN

Cari, cari polli di allevamento
coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni.

DLIN-DLAN DLIN-DLAN-DLIN DLIN-DLAN DLIN-DLAN



Il Palazzo

Meno male che c’è il Palazzo. Se uno avesse la fortuna di visitare il palazzo come fosse un museo... e le stanze del presidente e degli onorevoli, avrebbe la possibilità di amare di più il proprio paese. I bellissimi saloni, i tappeti, la finezza degli affreschi, degli stucchi, la luce che pende discreta da preziosissime gocce, e che avvolge nel semibuio tutte le persone e le cose che col tempo si rassomigliano sempre di più.
Monocoli, palpebre, fronti pelate, frasi, sorrisi, vecchie seggiole, realismo, firme, strette di mano. Tutto si rassomiglia nel semibuio, nel bazar del tempo, nel Palazzo. Qualche volta qualcuno esce, ma in punta di piedi, senza fare scandalo. E qualche volta si annuncia anche il decesso di un amico onorevole con un’indifferenza di buon tono.
Non si capisce perché, ma sembra sempre che siano le cinque del pomeriggio e che fra poco ci offriranno una tazza di thè.



Salviamo Sto Paese

Deve esserci un accordo
se ci sta a cuore la salvezza del paese.
Salviamo 'sto paese? Eh?
C'è bisogno di un'intesa
vogliamo tutti insieme metterci
a pensare seriamente alla ripresa? Eh? economica? Sì?
Bisogna lavorare sul concreto

bisogna rimboccarsi le maniche per incrementare la produzione e assicurare uno stabile benessere sociale a tutti coloro

ai quali noi, per il momento
abbiamo chiesto sacrifici
vogliamo uscire a testa alta dalla crisi? Eh?
Salviamo 'sto paese? Sì?
Eliminiamo il disfattismo
con della gente che in questa confusione
sappia mettere un po' d'ordine, eh?
Pubblico. Sì?
Bisogna che lo stato sia più forte

organizzando anche un corpo adeguato e, se necessario, addestrato, non come proposta di violenza

ma per quel nobile realismo
la cui area si é allargata
non puoi negare a certe zone di sinistra, eh?
La buona volontà. Sì?
In questo clima di distensione
possiamo finalmente accordare la fiducia
a tutte le forze, eh? Democratiche. Sì?

Bisogna far proposte in positivo
senza calcare la mano sulle possibili carenze. Lasciamo perdere il pessimismo, l'insofferenza generale dei giovani, i posti di lavoro, l'instabilità, la gente che non ne può più, la rabbia, la droga, l'incazzatura, lo spappolamento, il bisogno di sovvertire, il rifiuto, la disperazione... Cerchiamo di essere realisti. Non lasciamoci trarre in inganno... dalla realtà!

Italia
depressa ma bella d'aspetto
è un bel paesotto che tenta di essere tutto
con dentro tanti modelli
che mischia, confonde, concilia
riesce a non essere niente
l'Italia
negli anni sessanta fioriva
la gente rideva e comprava la macchina nuova
ma proprio in questi momenti
si insinua uno strano rifiuto
e si contesta lo Stato
d'Italia
bisogna ridare all'Italia
la folle allegria del benessere sano di ieri
senza disordini né guerriglieri.

Salviamo 'sto paese
salviamo 'sto paese
per essere felici e spensierati come nel sessa… come nel sessa… come nel sessa… come nel sessantadue.



Guardatemi Bene

Guardatemi bene
eccomi davanti a voi
non per fare strani mischiamenti
non per stare insieme
non mi va la vostra scuola, la vostra famiglia
e di rispettarvi non ho nessuna voglia.

Guardatemi bene
non credo più a niente
non voglio più lavorare
come un deficiente.

Non ho più speranze
mi sono fregato
ma ormai me ne fotto.
Avete visto come sono ridotto.

Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà
Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà

Guardatemi bene
ora non ne posso più
non ho più problemi di coscienza
ne ho le palle piene.

Me ne frego dei partiti
me ne frego dei gruppi
tentativi disperati
ne ho fatto già troppi.

E ora andiamo a ballare
tanto per consolarci
su quello che rimane
sui circoli ARCI.

Arriva la febbre
del sabato sera
e io mi ci butto.
Avete visto come sono ridotto.

Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà
Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà

Guardatemi bene
eccomi davanti a voi
con lo stile arguto
di un giullare gaio, originale
eccomi che mi esibisco e vi rido sul muso
fiero dei miei orecchini e degli spilli nel naso.

Guardatemi bene
mi fa schifo la gente
quando vi mostro il culo
è un segnale importante

sono un vostro figlio
una vostra creazione
un vostro prodotto.
Avete visto come sono ridotto.

Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà
Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà

Guardatemi bene
eccomi davanti a voi
questa volta senza recitare
senza fare scene

eccomi davanti a voi
come fossi a un processo
fiero dei miei vent'anni
buttati nel cesso.

Guardatemi bene
sono distrutto e impotente
sono la degradazione
non sono più niente.

Guardatemi bene
ho gli occhi nel vuoto
drogati e corrotti.
Avete visto come siete ridotti
avete visto come siete ridotti.

Pa pappà-parà-parà pappà-parà-parà



Il Suicidio

Com’è cambiata questa camera. Prima era un casino di fogli, foglietti, tutto al muro, manifesti Marx, Hengels, attaccati male; partiva un chiodo e BLUFF giù un testone! E poi prima che torni la giornata del chiodino…
Ah, una bella imbiancata e via, fa tristezza? Abitudine, il mio bel armadione, lo specchio. Vabbe’ spogliamoci va’.
Che faccia ragazzi! Le spalle curve, le gambe magre e queste mutande, pervinca.
Mah, questa volta va a finire che lo faccio davvero, certo, che senso ha? Magari davanti allo specchio, nudo, sì, via anche le mutande. Ecco questo sono io. Gli specchi non servono a niente, non so neanche che faccia avrò con gli occhi chiusi. Non riesco a fregarlo, non importa. Questa volta mi ammazzo davvero. Mi ricordo che una volta volevo ammazzarmi per amore, mi aveva detto che non mi amava più. Un attimo prima che glielo dicessi io, quel tanto che basta per farti impazzire, ti senti escluso, abbandonato e lei non si accorge neanche dell’ingiustizia che ti ha fatto, e tu ti ammazzi. Così impara. Educativo. E dopo ti ama per tutta la vita… la sua vita. Cazzate, suicidi a caldo.
Ma tu guarda che faccia ragazzi, non c’ho mica la faccia di uno che soffre, è il mondo…
Suicidio a freddo, di controinformazio… PUM… e tutto cambia e il mondo tremendo e ostile viene subito a rotolarsi ai tuoi piedi come una palla docile, sorniona, scodinzolante, affettuosa… un cocker. Vabbè, sembra che poi nessuno c’abbia avuto la soddisfazione di vederlo, il cocker.
Quasi quasi mi rivesto e vado da Giuseppe. Giuseppe è sensibile, so già cosa mi dice: "Ci sono mille modi di riinteressarsi alla vita", lui ci crede ciecamente nelle passioni, "mille modi. C’è gente che fotografa gli uccelli nei loro nidi e fa dei corsi meravigliosi per impadronirsi di questa tecnica speciale!". Ci sono davvero questi corsi! C’è tutto!
No, non devo andare da Giuseppe, non posso distrarmi con la fotografia. Siamo così futili che le distrazioni ci possono impedire di morire.
No, meglio Athos, Athos è obiettivo, non sta mica a tirarmi su di morale con delle cazzate, eh. Vado lì, gli racconto tutto, tutto-tutto fino alla fine e: "…ecco lo vedi anche tu, sono un fallito!", e lui: "Sì" e mi indica la scogliera, ‘sto deficiente, insensibile, ma che si ammazzi lui! La scogliera… casomai il modo melo scelgo io, un modo che sia mio, un modo giusto per… bisogna essere prudenti, quando ci si ammazza.
La scogliera! La scogliera va bene per Bergman, nordico, religioso. Già, come si ammazzerà la gente importante? Non so, la Mina? Aspidi, maledetta non ne sbaglia una. E Antonioni? Il regista. Gas, gas a bombole BSSS. E Arbasino? Svenamento, un classico. E Moravia? Moravia si prepara calmo, sereno, sobrio, due righe, quattro righe, dodici volumi e si fa murare vivo e dopo si sente PUM-PUM. E Lucio Battisti? A fari spenti. Con Mogol… questa era facile. E Pannella? Marco Pannella. Eccolo, me lo vedo: piccola conferenza stampa, la stanza circondata da amici… la cicuta. E lui che parla calmo con Adele Faccio, con Spadaccia e questa volta muore davvero.
Eh sì, ognuno c’ha la propria estetica. E io? Con questa faccia? questa camera? queste mutande? potrei buttarmi sotto un… come se fosse una forte attrazione fisica, una cosa bella, un momento di gioia. Troppo vitale, esteticamente vecchio, sa di poeti.
Oppure potrei uccidermi senza nessun dolore, nessuna rabbia, nessuna passionalità, senza nessuna voglia di riscatto. Un suicidio svedese, più adeguato a quello che succede. Eppure sento che anche questo è già vecchio, esteticamente.
Forse oggi, esteticamente, mi rimetto gli slip pervinca, mi rivesto, esco, e vedremo come va a finire. C’è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.



Quando è Moda è Moda

Mi ricordo la mia meraviglia e forse l'allegria
di guardare a quei pochi che rifiutavano tutto
mi ricordo certi atteggiamenti e certe facce giuste
che si univano come un'ondata che rifiuta e che resiste.
Ora il mondo è pieno di queste facce, è veramente troppo pieno
e questo scambio di emozioni, di barbe, di baffi e di kimoni
non fa più male a nessuno.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

Non so che cosa è successo a queste facce, a questa gente
se sia solo un fatto estetico o qualche cosa di più importante
se sia mio ripensamento o la mia mancanza di entusiasmo
ma mi sembrano già facce da rotocalchi o da ente del turismo.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

E visti alla distanza non siete poi tanto diversi
dai piccolo borghesi che offrono champagne e fanno i generosi
che sanno divertirsi e fanno la fortuna e la vergogna
dei litorali più sperduti e delle grandi spiagge della Sardegna.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

E anche se è diverso il vostro grado di coscienza
quando è moda è moda, non c'è nessuna differenza
tra quella del playboy più sorpassato e più reazionario
a quella sublimata di fare "la comune" o un consultorio.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

Io per me, se c’avessi la forza e l’arroganza
direi che sono diverso e quasi certamente solo
direi che non riesco a sopportare le vecchie assurde istituzioni
e le vostre manie creative, le vostre innovazioni.

Io sono diverso, io cambio poco, cambio molto lentamente
non riesco a digerire i “corsi accelerati” da Lenin a l’Oriente
e anche nell’amore non riesco a conquistare la vostra leggerezza
non riesco neanche a improvvisare o fare un po’ l’omosessuale tanto per cambiare.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.


E siete anche originali, basta ascoltare qualche vostra frase
piena di nuove parole, sempre più acculturate, sempre più disgustose
che per uno normale, per uno di onesti sentimenti
quando ve le sente in bocca avrebbe una gran voglia che vi saltassero i denti.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

Io per me, se c’avessi la forza e l’arroganza
direi che non è più tempo di fare mischiamenti
che è il momento di prender le distanze, che non voglio inventarmi più amori
che non voglio più avervi come amici, come interlocutori.

Sono diverso e certamente solo.
Sono diverso perché non sopporto il buon senso comune
ma neanche la retorica del pazzo
non ho nessuna voglia di assurde compressioni
ma nemmeno di liberarmi a cazzo
non voglio velleitarie mescolanze con nessuno
nemmeno più con voi
ma non sopporto neanche la legge dilagante del "fatti i cazzi tuoi!"

Sono diverso, sono polemico e violento
non ho nessun rispetto per la democrazia
e parlo molto male di prostitute e detenuti
da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti
di quelli che mi diranno che sono qualunquista, non me ne frega niente
non sono più compagno, né femministaiolo militante
mi fanno schifo le vostre animazioni, le ricerche popolari e le altre cazzate
e, finalmente, non sopporto le vostre donne liberate
con cui voi discutete democraticamente
sono diverso perché quando è merda è merda
non ha importanza la specificazione...

autisti di piazza, studenti, barbieri, santoni, artisti, operai, gramsciani
cattolici, nani, datori di luci, baristi, troie, ruffiani, paracadutisti, ufologi...

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.
Quando è moda è moda, quando è moda è moda.



Finale

Nella penombra della scena l'attore prosegue, senza intaccare minimamente l'ordine prestabilito.
Avrebbe voglia di rovesciare tutto, introdurre un'inversione, uno sfasamento, una confusione, una curvatura.
Ma anche negli atti più insoliti la sua vita è un meccanismo perfettamente oleato.
Qualche rara volta sembra che si riesca veramente a romperlo, una specie di magia.
Per un istante il meccanismo regolato della scena si interrompe. A metà di una frase l'attore di arresta. La sa a memoria questa parte che recita ogni giorno, ma forse questa sera si rifiuta di andare avanti.
Gli altri personaggi si irrigidiscono col braccio alzato. La misura che l'orchestra aveva cominciato si prolunga indefinitamente.
Bisognerebbe ora fare qualcosa, dire una parola, una parola qualunque che non sia scritta nel copione.